XVIII

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Al contrario di quel che dicevano le leggende, i nani non diventavano di pietra né piombavano a terra sgretolandosi quando venivano esposti alla luce del sole. Invece a loro piaceva molto restare sotto gli auspici della luminosa dea.

Maledizione! Perché dobbiamo sempre innamorarci delle dee sbagliate? Durin aveva ricordi di re Alviss, seduto sul suo trono scolpito in rocce per lo più bianche adiacenti alla parete, che sollevava gli occhi e il braccio destro per toccare la sua corona in un gesto in cui cercava di attirare le benedizioni dell'Altissimo.

Era fatta di placche d'oro smaltato con pietra cristallina, aveva sei aperture attorno al nucleo di rubino e in luogo di restare adagiata sulla testa del sovrano rimaneva sospesa poco al di sopra dello scranno, attaccata al tetto da una catena d'argento. Questo perché l'arcana tradizione dettava che, senza importare quanto dignitoso, saggio e forte fosse stato un monarca, nessun individuo sarebbe mai stato talmente libero di vizi da poter abbassarla al livello del suo capo. La corona apparteneva all'anima del popolo di Nidavellir; e chissà se un po' di ragione gli antichi non ce l'avevano, poiché, come per incantesimo, sino ai tempi di Alviss non aveva mai accumulato polvere né manifestato ruggine.

Quello era stato il più gran re di Nidavellir. Peccato fosse stato pure l'ultimo. Verso la fine del suo regno, si era innamorato di Thrud, la figlia di Thor, la quale era anche una valchiria. Il dio dei tuoni e dei fulmini non poteva accettare in alcun modo che costei prendesse per sposo un nano, per quanto ricco e potente fosse, e perciò lo aveva trasformato in pietra. Da quel giorno in poi, Nidavellir non aveva più avuto sovrani degni del loro trono. Tutto quel mondo si era perso in guerre e disordini. Più di un nano si era messo in testa la sacra corona, e Durin allora aveva preso la decisione di uscire a esplorare Midgard. Aveva visto Sol, coi fasci dorati della sua chioma, e se n'era subito innamorato. Poi aveva convinto Dvalin a seguirlo.

Una leggenda diceva che, una volta concluso il Ragnarok, le caverne di Nidavellir sarebbero rimaste intatte. Avrebbero accolto l'unica coppia di nani sopravvissuta alla grande catastrofe, destinata a reintrodurre la loro stirpe nell'universo. Costoro avrebbero ritrovato la splendida corona ancora lì appesa nello stesso posto.

Peccato che la corona fosse già stata profanata, che lui e suo fratello non fossero un'amorosa coppia e che si trovassero incatenati in una lurida segreta, dov'erano torturati in continuazione: frustati, bastonati, lacerati da uncini e marchiati con ferri roventi.

L'ultima notte in particolare era stata la peggiore. Echeggiavano nell'aria mefitica e priva di luce gemiti strazianti, stridi di morte e voci corrose che annunciavano conflitti ed eventi confusi che avrebbero reso ancor più infausto quel brutto periodo. Un corvo aveva gracchiato nel buio. Il suolo era febbricitante, tremava e sembrò tremare di nuovo a causa dei passi che riecheggiarono sulle scale di pietra. Il figlio di puttana stava tornando.

Riaprì le palpebre. Suo fratello aveva già gli occhi sgranati.

«La schiavitù è inerente alla natura dei regni, alla vita dei popoli. Non dovrebbe mai essere vista come un'onta: siete entrambi così elevati ed indispensabili che una storia antica dice che Herblindi affilò nove falci per un manipolo di schiavi, al fine di agevolare il loro lavoro. Pensateci un po' e visualizzate il re degli dei che si dà da fare per ausiliare dei semplici schiavi! Segno che li reputava degni della sua amicizia.»

Durin strinse le labbra con lacrime di collera negli occhi; avrebbe voluto saltare sul collo dell'infame oppressore.

«Non vi è alcun senso nel tormentarci e credere che per questa ragione ci sottometteremo. Mai ci asserviremo a una creatura spregevole come voi.» Dvalin contorse il volto martoriato in una smorfia stizzita.

«Stai attento a come parli, nano. Sei dinnanzi a un re. Com'è possibile che preferisci la morte alle tenere lacrime di Freya?»

«Vi abbiamo già detto in passato che non abbisogniamo del vostro oro. Quello che ci avete arraffato lo recupereremo in breve tempo quando fuggiremo da qui e lo impiegheremo per ridare vita al regno che farete morire.»

«Dovreste sapere che esistono tesori custoditi da draghi maledetti: il tuo futuro tende a essere identico a quello di codeste creature!»

Durin visualizzò nella sua immaginazione un terribile serpente abbattuto dalla spada di un eroe. Ma non era un serpente a due teste.

«Conosco una volva potentissima. Ella non mi ha mai profetizzato un futuro oscuro.» Svafrlami incurvò le labbra in un ghigno.

«Se un uomo cambia, cambierà anche il suo futuro.»

«Ebbene, questo lo vedremo. Il vostro è sicuro che cambierà se non cambierete voi, perché eravate destinati alla gloria al mio fianco e invece tosto sarete due cadaveri.»


Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now