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Il re di Gardariki si piegò verso l'alto e strappò la corda con le sue stesse mani. I corvi svolazzarono via come se fossero stati disturbati nel sonno.

Un tonfo. Una volta a terra, non gli importò quanto bruscamente fosse caduto. Un paio di battiti di cuore ed era di nuovo in piedi. Il suo braccio era un lungo ramo secco, sembrava privo di muscoli, eppure la potenza che irradiava era prodigiosa.

«Somigli a un draugr.» Eikintjasna smontò il cipiglio e sorrise: «Ma so che sei andato ben oltre la morte, volando su per la nebbia e l'aria unta.»

Svafrlami le voltò le spalle. Sollevò le braccia e aprì le mani. Si lasciò avviluppare dalla luce del sole e chiuse le dita come se potesse afferrarla.

«Eccomi qui. Ora abbraccio terra e mare, ferro e fuoco, lampi e nuvole! Ascolto i passi dei giganti di Jotunheim, che scuotono la terra.» Infatti un rombo mostruoso si diffondeva dappertutto. «E anche quelli degli enormi abitanti di Muspellheim, che sono pronti a incendiare tutto ciò che esiste.» Si espandevano il fuoco nel suo corpo e la calura attorno. Ciò però controbilanciato da un'esistenza di ghiaccio e grandine che serpeggiava al suo interno come una polvere biancastra. «Fiamma e ghiaccio dimorano in me!» Si rivolse di nuovo a Eikintjasna, i cui occhi dilatati palesavano perplessità, intanto che il suo allievo pronunciava le seguenti parole: «Vedo i nani che sorreggono il cranio di Ymir e il cervo che si nutre della coppa di Yggdrasil. Il fulgore degli elfi a Ljosalfheim per poco non mi abbaglia gli occhi, mentre i giardini di Vanaheim sono visioni paragonabili alla ventura prosperità del mio regno! A Nidavellir, i nani lavorano senza sosta. A Svartalfheim, gli elfi neri percorrono sconfinate foreste d'ombra. Riesco perfino a sentire Nidhogg che rosicchia le radici di Yggdrasil! Le urla provenienti dalla spiaggia dei cadaveri non mi intimidiscono, sebbene percepisca, ruscellando giù dentro di me, il sangue gelido dei dannati di Helheim. Le nebbie di Niflheim si dissipano dinanzi alla luminosità del mio sguardo! Posso vagare senza timori nei mondi che si trovano intorno a Jormungand!»

«Il tuo regno è ancora minacciato» lo avvertì una voce arrochita.

Il re di Gardariki abbassò le mani in un movimento appesantito da chissacché, come se ci fosse qualcosa da evitare nell'aria, e scrutò l'anziana.

«Voglio regnare molto più a lungo di quanto crediate sia possibile e anche più a lungo di quanto abbiate vissuto, vecchia volva.» Si leccò il labbro inferiore con un sorriso che sapeva d'un fumo ardente.

«Questo sarà assai arduo. La maggior parte della gente tende ad annoiarsi dopo quasi trecento anni su Midgard.»

«Allora conoscete la noia?»

«Ovviamente no. Anche perché non mi sono mai limitata a Midgard. Sai già che posso trasformarmi in corvo e salire e scendere fra i mondi come meglio mi pare. Né la cima né la radice mi serbano alcun mistero.»

«Questo adesso posso farlo anch'io, se mi viene voglia. Ma non mi limiterò a essere lo scoiattolo che si chiama Ratatosk, che corre su e giù per il frassino e riporta pettegolezzi e insulti fra l'aquila e il serpente, se posso divenire per gli uomini ciò che Odino è per gli dei.»

«Gli uomini sono più insolenti e disobbedienti rispetto agli dei.»

«Gli uomini hanno bisogno di un buon esempio, di un modello grandioso da seguire.»

«Ma non tutti gli uomini sono grandiosi. Alcuni sono piuttosto miserevoli.»

«Forse dovrei cominciare con una magnifica corte di valchirie attorno al mio scranno. Potrebbero spaventare i cospiratori e i traditori.»

«Hm!» Una sottile malizia le dominò il volto.

Un grugnito simile a quello di un cinghiale provenne da dietro le spalle di Svarflami. Ma non c'era nulla.

Si voltò di nuovo verso la vecchia. Nel frattempo, era scomparsa.

Eppure aveva lasciato al suo posto, conficcata al suolo, un'ascia.

Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now