XLVIII

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In mezzo alle case in rovina, alle torri crollate e ai corpi esanimi e dilaniati, Arngrim ritrovò la lucidità. Malgrado il sangue altrui gli colasse dalla bocca, le zanne erano ridiventate denti.

«Un'altra volta! È successo un'altra volta... Quando avrà fine questa maledizione?» Si leccò le labbra. «Il sapore del sangue in bocca che accompagna l'oblio... Vorrei tantissimo ricordare i dettagli di come ho vinto le mie ultime battaglie! Dicono che siamo ancora dei berserker, ma fatico a crederci. Questo è tutt'altro che un dono di Odino! Non avevo pianificato di invadere Holmgard in questo modo, ma è da tempo che la paura è divenuta un pasto irresistibile per me e per coloro che mi seguono! Riesco a tastarla...» Tastò con la sua intuizione pure chi gli si trovava dietro. Si voltò: erano Eyfura, Kari e Hillevi, che si appropinquavano tutt'e tre in abiti laceri.

«Ho visto il cadavere di Svafrlami» parlò sua moglie.

«Non mi sembri soddisfatta.»

«Avrei voluto essere stata io a ucciderlo.»

«I miei ricordi sono annebbiati, ma una cosa mi sembra certa: sono stato io a balzare sull'uomo che affermavano essere il consorte di Hel. L'uomo che si supponeva fosse immune alla paura ha avuto paura, ed è stata questa la ragione per cui gli ho squarciato la gola. Ora giace a terra colui che certuni sostenevano che meritasse il titolo di signore dei caduti! Egli stesso è caduto. Mentre io sono in piedi.» Sollevò gli occhi verso il cielo. «Eppure quanto questo è rilevante? Non c'è vera gloria in una battaglia che non concede quasi nulla alla memoria. E a che serve il trionfo se il cuore è vuoto?»

«Hai visto la Tyrfing?»

«In quel momento non ho potuto prestarle attenzione. Adesso che ci penso e mi rammento, parea una bella spada, più simile a un dono di Odino che a un'arma maledetta.»

«Tuttavia è la sorgente della più funesta delle maledizioni. Dev'essere distrutta.»

«È ancora tutto troppo strano.» Riabbassò il capo. «Da un momento all'altro, rammentandomi della spada che Svafrlami ha provato a raccogliere, ora me lo ricordo, riesco a vedere tutto come fossi uno spettatore del passato. E ciò che mi suonava come una prigione adesso comincia ad assumere le fattezze della libertà suprema.» Un paio di corvi che beccavano un cadavere sbatterono le ali e presero il volo. «I re mi sono sempre sembrati prigionieri dei loro doveri, costantemente minacciati dai mestatori, dalle cospirazioni! D'altra parte, un re forte può vagare ovunque onde realizzare conquiste e saccheggiare altri regni per arricchire il proprio, per avere assoluta libertà nelle sue decisioni, dinnanzi alle quali i suoi sudditi devono inchinarsi. Basta avere un occhio attento per prevedere le cospirazioni venture. Un regno è come un immenso branco, la cui coesione può essere mantenuta con un pugno di ferro.»

«Non sei tu a parlare, ma la spada.»

«Che dici?» Accigliato, riportò lo sguardo su Eyfura.

«Sono sicura che la spada, ora che è libera, eserciti la sua volontà su colui che desidera attrarre. Forse pure i ricordi di cui ora sei convinto che siano tuoi, sono, in effetti, ricordi della spada stessa. Te li esibisce allo scopo di ammaliarti.» Eyfura si avvicinò, appiccicò lo sguardo su di lui e gli afferrò le gote. «Te lo ripeto: dobbiamo distruggerla!» Arngrim si sentì rimpicciolire. Scosse la testa e portò le mani tra i suoi folti capelli, accovacciandosi a terra. «Non vorresti mica cercare di scampare a una maledizione lasciandoti assorbire da un'altra!»

Arngrim portò la mano alla nuca. Provava dolore all'osso del cranio. Il suo corpo si era fatto di ghiaccio.

Eyfura lo abbracciò, mossa che venne subito ricambiata. L'avvolse con le sue immense braccia ed ella gli riscaldò le carni e le ossa.


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Quegli stupidi lupi non si accorgevano che qualcuno li osservava da lontano.

Loki, nella sua forma di puzzola, li lasciò indietro e corse via da lì. Raggiunse il cadavere di Svafrlami e si fermò a guardarlo: È stato davvero uno spasso... Hai svolto un lavoro magnifico! Sei stato imprevedibile! È andata proprio come avevo pianificato. La favilla ha trovato il legno di cui abbisognava per generare l'incendio. Bravo, Svafrlami! Bravissimo! È un peccato che tutte le cose debbano giungere alla fine.

Un fiore vermiglio nacque accanto alla Mano della Morte.

Loki svanì in una scintilla non appena si avvide che qualcun altro si avvicinava.


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«La tua punizione è arrivata.» Freya calpestò la mano che aveva impugnato la Tyrfing. «Adesso potrò tornare da Hnoss e dirle che ti trovi nel regno di Hel.» Fissò lo sguardo sulla spada maledetta e ne saggiò il peso. Era davvero ingombrante. «Questa cosa dev'essere distrutta.» Emanò dalla mano una smagliante luce verde. Eppure, in luogo di danneggiare la Tyrfing, cominciò a provare il voltastomaco. «Non ci riesco... Ma non è possibile che questa spada possegga una forza che sorpassi i miei poteri! Non credo che sia questo il caso. Tuttavia io e Hel siamo come la luce e l'ombra, il giorno e la notte, e ciò che una costruisce è possibile che l'altra non riesca a distruggere. Mi rimane però un'alternativa!» Staccò la guaina dalla cintura di Svafrlami e vi rimise la lama. Le afferrò l'elsa, la girò in aria e la scagliò lontano da sé con tutta la sua forza. Cadde e affondò nel Ladoga. «Ora posso andar via.»

Le dita dei suoi pedi ignudi si allungarono, lo stesso il suo volto, e acquisì un becco e artigli. Le ali le aveva già.

Con l'aspetto di un falco, svanì tra le nuvole.

Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now