XLIX

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Svafrlami si svegliò sotto un cielo d'oscure nubi, in mezzo a brume che lo punzecchiavano perché dotate di sottili aculei. Gli bruciava la gola. La tastò. Vi erano incastrate altre spine ed era esposta, ma non sanguinava.

Il suo ultimo ricordo era quello di essere giunto alle mura di Holmgard assediata dai berserker. Ma dove sono finito? Non sarà mica... Non può essere successo, è impossibile!

Si guardò attorno. Quel luogo era la desolazione totale. Ce n'erano altri che strisciavano, gemevano e urlavano. I loro corpi presentavano piaghe aperte e trapassate da dardi. Erano purulente oppure piccole fiamme le ustionavano. Portò la mano alla vita per tastare la Tyrfing, ma la spada era sparita. Allora i ricordi gli si riversarono addosso.

La sua bocca incominciò a tremare. Lanciò uno strido acuto. Scendevano le prime lacrime; lacrime d'odio e collera sfrenata. Non vi era alcun individuo che non meritasse i suoi pensieri risentiti. Avrebbe voluto uccidere di nuovo Eikintjasna. Avrebbe stuprato Eyfura se l'avesse trovata dinanzi a sé. Dov'era la sua sorellina?

C'era qualcosa che gli strisciava vicino. Si voltò di scatto e una trafittura alla spalla gli strappò la pelle e aprì uno squarcio profondo, che provocò uno spruzzo di sangue. Urlò, ma era troppo tardi: lo aveva avvolto un immenso serpente livido e mostruoso. Lo guardò negli occhi mentre si dimenava per liberarsi.

«Ma tu sei Ormr!» La faccia del suo cugino e rivale era dentro gli occhi del serpente, che pronunciò parole velenose:

«Per uno che diceva di essere in grado di squadrare i nove mondi, direi che hai fatto poca attenzione a Helheim.»

Avrebbe voluto rispondergli con parole asprigne, ma la lingua, ammattita, gli si attorcigliò. Il viscido amplesso gli si restrinse intorno, in un brusco soffocamento.

«Non dimenarti. Il pesce uncinato prova più dolore allorquando si agita.»

Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now