Nonostante tutto, Eyfura avrebbe concesso un funerale a suo fratello, da tenersi contemporaneamente a quello di sua madre, la cui testa era stata avvolta da un drappo di seta nera e deposta sulla rispettiva barca, ch'era accanto a quella di Svafrlami.

Non aveva trovato la spada maledetta. Quella forse una gran fortuna, giacché né lei né Arngrim l'avevano presa in mano, oppure un'enorme sventura, perché chissà in quali mani era andata a finire? Magari gli dei l'avevano distrutta. Comunque si sarebbe preoccupata di quello in futuro.

«Sono contenta per i nostri figli.» Alla sua gamba era abbracciato Bui, il più piccolo, quattro anni appena compiuti, che non primeggiava per l'intelligenza, ma si aspettava che avesse qualche dono speciale. «Nonostante i delitti di Svafrlami, Angantyr potrà essere in futuro il legittimo re di Gardariki. E con lui, Hjorvard ed Hervard sono già nobilissimi principi.»

«A proposito di Hervard, è ancora chiuso in biblioteca? Non è uscito da quando abbiamo preso il castello.»

«Sai bene com'è nostro figlio, e com'è rimasto affascinato dalla biblioteca di Babilonia. Gli antichi scritti che parlano degli dei hanno ammaliato persino me quando ero più giovane, anche se poi la vita mi ha portato in un'altra direzione. Quella di Hervard credo di sapere già quale sia. Sarà un grande erudito. Il mio cuore, Arngrim, è pieno di gaudio, perché ho di nuovo messo piede sul pavimento della mia reggia, ora da vittoriosa e sovrana. E hai fatto bene anche quando ti sei deciso a dare fine al trono di Svafrlami.» La barca sulla quale il defunto re era adagiato insieme ai suoi tesori – Eyfura non voleva nulla che gli fosse appartenuto – era fatta con il legno della sua regale scranna. «Non avrei mai desiderato di avere di nuovo vicino a me quell'orrendo manufatto.»

Arngrim, che aveva commissionato una nuova corona, a foggia di testa d'orso, fatta tutta in oro, con gli occhi di rubini, non diceva nulla, ma la sua espressione sembrava rappacificata.

Gli dei sono stati davvero larghi verso di me. Quando mi sono imbattuta in questo barbaro, tanti anni fa, credevo fosse giunta la mia fine. Ma ora regno su un paese assai più vasto di quello lasciato da mio padre Sigrlami, sospirò la nuova regina di Gardariki, che era conscia che quell'espansione portava con sé maggiori difficoltà e responsabilità. Non appena era venuta a conoscenza della morte di Svafrlami e della devastazione promossa dai berserker a Holmgard, la regina Grunda, alleata a Taumla, aveva iniziato a radunare le sue truppe per assalire Gardariki. Si preannunciava una guerra tra due regine. Malgrado tanti funesti infortuni, non sei morta invano, madre. Ma per quanto ti riguarda, Svafrlami, non verserò mai nemmeno una singola lacrima. Possa tu marcire ad Helheim accanto alla tua preziosa moglie.


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Angantyr alternava lo sguardo tra suo padre e la barca di Svafrlami: Quanto è brutto avere un padre così prevedibile! Sei degno di rispetto soltanto quando diventi un orso, quando calpesti i nostri nemici senza alcuna pietà. A che serve avere un corpo talmente forte quando l'anima è debole? L'onore e la compassione non esistono tra i lupi. Jálgr sa che coloro che s'inchinano vengono scavalcati e divorati dalle belve.

«Svafrlami!» Bui additò l'imbarcazione funebre del loro zio. Un brivido gli percorse tutta la schiena non perché talvolta suo fratellino gli sembrava una creaturina raccapricciante, ma perché quel nome evocava in lui sensazioni gaudenti eppur brutali.

Un'espressione perplessa lampeggiò sul volto della loro madre, che tosto si ristabilì e posò la mano sui capelli del piccolo.

Kari e Hillevi appiccarono il fuoco ad entrambe le barche con le torce che avevano in mano. Le fiamme raggiunsero un'altezza paragonabile a quella di una quercia e Hjorvard calciò la barca di Svafrlami, perché la corrente la portasse via al più presto.

Il loro padre aveva sul viso un'espressione rispettosa. Su quello della loro madre invece regnava un'aria di spregio. Il piccolo Bui scoppiò a ridere. Era davvero un esserino imbarazzante.

Onorerò la mia casata e sarò un gran re e non un buffone. Ho a disposizione una scelta per sfuggire alla mediocrità. Cosa me lo impedisce? Quella dea dal mantello di piume, penso fosse Freya... Io l'ho vista, ma è sicuro ch'ella non mi abbia visto. Mi sono nascosto bene dietro a quel mucchio di cadaveri. Non posso aver paura, altrimenti mi sbranerò da solo.


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Il fuoco si stava spegnendo sulla barca su cui era poggiata la testa della regina madre di Gardariki.

In quella di Svafrlami ardeva invece come fosse stato appena acceso, indifferente ai venti, che anzi lo ravvivavano di continuo.

Il moccioso dei nuovi sovrani sollevò lo sguardo nella sua direzione e cessò di ridere. Abbassò la testa e riafferrò la gamba di Eyfura. Possibile che l'avesse vista, la regina dei morti che fluttuava oltre l'aria?

«È davvero strano questo nostro ragazzino» disse Arngrim.

«È diverso. Un giorno ne capiremo il perché» gli rispose la moglie.

Hel osservava tutto da un'altura nebbiosa. Quel marmocchio aveva forse davanti a sé un futuro interessante, ma non era giunta l'ora di pensare a quello. Era il momento di celebrare il suo lutto per Svafrlami. Intonò i seguenti versi:


Muore il bestiame

Muoiono gli amici

E così morirai anche tu.

Ma non morirà mai

La fama

Di chi se n'è costruita una buona.

Queste sono le parole dell'Altissimo.


«Ma tu, Svafrlami? Che n'è rimasto della tua fama?» Era capovolto, come fosse appeso a un albero. Le vampe gli consumavano i piedi, ma non avevano ancora raggiunto la testa. Il suo volto avrebbe potuto essere confuso con quello di un uomo addormentato.

Tuttavia, sapeva che gli sarebbe stato impossibile addormentarsi.


Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now