Prologo

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Christopher White, uno dei ragazzi popolari della scuola superiore della Boston High School, quel giorno non poté assistere alle lezioni per colpa di Melanie, la donna che lo aveva messo al mondo, al momento intenta a guidare la vettura.
«Christopher-»
«Chris» la corresse, interrompendola. Odiava quando qualcuno lo chiamava con il suo nome per esteso e questo, non escludeva neanche i suoi genitori.
La donna alzò gli occhi al cielo, ormai stufa di quella fissazione del figlio. «Stavo dicendo», continuò, «Adesso che entreremo in ospedale e vedremo la zia Betty, comportati bene».
«Perché sono dovuto venire io con te? Non poteva accompagnarti papà o Ellen?», sbuffò scocciato.
«Tuo padre è a lavoro e tua sorella aveva un compito in classe oggi.» spiegò per l’ennesima volta.
«Si, un compito in classe… Certo…» borbottò tra sé e sé facendola sospirare ancora.

Dopo aver parcheggiato la macchina entrarono nell'edificio sterile ed imponente. Attraversarono la reception, precipitandosi nell'ascensore. Osservò sua madre aggiustarsi, davanti allo specchio, alcune ciocche di capelli castano scuro, raccolti in uno chignon basso e disordinato, con la mano libera mentre dall'altra teneva un mazzo di fiori. Alzò anch’egli lo sguardo e lo vide, il proprio riflesso. Capelli biondo cenere scompigliati, occhi color miele e la pelle leggermente abbronzata. I capelli gli ricadevano in modo disordinato sulla fronte rendendolo, all'apparenza, trasandato. In fondo non gli importava granché, doveva incontrare una zia anziana di cui faceva fatica a ricordarne perfino il nome. All’aprirsi delle porte, entrambi uscirono dall’abitacolo.
«Non è ancora orario delle visite», constatò la castana guardando l'orologio sul telefono. «Abbiamo un po' di tempo, intanto vado a chiedere il numero della stanza, vieni con me?»
«Preferisco prendere un caffè alle macchinette, ti raggiungo  dopo» concluse il biondo, incamminandosi senza attendere risposta.
Percorse il lungo corridoio, svoltò l'angolo e si fermò, interdetto. Da un ambulatorio era spuntata una figura alquanto famigliare. Capelli azzurri, piercing al naso… Era lui, Victor Price, il teppista della scuola. Il ragazzo che era assente da scuola per la maggior parte dell’anno. Si diceva che fosse stato in prigione e che avesse iniziato una rissa con i bulli della scuola e che avesse addirittura vinto. Ma allora, perché? Perché quegli occhi azzurri erano coperti da una patina di lacrime?! 

Angoletto a piè di pagina:

Hey là! Ho generato delle immagini di questa scena con l'intelligenza artificiale, perciò non sono fedelissime (e ognuno immagina i personaggi come vuole), ma ci tenevo a mostradvele perché sono carine.
Non potevo non inserirle nel capitolo.

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Che ne pensate? Potete trovarle e trovarne tante altre anche sul mio profilo Instagram: aki_scrive

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Buona lettura!

E il tempo scivola viaWhere stories live. Discover now