Capitolo 22

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Wendy entrò in camera sua sbuffando, sua madre era sempre troppo invadente. Era per questo che non le aveva detto che aveva un ragazzo, ne tanto meno che ci avesse litigato. Sospirò buttandosi sul letto, sempre se stavano ancora insieme. Lui non capiva, Virginia si era scusata per la prima volta da quando la conosceva, era sincera, ci teneva davvero a lei. Era cambiata. Ma quell'idiota non aveva neanche voluto ascoltarla, si era scagliato contro di lei e la sua amica. Voleva decidere ancora per lei come quando si era fatto da parte per il suo amico Josh. Sbuffò abbracciando il cuscino. Come aveva potuto innamorarsi di un ragazzo che voleva imporsi? Forse era vero ciò che dicevano in giro, lei non aveva personalità, si adattava ai voleri altrui come un cane. La prima volta che si sentì chiamare "Cagnolina di Virginia", c'era rimasta male. Ma poi, aveva incominciato a notare il comportamento della capo cheerleder nei suoi confronti e, come se le avessero aperto gli occhi, aveva iniziato a detestarla. Detestava come la umiliava dinanzi a Dean, come la sminuiva per risaltare migliore ai suoi occhi. Eppure, affondò il viso nel cuscino, aveva scelto lei. Guardava lei, desiderava lei. Corrugò le sopracciglia, confusa. Cos'era questa musica che proveniva da fuori? Drizzò le orecchie, Romeo and Juliet dei Dire Straits arrivava ovattata nella stanza. Si alzò dal letto, scostò leggermente la tenda e spalancò la bocca, incredula. Dean era lì, sotto la sua finestra, come in uno di quei film anni ottanta che amava tanto, o almeno non proprio, al posto di un stereo, sollevato sopra la testa, aveva il suo cellulare. Sembrava la versione tarocca di Lloyd Dobler*. Aprì repentinamente la finestra, «Che ci fai qui?» si guardò intorno per assicurarsi che non avesse disturbato i vicini, costringendoli ad affacciarsi. Sarebbe morta dall'imbarazzo.

«Dobbiamo parlare», esclamò sovrastando la musica. E lei arrossì, non se lo aspettava.

«Spegni la musica o disturberai i vicini e ti farai sentire da mia madre!»

«Solo se mi prometti che parliamo».

«Va bene», sospirò ed il ragazzo la spense immediatamente. Poi iniziò ad arrampicarsi sulla grata, «Dean, che fai? Puoi cadere!»

«Vuoi che entri dalla porta d'ingresso e che mi presenti a tua madre?» Touchè.

Jones lo aiutò ad entrare dalla finestra. Un ragazzo era nella sua stanza, per la prima volta. Camminava agitata da un lato all'altro, ed adesso? Dal canto suo, Mcdaniel sembrava a suo agio mettendosi seduto sul letto, «Wendy».

«Se dovesse scoprirci mi farebbe un interrogatorio completo e non mi farebbe più uscire di casa», bofonchiò ignorandolo mentre si toccava nervosamente il viso.

«Wendy!» alzò leggermente la voce. «Per favore, ascoltami», esclamò una volta che ebbe ottenuto la sua attenzione.

«Dopo che hai quasi scatenato una rissa a scuola, non te lo meriteresti».

«Lo so», sbuffò passandosi le dita tra i capelli neri come la pece, «Ho esagerato ma sono qui per rimediare, sono qui per chiedere scusa, ho capito che non posso dirti chi puoi o non puoi frequentare».

«E come ci saresti arrivato a questa brillante epifania morale?» alzò un sopracciglio incrociando le braccia.

«Sapevo di aver esagerato ed ho chiesto consiglio a Price».

«Price?» domandò confusa.

«Victor Price».

«Il teppista? Fantastico!» esclamò sarcastica, «Adesso ti fai consigliare da un teppista che salta le lezioni e che è stato in prigione».

«Vedi? Lo vedi che ti fa male la compagnia di quella vipera? Come puoi giudicare un ragazzo solo dal suo aspetto e dalle voci che girano su di lui? Tu non sei così!»

E il tempo scivola viaWhere stories live. Discover now