Capitolo 40

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Con sguardo basso, mani infilate nelle tasche del giubbotto e passo lento, Christopher raggiunse Dean e Joshua, che sostavano dinanzi alla Boston High School, in attesa che la campanella ordinasse loro di dirigersi nelle rispettive aule per seguire le lezioni. Da quella mattina, erano passate due settimane dalla rottura con Victor e il tempo aveva smesso di avanzare; Christopher avrebbe voluto parlare con il teppista di persona, ma quest'ultimo non si era più mostrato a scuola, sfumando ogni suo piano di riappacificazione. Ogni mattina sperava intensamente di vederlo arrivare, tanto che gli sembrava di intravdere la sua ombra tra i corridoi, per poi rendersi conto che era solo un'illusione dovuta all’impellenza di rincontrarlo e alla sua mancanza. Se il tempo era lenitivo, avrebbe già dovuto sentirsi vagamente meglio. Invece Chris non faceva altro che ripensare incessantemente all'ultima volta che lo aveva visto, alla loro lite, ai suoi occhi. I dettagli erano aumentati ogni volta che la sua mente lo riportava lì, nella sua camera, con Victor così vicino che, se stendeva un braccio, poteva riuscire a sfiorarlo. Era come se vedesse un film per la centesima volta senza mai stufarsi, e allo stesso tempo un film tutto nuovo di cui conosceva il disastroso finale. Ogni tanto, si era ritrovato a rimpiangere la sua vecchia apatia; il non provare niente era più leggero e semplice di quella sofferenza, per poi renfersi conto che sarebbe stato uno spreco proprio come gli aveva detto Victor. Lo stesso che gli aveva ridato ogni cosa, dalla felicità alla tristezza.

«Eccolo qui, il nostro zombie di quartiere.» lo salutò Dean con un ghigno forzato; era preoccupato per il suo amico. In quelle settimane, con l'aiuto di Joshua, aveva provato di tutto per farlo rialzare: lo avevano invitato, e costretto a partecipare, a delle feste per donargli qualche mera ora di svago, trovandolo poi a fissare il pavimento con occhi spenti con un bicchiere di carta in una mano; avevano aumentato le uscite portandolo al diner e offrendogli il suo cheesburger preferito, ma anche quell’iniziativa risultò fallace perché Christopher aveva dedicato al panino due morsi scarsi. Infatti, l'amico aveva perso un po' di peso, delle occhiaie, che non aveva mai avuto da quando lo conosceva, avevano preso posto sotto i suoi occhi color ambra ed era spesso schivo, distratto e stanco. Dean e Joshua si erano perfino imbucati con più frequenza a casa White con la scusa di dargli fastidio, con il vero obiettivo di smuoverlo da quello stato pseudocatatonico.

«Buon giorno, Chris.» lo salutò invece Josh, con un sorriso apprensivo.

Christopher in risposta li salutò con un secco e distratto grugnito, mentre fissava i fili d'erba che tappezzavano l'ingresso scolastico.

«Devo procurarmi una mazza chiodata», sembrò meditare mordace Mcdaniel, fingendo che fossero pensieri erroneamente espressi ad alta voce.

«Che ci fai con una mazza chiodata?» domandò Lloyd divertito, sollevando un sopracciglio.

«Che vuoi che ci faccia? Picchio lo zombie, non ce la faccio più a vederlo in questo stato.» lo indicò per esaltare le prove che ne avvaloravano i fini e giustificavano i modi.

Christopher sembrò svegliarsi dal torpore catatonico e sollevò lo sguardo su di lui. «Dean, non capisci che ho sbagliato tutto? Più ci ripenso, più mi dico che non avrei mai dovuto nascondergli niente.» il suo tono di voce risultava afono, pareva che perfino parlare lo stancasse.

Dean sbuffò, «Io dico che hai rotto i zebedei.» Per farlo parlare in quel modo, doveva averlo fatto davvero arrabbiare. Che fosse arrivato al limite della sopportazione? Voleva scuoterlo per svegliarlo, vederlo ricominciare a prendere in mano la sua vita e i suoi progetti, con o senza Price. «Che senso ha darsi la colpa in questo modo?» alzò leggermente il tono, «Non hai fatto niente di male e soprattutto non hai fatto nulla con cattive intenzioni, anzi! Perciò, smett—»

Joshua lo interruppe scuotendogli una spalla.

«Che c'è?» si rivolse seccato, a Josh. «So che sei d'accordo con me, ma non ha più senso prenderlo con le pinze!»

E il tempo scivola viaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora