Capitolo 25

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Dean era seduto sul divano da quando era tornato a casa, dopo le estenuanti lezioni scolastiche. Ma ciò che lo destabilizzava, e che lo stava facendo sospirare da ore, era il fatto che Wendy lo avesse ignorato per tutto il tempo. Certo, era stato lui a chiederle una pausa, ma non si aspettava quella totale indifferenza da parte sua. Lui invece, si era trovato a guardarla di nascosto come un ebete. Si passò le dita tra i ciuffi corvini e sospirò, si era sentito patetico.

«Sento dei sospiri d'amore, che succede?» sussultò per poi voltarsi verso Danny, «Hai litigato con la tua Aprilia?»

«Io ti voglio bene, sei mio fratello, ma quando fai così, lo rendi davvero tanto difficile», tirò la testa indietro poggiando la nuca sullo schienale del divano.

«Solitamente mi dici di smetterla, che hai?» aggrottò la fronte, sedendosi al suo fianco.

«Ho chiesto una pausa a Wendy e lei oggi non mi ha degnato di uno sguardo, mentre io non facevo altro che guardarla come un coglione innamorato».

«Forse non si sarà fatta notare mentre ti spiava», provò a confortarlo.

«Danny, me ne accorgo quando una ragazza mi guarda. Sembra che non le importi proprio nulla di me, basta che stia con quella strega di Virginia».

«So io cosa ti ci vuole, fustacchione accalappia Aprilie», esclamò con un ghigno stampato su quel volto spigoloso mentre gli dava uno schiaffetto sul ginocchio.

«Cosa?»

«Venire con me in un locale, ho bisogno di inzuppare il biscottino. Non so se mi spiego», gli fece un occhiolino ammiccante.

«Sono sicuro che non ti ascolti quando parli», alzò il capo, «Non ti piaceva Kevin?»

«Io cerco di tirarti sù di morale e tu metti il dito nella piaga? Con lui non ho speranze, ho intenzione di dichiararmi per togliermelo dalla testa».

«Quindi, fammi capire bene. Io, che mi sto deprimendo qui sul divano, dovrei accompagnare te, che sei innamorato di un omofobo, a rimorchiare in un locale?» sollevò un sopracciglio, scettico.

«Esattamente, fustacchione».

«Perché mai dovrei?»

«Perché così non ti deprimi sul divano ma su uno sgabello, davanti al bancone, con una birra in mano», si alzò. «Schioda quelle chiappe dal divano e preparati, o ti ci trascino anche se avessi indosso dei sandali, mutande con sopra disegnati dai cuoricini rossi e una canottiera rosa».

«Qualcuno qui ha fatto il pre-searata, vedo».

«Che?»

«Queste cazzate puoi averle pensate solo dopo esserti fatto di qualche droga strana», lo canzonò.

«Tra venti minuti partiamo, muoviti» disse con un sorrisino sghembo. Lo aveva convinto.

§

Il locale era affollato, con musica assordante da discoteca, le luci colorate intermittenti circondate dal buio. I corpi, al centro della pista, si muovevano sinuosamente in una sensuale danza a tempo di musica.

«Bene, adesso vuoi dirmi come posso bere birra se ho meno di ventun'anni?*» domandò Dean.

«Te la ordino io, il barista è un mio amico».

«Il tuo piano fa acqua da tutte le parti».

«Io direi più che fa alcol da tutte le parti», Daniel si voltò verso il fratello, «L'hai capita?»

«Per mia disgrazia, si», bofonchiò senza farsi sentire dal diretto interessato, mentre lo seguiva al bancone ed ordinava della birra.

«Credo di aver trovato già qualcuno che mi interessa», lo aggiornò dopo essersi guardato intorno, «Dimmi buona fortuna». Senza attendere l'augurio, sparì nella mischia.

E il tempo scivola viaWhere stories live. Discover now