Capitolo 30

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La campanella era suonata da un paio di minuti, portando via con sé gli studenti con i loro brusii, le loro preoccupazioni e con quel segreto che non era più tale. I corridoi, prima gremiti di adolescenti, si erano svuotati. C'era un silenzio quasi surreale, interrotto solo dai rumori provenienti dalle classi. Perez era rimasta immobile, come se avesse perso la capacità di camminare. Price aveva il cancro, era per questo che si assentava? Era per questo che era cambiato così tanto? Lo aveva spesso visto con quei teppisti nei bagni della scuola a ridere e fumare. Lo aveva visto spesso uscire con i ragazzi più grandi, con il fratello di Dean. Era uno di quei ragazzi misteriosi ed intoccabili, inavvicinabili. Ma l’aveva umiliata alla festa e gliel’aveva fatta pagare. Non si sarebbe mai aspettata che Chris prendesse le sue parti, come non si aspettava la malattia di Victor. Quegli sguardi astiosi intorno e su di sé. Non si aspettava quel silenzio giudicante su di sé, la cheerleader popolare, la ragazza più desiderata dai ragazzi ed invidiata dalle ragazze. Cos'era andato storto?

«Virgi», sollevò a fatica lo sguardo su quella figura così gentile e familiare. Aveva paura che anche lei indossasse quello sguardo pieno d'odio, ma quello che vide faceva più male. Vide la profonda delusione in quei occhi così scuri. «Ho bisogno di parlarti».

La bionda annuì lentamente, rimanendo nel proprio silenzio. Le fece cenno con il capo invitandola a seguirla. Se fossero rimaste lì, nel pieno delle lezioni, sarebbero state scoperte da qualche professore o dall’inserviente scolastico e spedite dal preside per una punizione esemplare.

La ragazza la seguì per i corridoi, in completo silenzio. Ma non era identico, il suo silenzio sembrava perforarle nelle orecchie, nei timpani. Sembrava afferrarle il collo, su quel nodo che aveva in gola e stringere. I passi rimbombavano tra i corridoi mentre loro camminavano solo la fila di armadietti grigio topo ad osservarle, sembravano soldati sull’attenti lungo le pareti.

Perez aprì la porta della palestra dove si allenavano le cheerleader, era enorme. C'erano degli spalti con delle panche in legno che contornavano il campo da basket. Quell’odore tipico, per loro familiare, invase le loro narci. Le spalle di Virginia si rilassarono. Avanzò fino alla porta dello spogliatoio a testa alta dove vi entrò e attese che lo facesse anche Jones. Si osservarono a lungo, in completo silenzio, una di fronte all’altra. E quando quel silenzio si fece insopportabilmente pesante, lo ruppe. «Wendy», sussurrò cercando di riprendersi. «Hai visto? Mantengo le mie promesse, gliel’ho fatta pagare».

Jones aggrottò la fronte, davvero non capiva cos’aveva appena fatto? Aveva appena insultato il dolore di una persona malata. Inconsciamente lo aveva fatto anche lei con Dean. Che lui sapesse? Era per questo che lo aveva difeso? Aveva davvero sbagliato a giudicare Price solo per come voleva apparire, proprio lei che ne sapeva qualcosa. «Non ti penti neanche un po' di ciò che hai fatto?!» allargò le braccia, incredula.

«Non sapevo avesse il cancro», si giustificò.

«Non giustifica il tuo comportamento, hai cercato di ferire una persona per… Cosa? Aver fatto del sarcasmo? Aver detto la verità? Perché non ti ha assecondato nella tua farsa?» le si avvicinò, «Adesso avrò anche io lo stesso trattamento, Virgi? La farai pagare a chiunque non ti assecondi? La farai pagare anche a Dean?»

«Lui sta già subendo le conseguenze, soprattutto per aver cercato di allontanarti da me.»

«Cos-» aggrottò la fronte, confusa.

«E dopo questo, non mi pento nemmeno per averti fatto soffrire per quella foto», confessò facendola indietreggiare.

I suoi occhi castani erano sgranati, pieni di incredulità, di dolore ma anche di delusione. Il respiro si faceva lentamente irregolare. Il labbro inferiore iniziava a tremare, cercò di fermarlo tra i denti. «Che cosa hai fatto?»

E il tempo scivola viaWhere stories live. Discover now