Capitolo 18

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I studenti della mensa continuavano a chiacchierare, ignari della tempesta che stava per avvenire. Dean si voltò verso Josh, teso come una corda di violino.

«Non posso permetterle di farsi del male», affermò il moro, «Vado a farla ragionare».

«No, aspetta! Non è una buona idea!» cercò di fermarlo, ma il ragazzo si era già alzato velocemente dirigendosi al tavolo dov’erano sedute Wendy e Virginia. Insieme a loro c'erano le cheerleader e la squadra di football della scuola. Appena Mcdaniel si fermò davanti a loro tutte le ragazze si zittirono.

«Dean, tutto bene?» chiese preoccupata Jones, il ragazzo aveva un’espressione sul volto che non gli apparteneva. «È successo qualcosa?»

«Dimmelo tu», la corvina aggrottò la fronte, ancora più confusa.

«Hai sbattuto la testa?» s’intromise Perez, sghignazzando.

«Non intrometterti, iena», l’ammonì per poi tornare a guardare la sua ragazza, «Perché sembra che tu sia sua amica?»

«Perché è così», alzò un sopracciglio, «Lo siamo sempre state».

«Quindi vuoi farti umiliare ancora da lei?!»

«Sono libera di scegliere le mie amicizie da sola senza che tu mi faccia la predica!».

«Dean, se hai problemi con me non serve che te la prendi con Wendy», sentenziò acida Virginia.

«Ti ho già detto di starne fuori!» le urlò contro, zittendo tutta la mensa.

«Amico, perché non torni al tuo tavolo?» si alzò Blake Lyon, il ricevitore* della squadra di football. Girava voce che avesse segretamente una cotta per Virginia Perez, capo cheerleader. Il solito cliché vivente delle scuole americane. Aveva un andamento spavaldo e provocatore mentre si avvicinava a Dean.

«Ecco il quarto incomodo», ironizzò il moro sbuffando. «Non intrometterti».

«Amico, sei tu che hai lasciato il tuo posto per insultare le ragazze. Sparisci!»

«Dean», sussurrò Joshua, dopo averlo raggiunto, cercando di trattenerlo stringendogli la spalla. La vena del collo gli pulsava come se avesse delle convulsioni. I muscoli erano tesi come se stesse per trasformarsi in Hulk.

«La tua adorata Virginia si è intromessa, io stavo parlando con la mia fidanzata! Quello che deve sparire sei tu!»

«Ma come ti permetti!» urlò per poi iniziare a spingerlo. Il moro si difese, fino a quando, tutto sembrò andare a rallentatore.

Lloyd cercercava di separarli, l’unico pugno che fu sferrato, da Blake, lo colpì in pieno volto facendolo cadere a terra. Si strinse con entrambe le mani il naso. Il dolore era lancinante, delle gocce carminie colarono sul pavimento. Sperava solo di non essersi rotto il naso.

«Josh!» esclamò Dean avvicinandosi al riccio, preoccupato. Mentre Lyon rimase impietrito sul posto, guardando il ragazzo che aveva colpito.

«Cosa succede qui?» una voce tuonò autoritaria, il preside, Mitchell Stewart, era finalmente arrivato. «Voi due, nel mio ufficio. Adesso!» ordinò a Lyon e Mcdaniel, «Mentre tu, prima vai in infermeria», aggiunse guardando Lloyd. L’inevitabile era successo.

§

L'infermiera era appena uscita dall’’ambulatorio della scuola per ragguagliare il preside che Lloyd, ed il suo naso, stavano bene. Sospirò pesantemente ripensando a quanto era stato stupido a farsi colpire così, eppure, voleva fermarli. Voleva impedire a quell’idiota del suo amico di mettersi nei guai. Ma era successo comunque, entrambi erano nell'ufficio del preside. Sperava solo che, il preside Stwart, accettasse la sua richiesta di non convocare almeno i suoi genitori. Non voleva farli preoccupare, sempre troppo impegnati nel loro lavoro per badare a lui. Ricordava che una volta, in terza elementare, si scordarono di andarlo a prendere da scuola. Quella fu la prima di tante volte, fino a quando non fu capace di tornare da solo. Era sempre stato molto timido, aveva sempre avuto difficoltà a farsi degli amici e, quelle poche volte che lo invitavano, lui doveva sempre rifiutare. Se lo dimenticavano a scuola, figuriamoci ad una festa! Per questo, aveva passato la pre-adolescenza quasi nella totale solitudine, a casa. Tutto cambiò alle superiori, quando fece amicizia con Dean e Chris e, stranamente, dallo sfigato divenne uno dei ragazzi più popolari. Come se gli fosse mai importato. Ora, che gli piaceva davvero una ragazza che lo ricambiava, aveva buttato tutto all'aria. Per cosa? Per il suo senso di inadeguatezza che si portava dietro da anni. Doveva essere più egoista, avrebbe dovuto ricambiare quel bacio! Si spettinò nervosamente i ricci, seduto sullo sgabello di acciaio. Quando sentì aprire la porta sobbalzò, scoppiando quella bolla di pensieri. Ma, quando alzò lo sguardo, si trovò davanti la persona che meno si sarebbe aspettato di vedere.

E il tempo scivola viaWhere stories live. Discover now