Capitolo 37

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Erano passate settimane da quell’insolito pranzo nella tana dei leoni. Aveva rafforzato il legame con Duke e Elisabeth, che ormai avevano preso a preoccuparsi per lui: adesso aveva due nuovi segugi di Charlie a controllarlo a scuola. Per fortuna, con la loro inesperienza riusciva ancora a farla franca, a mentire spudoratamente sulla propria salute precaria. Non aveva più parlato con Margaret, ma sapeva che un rapporto amicale tra loro sarebbe stato impossibile; dopo averla vista, Vick continuava a sentire un bruciore alla bocca dello stomaco simile a quello che sentiva quando si relazionava con suo “padre”. Dal canto suo, Thomas lo chiamava ogni sera, ma erano state rare le volte in cui il teppista rispondeva al telefono. Di fatti, la maggior parte delle volte l’uomo era stato costretto a parlare con Charlie per essere aggiornato sul suo stato. Però, per quanto la situazione fosse migliorata, percepiva che qualcosa gli stesse sfuggendo. Come un bambino che rimaneva ad osservare il proprio palloncino volare via senza riuscire a recuperarlo, Victor si sentiva allo stesso modo con Christopher: come se non riuscisse ad afferrarlo. Nonostante ciò, il ragazzo rimaneva ancora al suo fianco. Scrutò la propria mano aperta e solitaria, seduto sul lettino in una stanza asettica e più vuota di come ricordasse. Per lui era divenuto strano non avere al suo fianco la presenza del Signor Stalker, che quella volta non aveva potuto autoinvitarsi perché nessuno era a conoscenza della sua presenza in ospedale. Aveva da poco concluso gli esami specifici di cui aveva parlato Barlow nell'ultima visita che aveva prececuto il ciclo di Chemioterapia, nonché l'unica volta in cui lo aveva scoperto a tossire sangue.

Price sospirò, a causa dell'anestesia locale al torace non sentiva dolore, ma solo del formicolio e pregò mentalmente che l'effetto lenitivo non passasse mai. Chiuse gli occhi e strinse il pugno di quella mano che avrebbe tanto voluto percepire il calore di quella di Chris. Quella mattina, nascondere di dover andare in ospedale era stato più complicato del previsto. Con suo zio Charlie era stato semplice perché, giorni addietro, lo aveva informato che sarebbe stato una giornata intera fuori città per lavoro, mentre con il suo ragazzo non era riuscito a trovare una scusa che giustificasse l'assenza da scuola.

Di fatti, quella stessa mattina, White, non vedendolo arrivare, gli aveva inviato un messaggio che lo aveva reso inquieto, non avendo una menzogna credibilmente pronta.

Stai bene?

Cosa avrebbe potuto rispondergli Price? Se avesse adottato la scusa del sentirsi poco bene, era sicuro che se lo sarebbe ritrovato dentro casa come se Chris fosse dotato di teletrasporto.

Perciò, optò per un: Sto bene, ho solo fatto tardi. Nel caso, entro la seconda ora.” Mentì, non sarebbe mai entrato. Non preoccuparti.

Ti aspetto ed entriamo insieme? provò a proporgli Christopher, ma per quanto lo desiderasse, Victor si costrinse a non cedere.

No, Bodyguard. Non dovevi consegnare il tuo tema di letteratura la prima ora?

Non me ne fai passare una, eh? Maledetto teppista da strapazzo.

Nessuna, Principessa Susie.”

Quella conversazione di norma lo avrebbe rallegrato, quasi alleggerito da quella preoccupazione opprimente della visita con la successiva attesa dell'esito di quegli esami, se non fosse stato per quell'ultimo messaggio. D'accordo mamma chioccia, ci vediamo a pranzo.

Quella promessa di ritrovarsi in mensa era stata come una secchiata d'acqua gelida. Non aveva avuto il coraggio di rispondere, di fingere ancora che avrebbe potuto mantenere quella implicita promessa di vedersi. Era rimasto a fissare il display fino al suo spegnimento, quando lo schermo gli resistuì il suo riflesso non più suo da molto tempo e l’impellenza di distogliere lo sguardo sovrastò quei sensi di colpa. Lo sapeva che aveva solo rimandato l'inevitabile, lo avrebbe scoperto quando non si sarebbe presentato nel luogo del loro appuntamento quotidiano.

E il tempo scivola viaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora