Capitolo 2

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E si ritrovava a prepararsi per la festa, nella sua camera, con Dean al telefono. Visto che Christopher non era capace di tenere lo smartphone tra la spalla e l’orecchio, era accuratamente poggiato sul comodino con il moro in vivavoce.

«Fammi capire bene, sei corso via dalla mensa per invitare una persona alla festa di sta sera.» ricapitolò mentre il biondo si abbottonava la camicia nera, davanti al lungo specchio verticale.

«Esatto», rispose distratto.

«E questa persona è un ragazzo?», sembrava più un'affermazione che una domanda.

«Si» sospirò alzando gli occhi al cielo, anche se non poteva vederlo.

«Amico, non pensavo disprezzassi la susina. Ma tranquillo, non ho nulla contro i tuoi gusti.»

«Dean!» lo richiamò alzando leggermente la voce, «Non sono fan della banana!»

«Pensi sempre a questo ragazzo?», iniziò l’interrogatorio.

«Si»

«Ti senti stupido quando ci parli?»

«Si»

«Amico, sei bello che fritto!», White sospirò rumorosamente. Quelle domande non dimostravano proprio nulla. «Chi sarebbe questo ragazzo?»

«Victor Price», il silenzio regnò nella stanza e dall’altro capo dell'apparecchio per almeno un minuto. Fino a quando, Mcdaniel non ricominciò.

«Scusami, dev’essersi interrotta la linea, chi è questo ragazzo?» ripropose.

«Victor Price» ripeté, sedendosi sul letto.

«Non ho capito. Devo cambiare questo telefono di merda!»

«Hai capito bene»

«Ma cosa ti è passato in quella testa piena di porno?!»

«Hey! Qui il falegname sei tu!» sottolineò Chris. «Che male c'è se ho invitato Victor?»

«Quindi, fammi capire. Tu sei corso fuori dalla mensa per invitare quel teppista?»

«Dovresti comprarti uno di quegli apparecchi per le orecchie. Perché non chiedi a tuo nonno se te lo fa provare? Magari ti piace lo stesso modello» lo canzonò sarcasticamente.

«Sento puzza di guai. Ci vediamo lì.» concluse ancora un po' scosso dalla notizia.

La chiamata con il suo amico terminò, lasciandolo al quanto confuso e spaesato. Cosa voleva dire Dean? Non lo stava giudicando dall’apparenza? Price non lo aveva neanche sfiorato con un dito, anche se lui aveva forzato ogni conversazione. Cosa poteva fare? Non riusciva più ad ignorarlo, a non parlargli, a non punzecchiarlo, a non rispondere a tono a quelle frecciatine sarcastiche del teppista. Al solo pensiero, un sorriso solcò quel volto asciutto, senza neanche rendersene conto.

Scese velocemente le scale, si infilò il bomber all’ingresso «Io vado!» annunciò.

«Dove vai?» chiese lapidario, Charles.

«Va a casa di Nick» s’intromise la sorella, seduta sul divano a guardare un film romantico con la madre e la sua migliore amica Diana.

«Devo accompagnarti? Io dovrei andare a vedere la partita di Football con i miei amici» ammise il padre, guardando l'orario dal suo orologio da polso.

«No, mi vengono a prendere».

«Chi?» chiese Melanie, rimasta in silenzio fino a quel momento. Come poteva rispondere a quella domanda? Poteva dire che lo accompagnava un amico ma Vick non lo era.

E il tempo scivola viaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon