Capitolo 21

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La campanella, che segnava la fine delle lezioni del mattino, era appena suonata. Gli studenti potevano finalmente pranzare nella mensa scolastica. Se doveva dire la verità, non aveva fame. Si sarebbe volentieri risparmiato quel “rituale” della scelta del tavolo, suddiviso stereotipatamente in scale sociali. Voleva evitare di sedersi vicino a Christopher, che era uno dei ragazzi popolari, avrebbe attirato l'attenzione più del dovuto. Solitamente non gli importava dell’opinione altrui, ma da quando il suo corpo era cambiato, aveva perennemente il viso pallido, era dimagrito così tanto, aveva paura che qualcuno capisse che lui aveva il cancro. Per non parlare degli occhi ancora rossi dall’attacco in bagno. Si guardò intorno con l'intento di svignarsela ma, una voce familiare che lo chiamava, gli sottolineò che era troppo tardi.

«Vick, com'è andata a lezione?» White lo affiancò sorridente mentre il teppista cercava di evitare di il suo sguardo. Price aveva ammesso, davanti a Duke, per la prima volta ad alta voce, che lui gli piaceva e il trovarselo lì, lo aveva al quanto destabilizzato. Era come se tutto diventasse molto più reale, tangibile. Aggrottò la fronte e lo fermò per un braccio, «Stai bene?»

«Sto bene mamma chioccia», lo schernì prima che Chris gli prendesse il viso tra le mani ed incrociasse, finalmente, lo sguardo con il suo.

«Hai gli occhi rossi, che ti è successo?» chiese apprensivo.

«Mi sono fumato una canna in bagno», alzò un lembo della bocca formando un sorrisetto irritante, «Qualcuno potrebbe vederci, sai?»

Adesso che glielo aveva fatto notare, i loro visi erano vicini tanto che il respiro dell’azzurrino gli accarezzava delicatamente il volto. Sussultò per poi guardarsi in torno in cerca di Ellen. Non vi era più nessuno nei corridoi. «Non mi importa. L’unica cosa in cui non mi sento pronto è dirlo alla mia famiglia».

Sgranò gli occhi, basito. Daniel si vergognava di lui e della loro relazione mentre, al biondino, anche se non erano fidanzati, non importava nulla. Quindi era vero che lui non si vergognava? Non ci era abituato.

«Sei bravo a cambiare discorso, cosa ti è successo?»

«Ho avuto un attacco di tosse in bagno, contento?» si arrese distogliendo lo sguardo, per poi riportarlo su quelle iridi color miele, così dolci. Con il pollice gli accarezzava una guancia, delicato. Poteva davvero lasciarsi andare? Poteva davvero farsi vedere debole? Non poteva sapere la risposta, ma ne aveva bisogno. Poggiò la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi. «Sono stanco», sussurrò flebile per poi sollevare le palpebre.

«Vorrei tanto fare di più», si morse il labbro inferiore prendendogli le mani tra le sue.

Price avvicinò la bocca alla sua, negli occhi aveva una scintilla diversa. Le iridi azzurre come il fondo dell'oceano gli impedivano, se solo avesse voluto, di distogliere lo sguardo. Magnetici. Le labbra del teppista si unirono a quelle del biondino. Quel bacio a stampo era diverso, non solo perché per la prima volta era stato Vick a prendere l'iniziativa, ma perché era devastante come la prima volta, in quell’appartamento, soli. Gli sembrava di toccare il cielo con un dito. Quel bacio, così breve, così fugace, sembrava fosse durato così a lungo ed allo stesso tempo così poco.

«Stai già facendo troppo», sussurrò a fior di labbra, accarezzandole con le sue, al pronunciare quella frase.

Christopher si staccò lentamente, come se si stesse sforzando di farlo. «Devo dirti una cosa».

«Prevedo guai», alzò un sopracciglio.

«I miei amici sanno che mi piaci», Victor spalancò gli occhi, «E sanno della tua malattia».

«Che?»

«Mi dispiace non avertelo detto prima, non c'è stata occasione. La Chemio, le visite…»

E il tempo scivola viaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora