Di Male in Peggio

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Il sole che filtrava dalla finestra mi fece aprire un occhio per ispezionare la stanza; mi voltai dall'altra parte, non trovando più mia sorella. Dopo esser rimasta indecisa su cosa fare, mi alzai più stanca di prima, andando verso il bagno; entrai, trovando Yuri con solo un asciugamano addosso. Quella scena mi ricordava molto il giorno prima, ma quella visione era molto meno piacevole.
«Oddio, scusa!» Mi coprii velocemente gli occhi, uscendo dalla stanza all'indietro, ma inciampai in qualcosa, cadendo; un paio di mani forti mi afferrarono, evitandomi una caduta dolorosa.
«Grazie» pronunciai, sorridendo imbarazzata, mentre mi rimetteva in piedi. Lo guardai meglio e sembrava invecchiato parecchio rispetto all'ultima volta che lo avevo visto, aveva i capelli più brizzolati e il viso stanco.
«Di niente, ci sono sempre se hai bisogno.» Mi fece l'occhiolino e sentii la sua mano sfiorarmi leggermente il sedere, prima di tornare in bagno; sgranai gli occhi, rimanendo a bocca aperta.
Scesi velocemente al piano inferiore cercando mia sorella, ma di lei non c'era traccia; doveva essere già uscita per il corso pre-parto che frequentava, anche di domenica.
Finita la colazione sentii dei passi nella mia direzione, così alzai lo sguardo dalla tazza, vedendo Yuri vestito in modo sportivo.
«Vai a correre?» chiesi, mentre prendeva del succo.
«No, no, è il mio abbigliamento da casalingo.» Rise di gusto, con il suo vocione profondo che mi fece spuntare un sorriso sulle labbra; si sedette accanto a me, sorseggiando la bevanda per poi puntarmi gli occhi addosso. Iniziai subito a sentirmi a disagio; lo conoscevo da molto tempo, eppure il suo sguardo era talmente intenso e diverso dal solito, che avrebbe potuto trafiggermi.
«Cosa c'è?» chiesi, molto imbarazzata, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Sei bellissima, sai?» La sua mano scivolò sotto il tavolo, fino ad accarezzarmi la coscia; d'istinto mi alzai , allontanandomi.
Cosa stava facendo? Ci stava forse provando con me? La sorella di sua moglie? Non era mai stato così. Quando ce lo presentò era un bravissimo ragazzo, dedito al lavoro e a lei, mentre in quel momento non sembrava affatto la stessa persona; aveva una strana luce negli occhi.
Si alzò anche lui, avvicinandosi però lentamente e con un sorrisetto che avrei voluto togliergli a suon di schiaffi.
«Amanda, non voglio farti del male.» Arrivò davanti a me, bloccandomi al bancone della cucina; era decisamente più forte di me, come del resto ogni uomo sulla terra, e io mi sentivo in trappola. Non capivo cosa stesse succedendo, perché si stesse comportando in quel modo. Iniziavo ad avere paura.
«Yuri, lasciami stare.» Cercai di utilizzare un tono più fermo e deciso possibile, ma in realtà avrei solo voluto che ci fosse James a togliermelo di dosso.
«Sei sempre più bella...» Mi accarezzò la guancia per poi scendere con la mano, fino a sfiorarmi il seno, percorrendo il mio corpo con gli occhi; un potente senso di nausea si impossessò del mio corpo.
Non potevo credere a cosa stesse facendo.
Nel momento in cui tentò di avvicinarsi ancora di più, la sentii: puzza di alcol. Aveva bevuto già di prima mattina? Eppure non sembrava ubriaco.
Cercai di staccarmelo di dosso, spingendo le mani contro il suo petto, ma lui, in risposta, appoggiò le mani sul mio sedere, stringendolo.
«Aggressiva, mi piace.» Vidi il suo viso avvicinarsi ancora, mi sfiorò il naso con il suo e capii che stava per baciarmi, ma riuscii a spostarmi in tempo, facendo finire le sue labbra sulla mia guancia. Lo sentii irrigidirsi e con una mano afferrarmi le guance per tenermi ferma; il suo sguardo divenne più duro e si riavvicinò nuovamente al mio viso.
Non sapevo cosa fare, non volevo che mi baciasse, non volevo tradisse mia sorella così e soprattutto non mi sarebbe mai neanche passato per la mente di farmi piacere proprio lui.
In un attimo lo sentii staccarsi da me, piegandosi in due e grugnendo dal dolore. Solo allora realizzai di avergli tirato una ginocchiata nelle parti intime. Di corsa mi precipitai su per le scale, chiudendomi in camera; presi dei vestiti di mia sorella prima che rimanesse incinta e mi vestii in fretta, con il cuore che batteva forte.
«Amanda... ti prego, aprimi.» Bussò alla porta un paio di volte.
La sua voce si era addolcita, ma avevo paura ad aprire; non tanto per il fatto che temessi la sua persona, ma perché non riuscivo a credere che il marito di mia sorella potesse essere un mostro del genere. Sentivo lo stomaco in subbuglio e sudavo freddo, il cuore mi martellava nel petto e il respiro mi si era accorciato parecchio, quindi mi sedetti un minuto sul letto, mettendomi le mani nei capelli.
«Amanda, scusami, non volevo.» Lo sentii sospirare e poi appoggiarsi alla porta.
«Vai via se non vuoi che dica tutto a mia sorella!» Riuscii ad urlare, mentre facevo dei respiri profondi per calmarmi.
Udii i suoi passi allontarsi dalla porta e mi sdrai sul letto, in attesa che tornasse mia sorella; non sarei uscita da lì per nessuna ragione al mondo.


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