Natale

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Avevo tolto la vibrazione dal telefono e inserito la modalità sonora, nel caso qualcuno mi avesse cercata durante quella giornata – in cui avevo solo il desiderio di starmene al caldo sotto le coperte.
Quando sentii il primo squillo mi rigirai dall'altra parte, ma dato che non accennava a smettere, presi il telefono, constatando che fossero le dieci passate. Risposi distrattamente con ancora gli occhi semi chiusi e la voce impastata.
«Auguri sorellinaaa!» Come volevasi dimostrare lei doveva essere la prima e la più euforica nel farmi gli auguri di Natale.
«Auguri anche a te sorellona, come ve la passate?» Mi misi a sedere, facendo scivolare le coperte dal mio busto; un freddo glaciale mi fece rabbrividire.
«Bene, tra poco andiamo dai parenti di Yuri che a proposito vuole farti gli auguri, te lo passo.» Avrei voluto dirle che non ce n'era bisogno, ma la voce di Yuri me lo impedì.
«Buon Natale, Amanda.» Aveva un tono basso e quasi timoroso.
«Grazie Yuri, anche a voi, salutami la tua famiglia.» Mi vennero in mente le scuse che mi aveva rivolto la sera della loro festa di anniversario; mi sembrava sincero, anche se il suo gesto, o ciò che comunque aveva in mente di fare, non era facile da dimenticare e perdonare.
«Grazie, spero di vederti presto.» Trattenni il respiro per un secondo; sicuramente non c'era malizia nella sua voce, non doveva essere così, non poteva.
«Allora ci sentiamo domani, tesoro?» Tornai a respirare sentendo la dolce voce di Jennifer.
«Certo» risposi con un filo di voce e ci salutammo.
La giornata era già iniziata male, speravo solo che migliorasse.




Dopo essermi fatta una doccia bollente ed essere scesa in cucina per mangiare qualcosa, notai, con mia grande gioia, il paesaggio che mi si presentava fuori dalla finestra: era completamente candido, segno che il meteo non aveva sbagliato.
Sorrisi, ammirando quello spettacolo per qualche minuto per poi prendere la mia tazza e riempirla con la cioccolata che mi ero preparata; non c'era niente di meglio di quella per risollevare l'umore a una ragazza.
Il telefono emise un trillo acuto, lo recuperai da sopra il tavolo e lessi il messaggio.

- Buon Natale Amanda, spero di vederti oggi -

Sorrisi, dando un altro sorso alla mia cioccolata. Non avevo ancora deciso se sarei passata a trovare Luke; da una parte stare sola mi metteva addosso una malinconia e una nostalgia enorme, dall'altra sentivo che andare da lui non sarebbe stata proprio una grande idea. Mi aveva evitata per quasi un mese e poi era ritornato come se nulla fosse – chiedendo il mio aiuto – e io non l'avevo cacciato, anzi, l'avevo fatto rimanere, continuando a chiedermi il motivo di quella scelta.
Avrei potuto salutarlo per sempre, non avevo certo bisogno di un ragazzino come lui nella mia vita, ma forse era proprio quello il punto: forse non era così.

- Buon Natale a te. Magari dopo le quattro e mezza? -

- Certo, dalle quattro in poi io sono qui, ti aspetto -

Ritirai il telefono senza accorgermi del sorriso smagliante che stavo sfoggiando; finii la mia cioccolata andando ad accomodarmi sul divano mentre la mia mente era occupata a pensare cosa poter indossare per il pomeriggio.
Finché stavo in casa non c'erano problemi: indossavo il pigiama o qualcosa di comodo, ma per uscire, soprattutto con quel freddo, avrei avuto bisogno di un abbigliamento adeguato – che non mi facesse tremare, ma neanche sembrare l'omino della Michelin.
Dopo aver consumato il mio buonissimo pranzo di Natale, accompagnata da qualche film a tema che passava alla televisione, lavai i piatti e mi precipitai in camera per cercare qualche abbinamento.
Provai leggins, felpe, vestiti, gonne, maglionicini; praticamente svuotai il mio armadio, ma non trovavo nulla di adatto, nulla che mi convincesse.
Rassegnata e anche abbastanza delusa, mi guardai allo specchio.
Scrutai con attenzione il mio viso, i miei capelli, il mio corpo e mi chiesi per quale ragione mi preoccupavo tanto del mio abbigliamento; dovevo semplicemente incontrare un amico.
Anzi, in realtà era semplicemente un ragazzino che stavo aiutando ad essere più sicuro di sé e che ci stava riuscendo.
Infilai un paio di jeans comodi e un maglionicino che mi era stato regalato da mia madre qualche anno prima; andai in bagno a sistemarmi i capelli, ma anche lì mi resi conto che non valeva la pena perderci il senno, così mi passai un velo di trucco, infilai degli stivali e scesi prendendo il cappotto più pesante che possedevo.
Uscii di casa, entrando in macchina e partendo verso il college.
Durante il tragitto non potei fare a meno di osservare le vite degli altri nelle loro abitazioni: alcune famiglie si intrattenevano allegramente con giochi e divertimenti vari, alcune coppie si godevano un po' di meritata solitudine e c'era perfino chi si stava impegnando per creare un fantastico pupazzo di neve.
C'era davvero qualcosa di magico durante il Natale.



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