Impulsi

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Rimasi a fissarlo finché non sentii la presa farsi sempre più debole; sospirai e ne approfittai per liberarmi ed alzarmi dal letto. Avevo intenzione di ripulire quello schifo e far tornare per lo meno un minimo di ordine; anche se per i preservativi avrei lasciato che ci pensasse lui, il ribrezzo era troppo elevato.
Mi misi al lavoro nell'immediato, sistemando ogni traccia di quel caos: iniziai con il radunare tutte le bottiglie vuote in un sacchetto che avevo miracolosamente trovato in bagno, poi passai al raccatto delle canne per buttarle nel cestino che era nel bagno, raccolsi anche i vestiti che erano in giro per poi buttare tutto in un cestello posizionato sempre in bagno.
Dopo quella che sembrava essere un'ora, il mio lavoro era terminato; mi sciacquai le mani e il viso tirando un sospiro di sollievo, quando sentii chiamare il mio nome con insistenza. Stavo per uscire dal bagno e mostrarmi a Luke, quando me lo trovai davanti con un'espressione preoccupata; il suo sguardo mi trafisse e subito dopo sorrise, avanzando verso di me; non capivo cosa stesse succedendo finché non mi ritrovai tra le sue braccia.
«Credevo te ne fossi andata.» Mi strinse più forte, quasi togliendomi il respiro e fui costretta ad allontanarlo con la mano per trovare un po' di ossigeno. Alzai lo sguardo su di lui, notando con sollievo che il rossore agli occhi fosse passato quasi del tutto; stavo per proferire parola, ma mi fu impedito dalle sue labbra che, con prontezza, si appropriarono delle mie, in un bacio inaspettato.
Chiusi gli occhi, assaporando le sue labbra muoversi dolcemente; un turbinio di emozioni mi esplose nello stomaco facendomi desiderare di più, ma la ragione non avrebbe ceduto a quell'azione sbagliata; lo allontanai con un gesto veloce della mano, guardando altrove.
«No, Luke.» Mi passai la lingua sulle labbra e i suoi occhi, che si erano riaperti lentamente, seguirono quel movimento con talmente tanta intensità da potermele consumare.
«Mi spiace, ma non posso resistere.» Mi sentii prendere per i fianchi per poi ritrovarmi di nuovo a contatto con le sue labbra, più bramose di possedermi. Le sue mani si mossero velocemente sul mio corpo, fino a prendermi saldamente per le cosce e alzarmi per poi appoggiarmi su una superficie gelida; rabbrividii cercando di muovermi per levarmi da quella presa, ma al posto di scansarlo, gli accarezzai i capelli attraendolo più a me.
L'atmosfera si era caricata di elettricità e quando si insinuò tra le mie gambe facendomi sentire quanto mi desiderasse, nel mio cervello scattò un campanello d'allarme che mi diede la forza di staccarmi da lui.
«Ci... ci sono dei preservativi nella tua stanza, dovresti levarli... il resto l'ho fatto io.» Deglutii, ancora affannata per il bacio intenso che ci eravamo scambiati, ma lui mi fissava in modo strano, tanto, che ebbi paura fosse ancora sotto l'effetto dell'erba, nonostante il rossore fosse completamente passato.
«Mmh...» rispose, con lo sguardo fisso ancora sulle mie labbra; strinse le mani sulle mie cosce, facendomi sussultare. Odiavo ammetterlo, ma se non si fosse allontanato entro qualche minuto, avrei ceduto alla tentazione di baciarlo di nuovo, che sì, era forte.
«Luke, dai, devo... devo andare.» Cercai di muovermi per toglierlo dalla sua posizione, ma non si smuoveva di un millimetro, mi fissava in silenzio premendo le mani sulle mie cosce. «Luke, mi senti?» chiesi, spazientita da quella sua aria persa nel vuoto; la situazione ci stava sfuggendo di mano e se mi avesse baciata ancora non credevo sarei riuscita a liberarmene.
Non accennava a fare il minimo movimento, così gli presi il viso tra le mani, per fare in modo che mi guardasse negli occhi e quando accadde, tentò di nuovo di avvicinarsi a me, ma glielo impedii tenendolo fermo con tutta la forza che avevo.
«Non voglio lasciarti andare» sussurrò, levandosi le mie mani dal viso per incatenarle con le sue.
«Devo andare.» Mentivo, ma se fossi rimasta sarebbe stato peggio; alla fine lui si era dichiarato, sapevo fin troppo bene cosa provava per me; il vero problema era quello che anche io provavo con lui, del tutto sbagliato e privo di logica. Non possono piacersi due persone con così tanta differenza d'età.
«Tra un mese sarà il mio compleanno e voglio passarlo con te.» Sgranai gli occhi, tornando alla realtà, udendo il tono con cui aveva pronunciato quelle parole: deciso.
«L-Luke... devo andare.» Provai a sviare la questione e, finalmente, si allontanò da me, passandosi una mano tra i capelli.
Senza che nessuno aggiungesse nulla, scesi dalla credenza del lavandino e andai a recuperare la mia borsa, avviandomi verso la porta.
«Grazie» disse d'un tratto, facendomi fermare; mi voltai trovandomelo di fronte e sussultai sentendo il cuore esplodere.
«Di niente.» Mi uscì un filo di voce e un debole sorriso. In un attimo le sue labbra premettero di nuovo sulle mie, ma non con la foga del bacio precedente, era più dolce e soprattutto veloce, in quanto si staccò in fretta, sorridendo e lasciandomi nuovamente interdetta. Senza ribattere e con le gambe tremolanti, uscii dalla sua stanza per tornare alla mia macchina, destabilizzata dal susseguirsi di quegli avvenimenti strani quanto, purtroppo, piacevoli.



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