Amore

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Il giorno del suo compleanno arrivò in fretta.
Mi aveva chiesto più volte la motivazione della mia fuga sul più belloriportando le sue stesse parole – e io gli avevo semplicemente risposto che era tardi e dovevo tornare a casa, anche se non mi aveva creduto. Di certo non potevo dirgli che temevo di fare un passo sbagliato e affrettato; che poi, in fondo, non era proprio una bugia.
«Ho comprato delle pizze.» Sollevò il braccio, mostrandomi i cartoni quando gli aprii la porta.
«Sai almeno come la volevo?» Sbuffai una risata, seguendolo in cucina.
«Io ho preso due Margherita, per non sbagliare.» Appoggiò tutto sul tavolo, girandosi poi verso di me e osservare la mia espressione imbronciata.
«Ti perdono solo perché è il tuo compleanno.» Rimase serio per pochi secondi, scoppiando poi a ridere e avvicinandosi a me; appoggiai le mani sul suo petto, alzando il viso per incontrare i suoi occhi.
«Sono un ragazzo fortunato allora.» Mi mostrò un ampio sorriso, prima di appoggiare delicatamente le labbra alle mie; ricambiai quel piccolo bacio, cercando di staccarmi subito dopo, ma si riprese le mie labbra, stringendo le mani ai miei fianchi.
Gli accarezzai il viso, sentendo quell'accenno di barba che mi faceva impazzire; le sue mani si mossero su di me, scendendo fino a raggiungere il mio sedere che strinse con decisione, provocando una risata da parte mia. I nostri denti si scontrarono per poco e con uno scatto gli afferrai il piercing; avevo tanto desiderato provare a farlo, ma temevo fosse inopportuno o gli desse fastidio, eppure anche lui ridacchiò, lasciandomi fare. Poco dopo ci staccammo e ci sorridemmo a vicenda; con lui mi sembrava tutto così spontaneo e quasi stentavo a credere che fosse vero.
«Oggi sono vent'anni, sai?» Si allontanò, andando a sedersi per iniziare a mangiare.
«Lo so.» Sorrisi, andando a sedermi accanto a lui.


Ci lasciammo cadere sul divano tra le risate; accesi la TV, iniziando a girovagare tra i vari canali. Speravo ci fosse qualcosa di decente per poterci godere una serata tranquilla, ma capii che la sua idea di rilassarsi era tutt'altra quando mi prese le gambe, portandole sopra di sé, per poi fiondarsi sul mio collo.
«Credevo che impazzissi per le mie labbra» commentai ridendo, presi il telecomando e spensi la televisione.
«Impazzisco per ogni centimetro della tua pelle.» Il suo sussurro mi arrivò dritto nell'anima, facendomi rabbrividire; mi morsi il labbro, lasciando che percorresse il mio collo con le sue labbra, fino all'allacciatura della mia camicia. A quel punto mi mossi, sistemandomi a cavalcioni sopra di lui; si staccò da me per rivolgermi un'occhiata confusa. Sapevo che quello che avrei fatto dopo era completamente sbagliato, ma ero stufa di dar retta al mio cervello: volevo farlo e l'avrei fatto.
Iniziai a slacciarmi la camicia e, quando Luke si accorse del mio gesto, gli si illuminarono gli occhi; vedendo parte del mio seno scoperto, il suo corpo reagì istantaneamente, permettendomi di sentire tutto il suo desiderio verso di me, che non fece altro che alimentare il mio verso di lui.
«Non aspettavo altro.» Continuò a baciarmi il seno, impedendomi di rimanere lucida ancora per molto. Finì di slacciarmi la camicia per poi levarmela velocemente, mentre continuava ad accarezzarmi la schiena; fece per slacciarmi il reggiseno, ma gli tolsi la mano, staccandolo dalla mia pelle.
«No... Luke non...» M'interruppe, sbuffando.
«Cosa c'è ancora che ti frena? Dai, lo vogliamo entrambi. Lo voglio più di ogni cosa, Amanda; voglio che i nostri corpi si fondando come ad essere uno solo, voglio te, ti voglio in ogni senso... qui, adesso.» Le sue parole mi trafissero il cuore; tutto quel desiderio che aveva per me, quella voglia di avermi, il respiro corto e gli occhi bramosi di riprendere a baciarmi, mi fecero sorridere.
«In realtà stavo per dire non qua... quindi...» Ridacchiando mi alzai da lui, che era passato da avere un'espressione scocciata, ad affrettarsi per alzarsi dal divano e trascinarmi di peso verso il piano superiore.
Una risata genuina mi lasciò le labbra quando mi buttò sul letto per aprirmi le gambe ed insinuarsi fra esse, ma smisi di ridere appena riprese da dove aveva interrotto.
Chiusi gli occhi, godendomi le sue labbra percorrere il contorno del mio seno, finché non mi sollevò riportando le mani sul gancetto del reggiseno. Non mi opposi, non volevo farlo, volevo lasciarmi trascinare da quel turbinio di emozioni che mi stava invadendo il cuore, oltre che il corpo.
«Sei perfetta.» Osservò il mio seno nudo per qualche secondo per poi portare lo sguardo nei miei occhi; le sue mani iniziarono a massaggiarmi con dolcezza mentre mi baciava con trasporto, le mie mani afferrarono i lembi della sua felpa per poi alzarla e infine togliergliela sotto il suo sguardo colmo di desiderio.
Si allontanò da me, alzandosi dal letto, ma solo per slacciarsi i pantaloni. Decisi di alzarmi anche io e gli fui subito di fronte; se fossi rimasta lì, ogni dubbio mi avrebbe impedito di andare avanti e mi serviva che m'infondesse fiducia con il suo sguardo.
Ci liberammo da ogni indumento e i nostri occhi non si staccarono gli uni dagli altri per un solo secondo; ero spaventata e in ansia, lo ammetto: temevo di commettere un grosso errore a concedermi a un ragazzo più piccolo, ma il mio corpo aveva ormai deciso di ascoltare il cuore.
Riprese a baciarmi mentre camminavamo verso il letto e mi fece sdraiare, tornando nella posizione di prima; appoggiò le mani sui miei fianchi, premendo le dita sulla mia pelle. Attesi, attesi di sentirlo dentro di me e, quando accadde, gemetti più forte che riuscii.
Il suo corpo si muoveva lentamente, ma allo stesso tempo desideroso di possedermi; strinsi le gambe attorno al suo busto mentre cercavo di seguire quell'armonia che si stava creando tra di noi.
I nostri gemiti si confondevano l'uno con l'altro mentre gli stringevo i capelli tra le mani e sentivo le sue labbra passare dal mio seno alle mie labbra, lasciando uscire dalle sue tutta la passione del momento.
Mi stava piacendo, forse più del dovuto; sentivo che non ne avrei mai avuto abbastanza.
Quando le sue mani si staccarono dal mio corpo per intrecciare le dita con le mie, i nostri movimenti divennero una sintonia perfetta che portò entrambi all'orgasmo.
Urlai il suo nome per esternare tutto il piacere che provavo e lui fece lo stesso, lasciandomi un dolce bacio a fior di labbra.

Nonostante sentissi un caldo allucinante e il mio cuore battesse all'impazzata, m'infilai sotto le coperte; mi sentivo a disagio rimanendo nuda di fronte a lui. Non che non mi piacesse il mio corpo, ma mi dava una strana sensazione.
Subito mi raggiunse con un sorriso soddisfatto stampato in volto, eppure il mio cervello aveva riniziato a funzionare e tutto il senso di colpa si stava facendo sentire.
«Non dici nulla?» Volsi il viso verso di lui, stringendomi il lenzuolo al petto.
«Cosa dovrei dire?» Mi sistemai su in fianco per vederlo meglio.
«Non so... se ti è piaciuto... se ti ha fatto schifo.» Sospirò, rimanendo supino e osservando il soffitto. Se credeva che non mi fosse piaciuto si sbagliava di grosso, ma se avesse saputo che ero piena di ripensamenti avrebbe reagito molto peggio.
«No, Luke, è stato perfetto.» Mi sentii arrossire per le mie stesse parole e lui si decise a guardarmi. Allungò una mano e mi avvicinò a sé, a contatto con la sua pelle.
«Allora mi spieghi cosa c'è?»
«Niente, Luke.» Evitai il suo sguardo, puntando gli occhi sul suo collo.
«Non è vero, avanti, ti ha fatto schifo, vero? Non sono abbastanza bravo, ammettilo.» Alzai gli occhi, incontrando i suoi. Aveva i lineamenti tirati e la mascella serrata.
«No,» mi lasciai andare a una leggera risata, appoggiando il viso sul suo petto; «è stato davvero bellissimo, Luke, credimi, è stato fantastico.» Chiusi gli occhi, assaporando per un secondo il suo odore, ma subito tornai alla realtà.
«Allora cosa c'è che non va?» Mi accarezzò la schiena e alzai il viso verso di lui.
«Niente, è tutto a posto.» Sorrisi debolmente, ma dal suo viso capii che non mi aveva creduto.
«Amanda, avanti, dimmi.» Mi allontanai di scatto, girandomi dal lato opposto.
«È sbagliato, va bene? Sei più piccolo e non...» Mi trascinò indietro, prendendomi con forza e facendomi voltare verso di lui.
«Cazzo, Amanda, sono stufo di questa storia. Ho vent'anni, li ho fatti oggi, quindi devi smetterla di pensare a questo fatto dell'età! Quanta gente sta con persone più grandi anche di quindici anni?! Perché noi non potremmo?» Mi strinse a sé con forza e sentii che il cuore prese a battergli velocemente: era davvero arrabbiato.
«Ma quelle persone non fanno... l'amore.» Sospirai, guardando altrove.
«Appunto! Noi sì, noi lo facciamo! E non venirmi a dire che è sbagliato, perché una cosa così bella non può essere sbagliata!» Riportai lo sguardo nei suoi occhi e lo guardai per qualche secondo, analizzando le sue parole.
Aveva ragione, ma sapevo di avere ragione anche io – in parte
Gli presi il viso tra le mani e lo baciai, stringendomi a lui come se potesse scivolarmi via da un momento all'altro; un bacio così innocente che presto si trasformò in una ricerca dell'altro. L'intreccio che stavano creando le nostre lingue era come una promessa, una promessa di rimanere uniti, almeno per il resto della serata.
Mi sorrise quando sciogliemmo la nostra unione, per poi appoggiarmi il capo contro il suo petto; rimasi tra le sue braccia, cullata da quel silenzio così piacevole.
«Dovrei trovarti un soprannome» disse d'un tratto, facendomi alzare il viso. «Piccola non ti posso chiamare perché è evidente che non lo sei...» Rise mentre mi accigliavo, cercando di ammutolire i sensi di colpa. «Quindi devo trovarti un altro soprannome» concluse, continuando a guardarmi.
«Perché dovrei avere un soprannome?» Accennai un sorriso, portando una gamba sulla sua per stare più comoda.
«Perché è una cosa bella... vediamo...» Alzò gli occhi verso il soffitto, assumendo un'aria pensierosa. Sorrisi osservandolo: era davvero bello; ma non solo fisicamente, aveva quella rara bellezza che si ha solo quando nel cuore c'è un animo buono, dolce, giusto e lui era veramente bello, dentro e fuori.
«A... Am... mmmh.» Sperai con tutto il cuore che non dicesse "Amy" o "Anda", nomignoli con cui mi chiamavano rispettivamente Francisco e James. «Amore.» Tornai alla realtà, notando che mi stava fissando.
«Come?» Sbattei le palpebre un paio di volte, cercando di capire se avesse parlato con me.
«Amore... sei il mio amore.» Sorrise, scoprendo i denti; voleva davvero che il mio soprannome fosse amore? Voleva davvero chiamarmi così ogni volta che stavamo assieme? Sì, me l'aveva appena detto e in quel momento pensai che non c'era nulla di più bello che sentirmi chiamare così da lui.




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Salve a tutti lettori cari,
Come avrete notato, in questo capitolo succede qualcosa di nuovo e anche molto bello (a mio parere).😍
Spero davvero di aver descritto bene la scena senza destare disgusto in nessuno di voi.

E spero, come al solito, che il capitolo vi sua piaciuto
Fatemelo sapere tramite un commento

Un bacio a tutti 😘❤
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Changes.Where stories live. Discover now