Sentimenti

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Alla fine non ce l'avevo fatta a chiamarlo.
Ogni volta che provavo a far partire la chiamata c'era qualcosa che mi bloccava con il dito a mezz'aria, anche se non capivo cosa.
Febbraio volgeva al termine e non avevo più sentito Luke; da una parte temevo che potesse di nuovo ridursi come l'ultima volta, ma di certo non potevo essere la sua balia. Poi c'era Rachel.
Era venuta da me perché sapeva che potevo aiutarlo, però lei era innamorata di lui; chi ero io per mettermi in mezzo?
Era molto meglio se lui stesse con lei, erano coetanei e... lo amava.
Qualunque cosa provasse per me, l'avrebbe sicuramente dimenticata in poco tempo.


Il lavoro era davvero estenuante, stavano aumentando le richieste dei contratti con altre aziende ed ero costretta ad intermediare con queste, essendo la segretaria di Victor.
«Seyfried, vieni un momento» mi sentii chiamare una sera dal mio capo. Mi alzai, dando una rapida occhiata a Denise che mi guardò alzando le spalle, non cosciente di cosa potesse volere da me.
«Mi dica.» Entrai nel suo ufficio, situato proprio di fianco al nostro; la poltrona era rivolta verso la vetrata che dava una discreta vista sui palazzi più rinomati di New York.
«A che punto sei con i documenti che ti ho assegnato?» Girò la sedia verso di me, per poi alzarsi e passarsi distrattamente una mano sul viso.
«Me ne mancano solo due, vuole che li finisca stasera?» chiesi, conscia che fossero quasi le sette.
«No, no, vai pure a casa.» Mi rivolse un mezzo sorriso.
«È sicuro?» Era molto strano che mi mandasse a casa così presto, soprattutto quando c'era ancora del lavoro da finire.
«Sì, sì, vai pure, lo finirai domani, buona serata.» Si sedette nuovamente sulla sedia, trafficando con dei fogli; senza dire nulla uscii dal suo ufficio e lo sguardo indagatorio di Denise si puntò su di me.
«Hai sentito?» le chiesi, ancora confusa dal gesto di Victor.
«Sì... che strano... beh, almeno hai la serata libera.» Ridacchiò tornando al suo lavoro, ma c'era comunque qualcosa che a me non tornava, non era affatto da lui comportarsi così.



Uscita dall'ufficio non me la sentivo di andare a casa, stare in completa solitudine non mi andava e quindi iniziai a guidare verso una meta ancora ignota.
Girovagai per una mezz'oretta, finché non arrivai nei pressi di Battery Park; adoravo passeggiare in quella distesa di verde, accompagnata dalla vista del fiume.
Parcheggiai scendendo dalla macchina per poi entrare nel parco; osservai le coppiette che sorridevano felici, mano nella mano e mi diressi verso il percorso che costeggiava la distesa d'acqua.
Il sole era già tramontato da un po', ma si potevano intravedere lievi sfumature arancioni mescolate al blu scuro della notte imminente. Sorrisi senza motivo, appoggiandomi alla ringhiera; adoravo osservare quello spettacolo, quell'incastro di colori mi regalava sempre una strana serenità.
«Bello, eh?» Mi voltai di scatto, sentendo la voce di Luke; incontrai i suoi occhi malinconici, mentre le sue labbra erano increspate in un sorriso.
«Che ci fai qui?» gli chiesi visibilmente stupefatta, il mio piano di evitarlo stava fallendo ancora.
«Potrei farti la stessa domanda, sai?» Si avvicinò di qualche passo, ammirando il paesaggio di fronte a noi.
«Sono qui perché amo venire in questo luogo... per rilassarmi.» Continuai a guardarlo mentre sospirava e si voltava lentamente verso di me.
«Ho aspettato che mi scrivessi, Amanda.» La saliva mi andò quasi di traverso e deglutii a fatica, osservando il suo sguardo farsi più duro, accusatorio.
«Scu...» Non mi fece finire che riniziò a parlare.
«L'ho capito, Amanda... ho capito che vuoi starmi alla larga, ho capito che ho fatto male a sperare in qualcosa, ho capito e ormai mi arrendo; se non vuoi vedermi me ne andrò per sempre dalla tua vita» concluse, stringendo i pugni, senza lasciare i miei occhi nemmeno per un secondo.
Mandai giù quel boccone amaro, consapevole che aveva ragione; non fiatai, rimasi solo a fissarlo, in silenzio, aspettando che facesse qualsiasi altra cosa.
«Questo è un addio, no? Non ci vedremo più, spero sarai contenta.» Si passò nervosamente una mano tra i capelli.
«Qualsiasi cosa tu provi per me smetterà molto presto.» Riportai lo sguardo sul cielo, ormai divenuto completamente scuro.
«E ne sei così convinta perché...?»
«Perché ho trent'anni Luke, tu devi fare le tue esperienze, stare con i tuoi coetanei, stare con Rachel...» Il suo nome mi uscì quasi a fatica.
«Cosa c'entra Rachel?» Mi voltai verso di lui, vedendo la sua fronte corrugata.
«È venuta da me... quando stavi male, mi ha chiesto di... aiutarti. Lei ti ama, Luke.» I muscoli del suo viso si rilassarono, fino a non avere nessuna espressione.
«Quindi sei venuta da me perché te lo ha chiesto lei...» sussurrò più a sé stesso che a me «e... ed è venuta a casa tua?» Alzò le sopracciglia in un'espressione stupita.
«Sì, Luke, lei ti ama.» Tornai a fissare l'acqua di fronte a me e lo sentii sospirare dopo qualche secondo di silenzio.
«Beh... magari... potrei riprovarci con lei... anche se non la amo.» Sospirò di nuovo e lo intravidi passarsi una mano sul viso.
Stavo per rispondergli che non doveva per forza amarla subito, ma che magari con il tempo si sarebbe evoluto il sentimento, quando le sue parole mi lasciarono pietrificata.
"Addio, Amanda."
Aveva detto proprio quello, un secondo prima di iniziare a incamminarsi verso l'uscita del parco. I miei occhi rimasero incollati sulla sua figura per troppo poco tempo; il mio cervello non stava più ragionando, non riuscivo più a pensare in modo razionale e il cuore aveva preso a martellare nel petto, senza sosta, mentre una paura devastante mi pervase ogni cellula.
«Luke!» La voce mi uscì involontaria.
Lo vidi fermarsi, dandomi le spalle; le mie gambe si mossero velocemente nella sua direzione, mentre si voltava.
Mi fermai proprio di fronte a lui, stringendogli la maglia in un pugno. Il suo sguardo si fermò su di me solo per un secondo, mentre il mio cuore non accennava a diminuire la sua corsa.
Non mi ero resa davvero conto di quel che avevo fatto, avevo reagito senza pensarci; quindi non sapevo neanche cosa volessi dirgli, sapevo solo che non volevo dirgli addio, nonostante ogni fibra del mio corpo mi dicesse che era la scelta giusta.
«Cosa c'è?» sussurrò, provocandomi la pelle d'oca.
Successe tutto talmente in fretta che non capisco ancora bene chi avesse fatto la prima mossa; fatto sta che mi ritrovai di nuovo a baciarlo, accarezzandogli i capelli con dolcezza, mentre mi stringeva a sé con una passione tale da potermi fondere con lui. Quando ci staccammo, affannati, la sua domanda era decisamente lecita.
«Cosa significa questo?» Non lo sapevo cosa significasse, però mi era piaciuto, tanto, e avrei voluto che fosse sempre così.
«Che non voglio perderti.» Sbuffai una risata, consapevole di essere una completa idiota, e lui mi seguì, prendendomi il viso tra le mani.
«Voglio baciarti ancora...» E riappoggiò le sue labbra alle mie, in un bacio molto più dolce e semplice di quello precedente, ma decisamente stupendo. «Proviamoci» enunciò, quando ci fummo allontanati.
«A fare cosa?» chiesi confusa; lui ridacchiò e mi accarezzò il viso con il pollice.
«A stare insieme.» Sorrise, ma la mia espressione mutò in mezzo secondo, diventando seria.
Avevo paura, sì, una paura tremenda.
La gente avrebbe certamente visto la nostra differenza d'età e, odiavo ammetterlo, ma m'importava molto di cosa pensavano gli altri.
«Non... non so...» Sospirò alle mie parole incerte, allontanandosi da me di qualche passo.
«Cos'è che ti frena, eh?» Si passò una mano nei capelli in modo stanco, per poi prendere il piercing tra i denti.
«Io... non voglio perderti, ma... forse dovremmo rimanere amici.» Deglutii, perché neanche io ero sicura di ciò che dicevo.
Non sapevo cosa mi avesse spinta a fermarlo in quel modo, forse finché avevo la consapevolezza che fossi io a tenerlo lontano andava tutto bene; ma quando mi ero resta conto che era determinato a dirmi addio anche lui, non ero riuscita a permetterglielo.
Ero incoerente e stupida, molto stupida, avrei dovuto lasciarlo andare per la sua strada, senza fermarlo.
«Amici, Amanda?!» La sua voce mi fece sussultare, tornado a guardarlo negli occhi. «Cazzo, come posso essere tuo amico se ogni volta che ti vedo vorrei baciarti ovunque?!» Si passò molteplici volte le mani sul viso, sbuffando, mentre un calore strano mi si stava diffondendo nel corpo; aveva realmente detto di volermi baciare ovunque, non me l'ero immaginato.
«L-Luke...» iniziai, ma lui si mosse velocemente verso di me, prendendomi per i fianchi e attraendomi a sé.
«Amanda... io non riesco ad essere tuo amico, davvero, e se tu non vuoi provarci... allora non dovremmo vederci mai più, non posso essere solo tuo amico, capiscilo.» Il suo viso era così vicino al mio che, d'istinto, chiusi gli occhi, percependo il suo respiro su di me; inalai parecchia aria e sollevi le palpebre. Lo stomaco mi si era completamente attorcigliato e migliaia di brividi mi percorrevano la schiena.
«Io...» Mi bloccai, non sapendo come difendermi.
In realtà lo volevo, volevo provare a stare con lui, baciarlo, passare del tempo insieme, ma avevo una tremenda paura del giudizio altrui. «Ho paura che ci possano giudicare» ammisi infine, espellendo tutta l'aria che avevo nei polmoni.
«Giudicare? Perché dovrebbero giudicare, scusa?» Si accigliò, stringendo la presa al mio corpo.
«Per la differenza d'età.» Lo guardai negli occhi, rimase serio per qualche secondo per poi scuotere la testa.
«Non me ne frega proprio un cazzo di ciò che pensa la gente, ok? Io voglio stare con te e loro non sanno proprio nulla di noi.» Appoggiò la fronte alla mia, mentre l'aria diventava sempre più fredda.
Feci un respiro profondo e accennai un sorriso; per quanto le sue parole fossero dolci, non riusciva a convincermi del tutto.
«Devo pensarci» dissi, cercando di mantenere il sorriso; lui si staccò da me, completamente, facendomi rabbrividire dal freddo.
Non mi ero accorta di quanto stessi bene tra le sue braccia.
Iniziò a camminare verso l'uscita senza dire nulla, poi si bloccò girandosi.
«Questa volta, però, scrivimi per davvero.» Emise una lieve risata, ritornando sui suoi passi e, involontariamente, mi morsi il labbro mentre lo osservavo allontanarsi per poi scomparire dietro gli alberi.
Ritornai a guardare il cielo che aveva accolto la notte e scoprii qualche stella che luccicava; mi appoggiai nuovamente alla ringhiera, mentre alle mie spalle avvertivo le persone passare, chiacchierare, ridere, confidarsi, finché non sfumavano fino a scomparire. Mi chiesi se anche mentre ci baciavamo c'erano così tante persone che avevano la possibilità di vederci; la risposta era ovvia, eppure non ci avevo neanche fatto caso, perchè quando stavo con lui c'era solo ed esclusivamente lui.
"Non puoi farlo" mi ammonì il cervello.
"Fallo" mi suggerì il cuore.
E si sa che bisogna sempre seguire il proprio cuore.




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Lettoriii,
Eccoci ancora qui, con un nuovo meraviglioso capitolo dei miei splendidi Lumanda.
Ok, la smetto ahahah
Come vi è sembrato questo capitolo? Se avete dei consigli non esitate a farmelo sapere

Un bacio :*
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*revisionato*

Changes.Where stories live. Discover now