Nuvole

2K 154 26
                                    

Il cielo non prometteva niente di buono, ma piuttosto che stare in casa e rischiare di fare qualche errore preferivo beccarmi qualche goccia di pioggia.
Presi il cappotto e uscimmo da casa mia, iniziando a camminare lungo il marciapiede.
«Potrebbe piovere» commentò lui, alzando il viso verso il cielo.
«Lo so, ma almeno non rischiamo di cedere.» Misi le mani in tasca, stringendomi il cappotto al corpo, dato che tirava un venticello freddo.
«Appena ti finisce il ciclo giuro che...» Lo interruppi, prima che potesse cadere nel volgare.
«Luke, ti prego...» Ridacchiai lievemente, volgendo il viso verso di lui; «Ho capito, sarai il primo a saperlo quando finirà.» Sorrisi, anche se dentro di me speravo, invece, che mi arrivasse in fretta.
«Dove andiamo?» chiese, mentre camminavamo, in effetti, senza meta.
«Al parco?» chiesi, cosciente che fosse molto lontano.
«Battery?» Mi guardò e io annuii sorridendo. Fece un cenno di assenso con la testa e poi lo vidi avvicinarsi a me; infilò la mano nella tasca del mio giubbotto e intrecciò le nostre dita, portandole poi a contatto con il freddo. Rimasi per un attimo interdetta, ma subito mi riscossi, rivolgendogli un lieve sorriso che, per me, significava molto.
«Hey!» Una voce poco distante da noi attirò la mia attenzione; volsi il viso alla mia sinistra e d'istinto divisi le nostre mani.
Josh stava fumando mentre camminava verso di noi, sorridente; il cuore mi salì in gola, impedendomi di rispondergli con una frase di senso compiuto, quindi mi limitai ad un cenno della mano.
«Come stai?» continuò, arrivando di fronte a me che, nel frattempo, mi ero fermata, colta dall'imbarazzo più totale. Non avevo neanche il coraggio di vedere che espressione avesse Luke.
«Bene, tu?» Mi tremava la voce, anche se mi stavo sforzando di essere il più tranquilla possibile.
«Bene... tu devi essere Luke.» Si rivolse al mio accompagnatore, lasciandomi completamente spiazzata.
Mi voltai verso Luke che, come me, era visibilmente stupito; strinse la mano di Josh, che gli aveva teso poco prima, per poi annuire confuso. «Gregg mi ha detto di... voi» spiegò, tornando a fissarmi e mi resi conto di avere un'espressione leggermente scioccata; mi ricomposi subito, annuendo poco convinta.
«Sì, stiamo insieme.» Mi sentii prendere per un fianco per poi venire a contatto con il corpo di Luke che mi stringeva sempre più forte. Cercai di sorridere a Josh, sentendomi sempre più in imbarazzo.
«Beh, se vi lasciate fammi uno squillo, tanto il numero lo hai.» Mi fece un occhiolino inequivocabile e ci salutò, tornando indietro.
Con tutte le probabilità che c'erano di fare una passeggiata passando nei paraggi della pizzeria in cui lavorava e trovarlo fuori, avevo beccato proprio quella minuscola percentuale.
Iniziavo a pensare che l'universo se la fosse presa con me.
«Che vorrebbe dire che hai il suo numero, eh?!» La presa che poco prima mi teneva stretta a lui venne spazzata via e io fui sballottata, ancora destabilizzata dall'incontro appena avvenuto.
«Che me l'aveva dato... Luke che ti prende?» Sospirai, seguendolo, dato che aveva ripreso a camminare con passo sostenuto.
«Porca troia! Che nervoso» ringhiò con un filo di voce e vidi i suoi pugni serrarsi.
«Luke, perché fai così?» Lo affiancai, provando a stare alla sua velocità, ma avendo le gambe lunghe, un suo passo corrispondeva a due dei miei.
«E me lo chiedi anche?» Sbuffò, aumentando ancora l'andatura e lasciandomi indietro. Non capivo perché dovesse fare l'offeso se non sapeva neanche tutta la storia; provai ad aumentare ancora la velocità della mia camminata, ma una fitta improvvisa allo stomaco mi fece fermare. Per un momento mi si mozzò il fiato in gola e istintivamente mi portai una mano sul punto dolente, emettendo un verso strozzato.
«Stai bene?» Le mani di Luke mi sorressero mentre cercavo di regolarizzare il respiro.
«S-sì, sto bene...» Chiusi gli occhi, stringendo il suo braccio come se potesse farmi stare meglio.
«Vuoi che torniamo a casa?» Scossi la testa concentrandomi per regolarizzare il respiro e placare quell'inusuale malore. Nel giro di pochi secondi il dolore diminuì fino a sparire del tutto.
Quando riaprii gli occhi, il viso di Luke, contratto in un'espressione preoccupata, mi fece sorridere.
«Sto bene, Luke.» I muscoli del suo viso si distesero e abbozzò un sorriso.
«Sicura? Vuoi andare all'ospedale?» La sua apprensione, per quanto dolce e confortante, mi causò una risatina impacciata.
«No, sto bene. Davvero, andiamo.» Mi sorrise per poi avvolgermi in un caldo abbraccio; rimasi un attimo interdetta: non me lo aspettavo.
Continuammo il nostro percorso verso il parco nel silenzio più totale. Mancava ancora un bel po' prima di raggiungere la meta e nessuno dei due accennava a niente; lui con le mani in tasca, il viso rivolto verso il basso; io che lo guardavo, di tanto in tanto, cercando di capire cosa potesse frullargli per la testa. Mi chiesi se stesse ancora pensando a Josh; probabilmente avrei dovuto dirgli qualcosa.
«È il cugino di Gregg» esordii, attirando il suo sguardo assente su di me. Per un attimo sembrò non capire, ma poi lo vidi allargare gli occhi di poco.
«E cosa voleva da te? ... Anzi, lo so già.» Tornò a guardare davanti a sé, serrando la mascella.
«Mi aveva proposto di uscire, ma... a me non interessava più di tanto.» Infilai le mani in tasca, interessata anche io alla strada di fronte a me.
«Ma ci hai pensato, vero? Bene.» Percepii il tono di rimprovero e non mi trattenni dallo sbuffare. Non poteva fare il geloso; noi non eravamo ancora nulla e io avevo tutto il diritto di scegliere con chi uscire.
«Sì, ci ho pensato. Volevo uscire nuovamente con qualcuno e lui mi sembrava un ragazzo simpatico... poi però ti ho incontrato al parco ed è cambiato tutto, se proprio vuoi saperlo» dissi tutto d'un fiato, sentendo le guance arrossarsi; stavolta fui io ad aumentare il passo, ma per poco, perché mi bloccò.
«Davvero hai cambiato idea... per me?» Mi fece voltare nella sua direzione, puntando le mani sui miei fianchi.
«Sì, Luke, sì...» Sospirai quasi esasperata, abbassando gli occhi sul suo petto; il suo viso si avvicinò al mio, facendomi alzare lo sguardo e incontrare i suoi occhi. Un secondo dopo anche le nostre labbra si incontrarono, in un bacio semplice e puro.



«Sì, stai tranquillo» risposi per l'ennesima volta; durante l'ultimo pezzo della nostra camminata continuava a chiedermi come stessi. Per fortuna arrivammo di fronte all'entrata; gli strinsi la mano e mi concessi del tempo per ammirare lo spettacolo. L'odore dell'erba mista al profumo dei fiori mi invase le narici mentre ci dirigevamo verso il percorso che costeggiava il fiume.
«Ti piace questo parco, vero?» chiese lui a un certo punto, mentre ci avvicinavamo alla ringhiera.
«È quello più bello e vicino a casa mia, quindi sì.» Ridacchiai, staccando l'intreccio delle nostre mani per appoggiarle al metallo e prendere una boccata d'aria.
«Da quando ci siamo baciati qua, l'ho nominato come il mio posto preferito.» Quelle parole mi fecero sorridere.
«Dovresti smetterla di fare così, sai?» Mi concentrai sulla distesa d'acqua, cercando di nascondere il rossore che ero sicura si fosse manifestato sulle mie guance. Tutti i complimenti che mi regalava mi facevano sentire speciale, unica, e in effetti non mi sarebbe dispiaciuto essere l'unica.
«Scusami, credevo ti facesse piacere...» Il suo tono afflitto mi costrinse a guardarlo.
«Appunto, mi fa molto piacere... forse troppo.» Mi portai i capelli dietro le orecchie, imbarazzata, mentre lui mi sorrideva dolcemente per poi avvicinarsi a me e mettere un braccio attorno alla mia schiena.
«Sei stupenda quando arrossisici.» Sentii le guance andare a fuoco, come tutto il resto del mio corpo.
«Dai, basta però, poi mi fai sentire a disagio.» Appoggiai il viso al suo petto, cercando di nascondere l'imbarazzo e l'eco della sua risata mi arrivò dritta all'orecchio, seguita dall'aumentare della sua stretta.
«C'è un solo modo per farmi stare zitto.» Il suo sussurro mi provocò un brivido; spostai il volto di poco e subito le sue labbra trovarono le mie.

Dopo aver passato la giornata di Pasqua tra la passeggiata al parco e a casa, cucinando la cena e scherzando con Luke, mi svegliai nel mio letto, sentendo un braccio cingermi la vita; mi mossi voltandomi verso Luke che ancora dormiva beatamente.
Non avevamo fatto nulla di azzardato la sera prima, anche se lui mi aveva espressamente fatto notare quanto volesse sentire la mia pelle contro la sua e, nonostante il tentativo poetico che mi aveva provocato una sonora risata, gli avevo riferito di stare buono e dormire, e così avevamo fatto.
Passai la mano sul suo viso, seguendo il contorno del mento coperto da quella peluria che stava diventando sempre più folta.
«Se continui così potrei anche fregarmene del tuo ciclo...» Sobbalzai sentendo la sua voce, scoppiando a ridere e levando immediatamente la mano.
«Scusa.» Provai a reprimere le risa mentre levavo il suo braccio da me per andare in bagno; con amarezza notai che il ciclo non mi era ancora arrivato e subito mi ricordai dell'ultimo test che mi mancava da fare.
Aveva senso farlo? Non potevo comunque affidarmi al risultato, tanto valeva non provarci neanche.
Tornai in camera e subito Luke si chiuse in bagno; ridacchiai prendendo dei vestiti più leggeri del solito per poi indossarli, appena in tempo per sentire le mani di Luke afferrarmi e abbracciarmi da dietro.
«Oggi cosa facciamo?» Mi lasciò un bacio sulla guancia.
«Direi che mangiamo e poi torni al college, devo passare da mia sorella.» Tolse le mani da me, intrecciando le nostre dita.
«E non posso venire con te?» Mi voltai, vedendo il suo sguardo cupo.
«No Luke, non è opportuno...» Deviai il suo sguardo, levando le mie mani dalle sue.
«Non vuoi dirle di noi, vero?» Sembrava scocciato, ma non mi avrebbe fatto cambiare idea. Mia sorella non doveva saperlo.
«No e non lo deve sapere.» Presi il telefono sul comodino e scesi in cucina, segno che per me la conversazione era chiusa.
Preparai il caffè, bevendone due tazzine; al contrario di ciò che si possa pensare, il caffè aveva un potere rilassante su di me: quell'aroma forte riusciva a darmi tranquillità, soprattutto quando ero nervosa o agitata.
Sentii il mio telefono vibrare e lo tirai fuori dalla tasca, leggendo il nome di James; non capivo cosa volesse da me e in realtà non volevo neanche saperlo.
Aprii il messaggio solo per curiosità.

- Ti prego, solo tu puoi aiutarmi, Amanda ho bisogno di te -

Cancellai il messaggio non appena Luke mise piede nella stanza. Lo vidi versarsi il caffè nella tazzina per poi prendere posto accanto a me, ma nessuno dei due fiatò; capivo che fosse in disaccordo con la mia idea di mantenere la nostra relazione segreta - che poi l'aveva comunque detto a Gregg e avevo lasciato correre -, ma se si trattava di mia sorella era giusto che decidessi io cosa fosse meglio fare.
Lavai le due tazzine mentre lui si era sistemato sul divano a guardare dello sport; non mi piaceva tenere questo distacco con lui, ma non sarei certo andata a chiedergli scusa. Sistemai la tavola per preparare il pranzo, quando Luke comparve sulla soglia della cucina.
«Vado al college» esordì, facendomi alzare il viso verso di lui.
«Non stai a mangiare? Avevamo deciso così...»
«Beh, ho cambiato idea. Ciao.» Senza darmi il tempo di ribattere scomparve dalla mia vista, lasciandomi sola.
"Fortunatamente non ho ancora iniziato a cucinare" pensai, ma in realtà volevo solo che tornasse da me.

~
*revisionato*

Changes.Where stories live. Discover now