Erba Cattiva

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Non avevo idea di come comportarmi.
Stava iniziando la seconda settimana di febbraio e io passavo le giornate a fare viaggi mentali su cosa avrei potuto fare: volevo aiutarlo, ma tornare da lui mi stava causando più problemi del previsto.
Tartassarmi di continui pensieri mi causava dei mal di testa sempre più frequenti, ma d'altra parte era inevitabile, la mia mente vagava da sola, fuori dal mio controllo.
Per cercare di distrarmi un pochino, presi una decisione a cui stavo pensando da tempo: tagliarmi i capelli. Erano completamente rovinati e sentivo di dover cambiare, di fare qualcosa solo per me stessa.
Presi appuntamento dal parrucchiere per un sabato mattina e mi presentai con un quarto d'ora d'anticipo; ero impaziente di vedermi con un taglio corto, che magari mi facesse sembrare anche più giovane.
«Signorina, può accomodarsi.» Mi sorrise il parrucchiere che mi avrebbe acconciata per poi condurmi alla postazione per il lavaggio dei capelli.
Dopo un paio d'ore potei finalmente ammirare la mia immagine allo specchio; il taglio mi piaceva moltissimo, mi sentivo più giovane e più carica, senza contare il fatto che era come se mi fossi alleggerita parecchio.
Uscii dal negozio con un sorriso che andava da un orecchio all'altro per dirigermi alla macchina, ma appena fui seduta, i pensieri ricominciarono a fluire indisturbati nella mia testa.
Era ora di farli tacere.


Senza neanche rendermene conto, stavo guidando verso il college.
Soprattutto volevo mettere a tacere il vortice che mi stava scombussolando la mente, ma volevo anche capire in che condizioni fosse Luke, se fossero davvero così critiche come sostenevano Gregg e Rachel.
Rachel.
Quella visita mi aveva lasciato l'amaro in bocca; non capivo perché fosse venuta da me e soprattutto come conoscesse il mio indirizzo. Poi mi sarei aspettata di tutto, ma che fosse così dolce proprio no, almeno non con quella che poteva credere essere la ragazza con la quale Luke la tradiva.
Che l'amore per lui fosse talmente forte da accantonare la sua felicità per quella del ragazzo? Che fosse solo una facciata?
Con quelle domande nella testa, arrivai davanti al college.
Il giardinetto era semi deserto, eccetto per qualcuno che passeggiava in compagnia o stava sulle panchine a leggere.
Scesi dall'auto respirando a pieni polmoni; tutti i ripensamenti si fecero strada nella mia mente: non volevo vedere come stava, non volevo vederlo ridotto ad uno straccio solo per colpa mia, ma non potevo neanche lasciarlo in quelle condizioni.
Mi mossi verso l'entrata, camminando a ritmo lento, cercando di ritardare il più possibile il mio arrivo alla sua stanza; varcata la soglia, un caldo devastante mi fece iniziare a sudare, la gola mi si seccò improvvisamente, mentre il cuore aveva deciso di fare una maratona senza il mio consenso.
«Ma guarda chi c'è...» Mi bloccai di colpo, voltandomi per incontrare il ghigno di Gregg. «Nuovo taglio?» Si avvicinò a me, passandosi una mano tra i capelli.
«S-sì... ciao.» Le parole faticavano ad uscirmi dalla bocca, non avrei voluto incontrarlo, era già difficile andare semplicemente da Luke.
«Cerchi Luke?» Il suo tono cambiò immediatamente, sembrava quasi preoccupato; annuii indietreggiando lentamente, dovevo prepararmi per affrontare Luke, non potevo concedermi di stare a parlare con lui. Vedendo che non accennava a proferire parola, mi voltai di scatto, continuando sulla mia strada.
Passai davanti al mio vecchio armadietto, nonché armadietto di Stacy e affrettai il passo fino a ritrovarmi di fronte alla sua stanza; il silenzio non presagiva nulla di buono, la calma prima della tempesta.
Bussai marcando i pugni più del dovuto, il respiro mi si era accorciato parecchio e mi tremavano le mani; immagini orribili di come potesse essersi ridotto mi passarono davanti come fotogrammi, finché la maniglia che si abbassava, mi riportò alla realtà.
Un odore pungente di erba mi pervase le narici, costringendomi a tossire compulsivamente e l'immagine che mi si presentò davanti fu davvero terribile.
Luke aveva gli occhi talmente rossi da far paura, era tutto sudato e affannato, a petto nudo ed era ovvio che non si facesse la barba da qualche settimana. Dapprima socchiuse gli occhi scrutandomi, per poi aprirli completamente, come se stesse cercando di mettermi a fuoco.
«Chi sei?» Aveva la voce più roca che mai.
«Sono...» Mi bloccai quando intravidi una ragazza che indossava solo intimo sul suo letto, mi accigliai riportando lo sguardo su di lui che continuava a guardarmi confuso.
«Ti muovi?» Mi riscossi in fretta cercando di calmare il tremore che percepivo alle gambe.
«Luke... sono... sono Amanda» balbettai, dando un'altra occhiata alla ragazza che tentava di coprirsi con la coperta.
«A-Am...» iniziò a balbettare anche lui per poi indietreggiare e passarsi nervosamente le mani sul viso. «Vai via! Illusione di merda, vattene dalla mia testa, non voglio vederla, non voglio!» Alzò la voce iniziando ad agitarsi e far spaventare la ragazza che, come un fulmine, si alzò dal letto prendendo i suoi vestiti per chiudersi in bagno.
Entrai nella stanza chiudendomi la porta alle spalle e vidi tutta la confusione che c'era: mozziconi di canne ovunque, bottiglie di birra alternate a bottiglie di vodka e dei preservativi scartati, abbandonati in un angolo.
Feci una smorfia osservando quello schifo, ma poi decisi di spostare la mia attenzione su Luke, avvicinandomi con cautela.
«Vattene!» urlò, parandosi con le mani, ma ero arrivata fino a lì e non mi sarei arresa.
«Non voglio farti del male, Luke... calmati e ascoltami, sono io.» La ragazza comparve di nuovo sulla porta del bagno, giusto in tempo per vedere il ragazzo scuotere la testa freneticamente; la vidi correre alla porta e poi sparire dietro essa, lasciandoci soli.
«No, no, no, no vattene!» urlava, allontanandosi sempre di più da me; mi bloccai sul posto, capendo che era meglio prima provare a calmarlo e poi avvicinarmi.
«Sto qui, ferma, ma ti prego, calmati.» Rimasi immobile, osservando i suoi movimenti farsi più lenti; si fermò abbassando le mani per guardarmi. «Non agitarti, voglio solo aiutarti.» Sorrisi, cercando di trasmettergli un po' di fiducia.
«Perché sei qui? Non voglio vederti, sparisci dalla mia testa.» Si coprì gli occhi scuotendo ancora la testa e a quel punto mi mossi impulsivamente, andando di fronte a lui per togliergli le mani dal viso; sussultò sentendo la mia presa e quando mi guardò negli occhi, scorsi nei suoi un rossore più intenso.
«C-cos... sei... sei reale?» Sgranò gli occhi, prendendomi per le braccia; annuii sorridendogli amaramente. Non potevo credere si fosse ridotto così per me.
«Sì Luke, sono davvero io.» Mi morsi il labbro e lui lasciò la presa, continuando a guardarmi negli occhi.
«Perché sei qui?» Sbatté le palpebre un paio di volte.
«Perché ti sei ridotto così?» Indicai il casino che regnava nella sua stanza e lui abbassò gli occhi sul mio collo, senza rispondermi; stavo per rifargli la stessa domanda quando alzò un braccio andando a prendermi la punta dei capelli, osservandola con sguardo perso.
«Sei bellissima, come sempre» sussurrò, facendo scivolare la mano sul mio collo e poi lungo il braccio per passare al mio fianco ed avvicinarmi a sé. Sbarrai gli occhi, sorpresa dal suo gesto, e puntai una mano sul suo petto umido; il suo alito sapeva di alcol ed erba e dovetti girare il viso per reprimere il senso di nausea.
«Luke, stai male, lascia che ti aiuti.» Provai a dire con la gola secca, ma l'unica risposta che ottenni fu la sua stretta farsi più intensa. «Smettila» sussurrai, rigirando il viso verso di lui e trovandomi le sue labbra a pochi centimetri, sentii l'altra mano accarezzarmi il viso.
«Non andartene, ti prego.» Incrociai il suo sguardo, vedendo quanto i suoi occhi fossero lucidi, ma era tutto causato da quella maledetta erba.
«Non me ne vado, ma tu smettila di comportarti così.» Il suo respiro si fece più intenso e, dopo qualche secondo di esitazione, annuì portando anche l'altra mano sulla mia schiena; mi strinse a sé con dolcezza e io sorrisi, ricambiando quella sottospecie di abbraccio.


Quando finalmente riuscii a metterlo nel letto, sembrava essersi leggermente calmato; gli sistemai le coperte sul corpo, pensando di approfittare del fatto che si addormentasse per sistemare la sua stanza, ma appena mi allontanai dal letto mi afferrò il polso.
«Rimani qui» biascicò ad occhi chiusi per poi tirarmi verso di lui.
«Luke, sono qui, ma fammi sistemare...» Non mi fece concludere che mi strattonò con violenza, portandomi dall'altra parte del letto, accanto a lui.
«Stai qui.» Mi circondò il corpo con il braccio, avvicinandomi ancora di più a sé.
Sospirai, arrendendomi: non sarei mai riuscita a liberarmi dalla sua presa.
Rimasi a fissarlo per un tempo indeterminato: aveva le labbra socchiuse e respirava profondamente; pensai che quando si sarebbe addormentato avrei potuto liberarmi e andare a pulire quel porcile.
«Non ho fatto nulla con quelle ragazze, solo qualche lavoro di bocca.» Rimase con gli occhi chiusi mentre pronunciava quelle parole.
«Non importa Luke, non mi devi nessuna spiegazione.» Sospirai, ripensando a quel mucchio di preservativi e quindi alla palese bugia che mi stava raccontando.
Avvicinò il viso al mio, aprendo gli occhi per incrociare il mio sguardo, il rossore era diminuito e le sue iridi azzurre risaltavano maggiormente.
«Sì che devo...» Fece una pausa, abbassando lo sguardo sulle mie labbra; «In realtà... in realtà sono andato con altre, tante volte,» si passò la lingua sulle labbra e io deglutii, mentre osservavo quel gesto «ma ogni volta immaginavo il tuo viso... le tue labbra, i tuoi occhi... e raggiungevo il piacere più estremo mentre ti immaginavo sotto, a far l'amore con me... perché io voglio fare l'amore con te.» La sua voce si ridusse ad un sussurro, facendomi rabbrividire. Non sapevo come ribattere, quelle parole contenevano un altissimo tasso erotico quanto una notevole quantità di dolcezza; era incredibile come a pronunciarle fosse un diciannovenne.
«Non... non devi giustificarti, davvero non... non serve.» Un improvviso calore mi invase il corpo mentre l'osservavo chiudere di nuovo gli occhi per diminuire la distanza tra di noi.
«Voglio baciarti» sussurrò, soffiando sulle mie labbra, che leccai sentendomele secche. Avrei dovuto negarglielo, ma non lo feci, quindi interpretò il mio silenzio come un consenso e non perse l'occasione per sfiorarmi dolcemente. Chiusi gli occhi, sperando, nonostante fosse sbagliato, che il bacio si intensificasse, ma ad un tratto lo sentii respirare profondamente e aprii gli occhi per capirne il motivo: si era addormentato.

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Ho messo una foto di Amanda per far capire che tipo di taglio si è fatta ahahhahaha

Spero vi sia piaciuto il capitolo,
Un bacio :*
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*revisionato*

Changes.Where stories live. Discover now