Conferma

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Volevo provarci, nonostante sapevo fin troppo bene che fosse sbagliato, volevo avere una chance di poter stare con lui e vedere come sarebbe andata.
Nei giorni seguenti continuavo a indugiare sulla sua chat; non sapevo cosa sarebbe successo una volta comunicatogli la mia decisione.
Sarebbe corso da me? Avrebbe fatto i salti mortali?
Mi venne da ridere al solo pensiero, immaginandomi ogni sua possibile reazione.
Era un giorno di metà settimana di inizio marzo ed ero appena tornata dal lavoro; mi sedetti sul divano tirando fuori il telefono, andai nella cartella dei messaggi e aprii la chat con Luke.

- Ho riflettuto -

Mi morsi il labbro, aspettando la sua risposta che non tardò ad arrivare.

- E? -

Lo immaginai in tensione, fisso sullo schermo del telefono mentre attendeva con ansia una mia risposta; sorrisi mordendomi ancora il labbro e mettendo fine alle sue agonie.

- Proviamoci -

Mi aspettavo almeno una qualsiasi risposta, ma non arrivò nulla.
Con un'alzata di spalle ritirai il telefono in tasca e mi alzai, andando in cucina a preparare qualcosa che riempisse il mio stomaco. Apparecchiai un pezzo di tavola mentre la carne si cuoceva per poi dare un'occhiata nel freezer per vedere se ci fosse qualche bottiglia di alcol, tanto per cambiare un po'.
Trovai una vecchia bottiglia di vodka che probabilmente avevo comprato qualche mese prima, la tirai fuori rigirandomela tra le mani: ce n'era più di metà, probabilmente era quella che avevo usato al mio compleanno.
Tornai al fornello per girare la carne prima che si bruciasse e ne approfittai per andare in camera a cambiarmi, indossando una felpa pesante e dei leggins che usavo per stare a casa. Tornata in cucina spensi il fornello, pronta a godermi la mia cena, ma dei pesanti tocchi alla porta mi fecero sobbalzare; mi avviai svogliatamente all'ingresso, chiedendomi chi potesse essere.
Diedi un rapido sguardo agli indumenti che indossavo; non sembravano un pigiama, quindi chiunque fosse avrebbe potuto benissimo vedermi in quello stato – soprattutto perchè non avevo la minima voglia di cambiarmi.
Appena aprii la porta non riuscii neanche a identificare chi avevo di fronte che mi sentii sollevare, trovandomi costretta ad aggrapparmi alla persona in questione. Solo quando mi stabilizzai, avvolgendo le gambe attorno al busto di questo, vidi il viso sorridente di Luke.
«Non sai come mi hai reso felice!» Subito si appropriò delle mie labbra, baciandomi con foga, mentre chiuse la porta con un calcio per poi muoversi verso il salotto; mi staccai da quel bacio, ridendo.
«Ma sei impazzito?» Gli lanciai un'occhiata di sbieco, mentre stringevo la presa sul suo collo e lo guardavo sorridere.
«Sì, di te» rispose, esternando una risata genuina.
«Guarda che non era proprio così.» Appoggiò le mani sui miei glutei, stringendoli, per poi ghignare.
«Fa niente.» Prima che potessi ribattere qualsiasi cosa, le sue labbra si erano già prese la libertà di stamparmi piccoli baci sulle mie. Non potei fare a meno di ridere per la sua reazione così sproporzionata e cercai di allontanarlo con la mano.
Si accigliò e strinse la presa su di me, muovendosi fino al divano, dove si sedette con me sopra.
«Perchè sei qui?» chiesi, cercando di distrarlo dalle mie labbra, che continuava a fissare.
«Beh... ci sto provando... come hai acconsentito di fare.» Sorrise soddisfatto, cercando di nuovo un contatto con me, ma glielo impedii mettendogli una mano sulla bocca per poi ridacchiare.
«Beh, dovremmo andarci piano lo stesso.» Tornai leggermente seria e lui sospirò, appoggiando la schiena al divano.
«Uffa» borbottò, incrociando le braccia al petto. Mi accigliai, sorridendo leggermente: sembrava un bambino. Mi mossi per alzarmi, ma prontamente mi riafferrò, tenendomi sopra di lui; sgranai gli occhi, non aspettandomi quella reazione.
«Luke...» iniziai, ma mi bloccai non sapendo cosa dire.
«Cosa c'è?» sbottò, mentre evitava il mio sguardo.
«Dovrei... cioè... posso alzarmi?» Cercai di divincolarmi, ma mi avvicinò di più a lui; istintivamente portai una mano sul suo petto, guardando i suoi occhi chiari, fissi nei miei.
«No, non puoi.» Avvolse le mani attorno alla mia schiena, diminuendo la distanza tra i nostri visi; mi passai la lingua sulle labbra e lui dischiuse le sue. «Non dovevi farlo...» sussurrò un secondo prima di baciarmi.
Sentivo tutto il suo desiderio scorrermi dentro, chiusi gli occhi lasciandomi andare a quel movimento lento e sonoro causato dalle nostre lingue che si scontravano; appoggiai le mani al suo collo per poi infilarle nei suoi capelli, avvicinandomi a lui, fino a far aderire i nostri corpi completamente. Istintivamente mi mossi di poco sopra di lui, che gemette sulle mie labbra; mi staccai subito, cercando di limitare i danni.
Non volevo arrivare a tanto, era già molto se gli avevo concesso una possibilità, non potevo andare ancora oltre.
«Che succede?» chiese affannato, mentre mi guardava con palese desiderio che percepii benissimo tra le gambe.
«Ho fame, non ho ancora mangiato» tentai, ricordandomi della bistecca che mi stavo cucinando. Lui sbuffò, lasciando la presa e mi alzai di corsa, andando verso la cucina.
Mi chiesi cosa sarebbe successo se non l'avessi fermato in tempo. Saremmo stati in grado di spingerci oltre? Beh, lui mi aveva rivelato che voleva fare l'amore con me, ma io... io non sapevo cosa volessi.
«Sai, ora che mi hai lasciato così, dovrei farmi una doccia fredda.» La sua voce mi arrivò alle spalle, seguita da una sonora risata; non sembrava così arrabbiato. Riaccesi il fornello, dato che la bistecca si era raffreddata e mi girai verso di lui.
«Vai a farla allora.» Sorrisi, ma non ero sicura che stessi scherzando; non volevo avere un Luke eccitato tutta la sera, tra l'altro non sapevo nemmeno quanto sarebbe rimasto.
«Inizio a spogliarmi qui?» mi provocò, avvicinandosi lentamente.
«Smettila» accennai una risata, «piuttosto... quanto hai intenzione di stare qua?» Mi girai per rivoltare la bistecca e sentii le sue mani avvolgermi, accarezzandomi il ventre. Un brivido mi si estese in tutto il corpo.
«Tu quanto vuoi che stia qui?» Altri brividi mi invasero il corpo, sentendo la sua voce arrivare in un sussurro al mio orecchio; cercai di tornare lucida e spegnere il fornello, prima che qualcuno potesse farsi male.
«Domani vado al lavoro.» Tolsi le sue mani dal mio corpo e afferrai la pentola, mettendo la carne nel piatto che avevo preparato; mi sedetti sulla sedia, osservandolo mentre si avvicinava e prendeva posto di fianco a me.
«E io ho lezione domani.» Non riuscii a decifrare il suo tono, ma calò un silenzio imbarazzante, spezzato solo dal rumore delle posate che utilizzavo per tagliare la carne. Io dovevo lavorare e lui studiare.
Improvvisamente mi si formò un groppo in gola, mentre lo guardavo fissare il muro di fronte a sé.
Eravamo troppo diversi, almeno di età.
«Hai fame?» Mi ritrovai a chiedergli; lui si girò verso di me scuotendo la testa, sembrava perso nei suoi pensieri e avrei tanto voluto sapere quali fossero.
Finii la bistecca e mi alzai per mettere il piatto nel lavandino, sentii la sedia spostarsi e mi voltai verso di lui che si era alzato.
«Mi spiace di essere piombato in casa tua così, buonanotte.» Si mosse verso il salotto e di nuovo il mio istinto reagì prima di permettermi di pensare.
Infatti mi ritrovai accanto a lui, tenendolo per un braccio; si girò a guardarmi con sguardo interrogativo e lasciai la presa di scatto.
«Non è un problema... non mi dai fastidio.» Deglutii a disagio e lui sorrise incerto, voltandosi completamente verso di me; alzò una mano, appoggiandomela sulla guancia.
«Forse è meglio se quella doccia me la faccio davvero... al college però.» Ridacchiò e sorrisi anche io, nonostante mi sentissi a disagio. Non ero mai stata brava con gli uomini, figurarsi con un ragazzo più piccolo.
«Allora ci... sentiamo.» Sorrisi e lui tolse la mano dal mio viso.
«Vuoi uscire con me?» Sgranai gli occhi per poi accigliarmi.
«In che senso?»
«Un appuntamento.» Lo fissai per qualche secondo, confusa; aprii la bocca per rispondere, ma subito la richiusi, quando associai la sua richiesta a ciò che realmente avrebbe comportato: uscire in pubblico.
«E... e dove vorresti andare?» chiesi, sperando scegliesse un luogo meno affollato possibile.
«Non so, intanto dimmi se vuoi uscire con me o no.» Un'altra risata gli lasciò le labbra, per poi allontanarsi e appoggiarsi alla parete.
«S-sì... certo.» Mi spostai una ciocca di capelli dietro le orecchie e lui si avvicinò a me, appoggiando le mani sul mio fondoschiena.
«Bene» sussurrò, avvicinando il viso al mio; alzai lo sguardo poggiando le mani sul suo petto e chiusi gli occhi quando mi lasciò un lieve bacio sulla guancia. Era incredibile come stessi bene con lui.
«Ti scriverò io tutti i dettagli, va bene?» sussurrò di nuovo al mio orecchio, facendomi mordere il labbro inferiore.
«Va bene» sussurrai anche io e si staccò sorridendo, passandomi la mano sulla guancia.
«Ci sentiamo.» Sorrise avviandosi alla porta e io rimasi lì impalata, immobile, finché non uscì da casa mia.
Un sorriso prese forma sulle mie labbra e tornai in cucina, in tempo per vederlo partire con la moto.
Lavai il piatto e presi la bottiglia di vodka che stava ancora sul tavolo, ne versai un goccio nel bicchiere e lo bevvi lentamente.
Aver dato un'occasione a Luke non mi sembrava una terribile idea, anzi, stare bene con qualcuno si stava rivelando quasi un sogno, speravo solo non si trasformasse in un incubo.




Nei giorni seguenti lui non si fece vivo e io decisi di non scrivergli; avevo già fatto la prima mossa, quindi mi concentrai sul mio lavoro.
Quasi ogni sera il capo mi permetteva di uscire prima dal lavoro, nonostante ci fosse ancora del lavoro da finire, e la cosa era davvero insolita, soprattutto perché ero stata assunta lì solo da un anno e mezzo e temevo che quelle uscite anticipate non avessero un significato positivo.
«Amanda.» Victor mi chiamava per nome davvero raramente, a meno che fosse qualcosa di davvero grave; stranita e in ansia, mi alzai dalla postazione ed entrai nel suo ufficio.
«Mi dica.» Alzò gli occhi su di me, indicandomi la sedia di fronte alla sua scrivania; mi avviai lentamente verso di essa per poi sedermi.
«Avrai notato che ti mando a casa presto in questo periodo» iniziò, guardandomi seriamente; annuii piano, temendo il peggio. «Beh... dalla prossima settimana ti lascerò anche il venerdì pomeriggio libero.» La gola mi si seccò improvvisamente e deglutii nervosa; non era un buon segno, eppure non mi sembrava di aver fatto male il mio lavoro.
«Come mai?» osai chiedere.
«Non preoccuparti, ora vai.» Tornò a fare il suo lavoro senza darmi una risposta e sapevo che se avessi insistito sarebbe stato peggio: non era un uomo molto paziente. Mi alzai e presi le mie cose uscendo dall'ufficio; il mio telefono si mise a vibrare, segnando un nuovo messaggio.

- Mercoledì pomeriggio andiamo allo Zoo di Central Park, va bene? -

Sospirai, mentre un sorriso mi solcava le labbra; Luke aveva un bel tempismo: mi sarei distratta uscendo con lui.

~
*revisionato*

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