Anniversario

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Non avevo avuto il coraggio di fermarlo o di chiedergli spiegazioni e così se n'era andato, lasciandomi da sola in quella casa vuota.
Continuavo a pensare alle sue parole e a cercare un significato, ma non c'era nulla su cui ragionare: aveva ottenuto ciò che voleva e ciò per cui lo stavo aiutando, quindi il mio lavoro era finito.



Ormai novembre volgeva alla fine e si avvicinava sempre di più la data della festa di mia sorella.
Era una settimana che non sentivo o vedevo Luke e immaginavo che non l'avrei più rivisto. Da quella sera non gli avevo scritto e lui nemmeno, tenendo fede alle sue parole e io di certo non avevo nessuna intenzione di corrergli dietro.
La mia vita in quel momento girava attorno al lavoro e alla quotidianità in casa, leggendo libri o dedicandomi un po' di più alla cura di me stessa.



Mi svegliai come ogni mattina nel silenzio più totale; aprii l'armadio, cercando qualcosa da mettermi e constatando, con amarezza, che il mio guardaroba era assai scarso. Decisi che nel weekend sarei andata a fare compere, anche se da un lato odiavo fare shopping; non ero quel tipo di ragazza a cui bastava acquistare capi d'alta moda per risollevarsi il morale, ma se proprio era necessario, mi sarei sacrificata.
Mi vestii casual e scesi in cucina prendendo una mela, la mangiai in fretta per poi uscire e andare a lavorare.
Arrivai in ufficio con tutta la tranquillità del mondo e notai che il piano era quasi vuoto; adocchiai Silvia che stava sistemando delle carte sulla scrivania in tutta fretta e mi avvicinai.
«Silvia, ma che succede? Come mai non c'è nessuno?» Lei bloccò i suoi movimenti e mi guardò sorpresa, come se non si aspettasse di vedermi.
«Non ti è arrivato il messaggio?» Assunse un'espressione confusa e io scossi la testa, ignara della situazione; presi quindi il telefono e mi resi conto di non averlo nemmeno acceso. Rimediai all'istante e, come aveva detto, mi trovai un messaggio dal numero dell'ufficio in cui c'era scritto che quel giorno potevo tranquillamente starmene a casa a causa di lavori di manutenzione nell'edificio.
«Oh beh, allora vado.» Rialzai lo sguardo sulla ragazza che si era rimessa al lavoro, fece un cenno con la testa e mi allontanai tornando alla macchina; avevo la giornata libera, quindi decisi che lo shopping non avrebbe atteso ancora a lungo.


Dopo aver girato per qualche negozio di New York in cerca di qualche nuovo capo d'abbigliamento, tornai a casa, stanca. Ero stata fuori tutta la mattina ed ero tornata giusto per l'ora di pranzo; stare in mezzo a tutta quella confusione non faceva per me e ottenuto quello per cui ero uscita, non mi andava di stare fuori anche a pranzo, sopratutto perché trovare un locale in centro era un vero suicidio.
Apparecchiai un pezzo di tavola e accesi la televisione in salotto per tenermi un minimo di compagnia; mangiai in tutta tranquillità, iniziando a pensare a che regalo avrei potuto fare a mia sorella. Ormai era all'ultimo mese di gravidanza ed era questione di settimane o addirittura giorni prima che potesse dare alla luce la mia nipotina.
Sorrisi al pensiero di quel piccolo pargoletto tra le sue braccia e subito dopo mi apparve il volto di Yuri che cercava di toccarmi; scossi la testa cercando di togliere quell'immagine dalla mia mente per poi sistemare le stoviglie sporche.
Ripromisi a me stessa che avrei risolto anche quella faccenda, prima o poi.


Dicembre era iniziato e con esso anche il giorno del mio compleanno.
Era giovedì sera e, dopo aver ricevuto gli auguri dal mio capo e dai miei colleghi, mi rintanai in casa mia per trovare un po' di pace.
Avevo smesso di parlare con chiunque, o meglio, gli eventi mi avevano portato alla reale consapevolezza di essere sola – eccetto per la costante presenza di mia sorella che mi faceva certamente piacere, ma avrei gradito anche altre tipologie di presenze.
Presi la bottiglia di vodka che avevo comprato qualche giorno prima e versai il contenuto in un bicchierino, lo alzai facendo un brindisi.
"Auguri Amanda" pensai, sorridendo, mentre mi scolavo il drink tutto d'un fiato; alla fine erano pur sempre trent'anni.



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