Capitolo 1

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Scatto con il busto in avanti, ritrovandomi seduta sul letto reso umido dal mio stesso sudore; le mani sulle labbra a soffocare i singhiozzi che pregano di essere liberati per dar sfogo al mio dolore.
Lacrime amare mi bagnano le gote, scendono fino al mento per poi lasciarsi andare sulla stoffa madida della maglietta.
Il petto si alza e abbassa ad un ritmo irregolare, agitato dall'affanno che mi ha accolto in questo squallido risveglio; il cuore scalcia prepotente e l'eco dei suoi battiti raggiunge la gola arsa.
Mi accarezzo il collo cercando con il tatto la catenina d'argento che lo adorna, la stringo con forza, sollevata dalla sua presenza che mi consola dalla tristezza.

Come un'ombra mi insegue nelle mie notti quest'incubo senza fine.

Prendo un profondo respiro e rilascio l'aria che ho incamerato, ripeto questa azione un paio di volte nell'intento di distendere i nervi sull'orlo di una crisi.
Lo sguardo mi cade sulla sveglia: sono le 5:58.
La voglia di chiudere nuovamente gli occhi sembra avermi abbandonata del tutto e Morfeo non vuol tornare a farmi visita per il momento.

Scosto le lenzuola e mi trascino fino al bordo del letto con fatica, i muscoli intorpiditi si rifiutano di collaborare, rendendo ogni mio movimento una vera impresa.
I piedi nudi incontrano finalmente il pavimento gelido; mi alzo e raggiungo la porta, lasciandomi alle spalle l'ennesima nottata passata nel tormento.

Percorro il corridoio e il tanfo acre dell'umidità risveglia i miei sensi; i muri bianchi e scrostati sono ricoperti di muffa e crepe, che parlano di una casa vissuta.

Scendo le scale con lentezza, le sento scricchiolare pericolosamente sotto il mio peso; il corrimano in legno lucido scivola sotto il mio palmo, fino al raggiungimento dell'ultimo gradino.
Passo davanti al vecchio salotto e raggiungo la cucina; tutto tace e io mi godo questo silenzio, prima che il chiasso s'insinui tra le mura.

Apro il frigorifero nella speranza di trovare qualcosa da mettere sotto i denti, ma la scena che si presenta davanti ai miei occhi è più che  desolante; tutti gli scaffali sono deserti, all'infuori del cartone del latte, unico superstite dell'assalto.

Ecco cosa accade ad abitare con due uomini.

Chiudo l'anta e sospiro rumorosamente.
<<Buongiorno, piccola.>>

Sobbalzo colta alla sprovvista, una mano sul petto a indicare lo spavento appena preso; mi giro con sguardo severo, <<Will, mi hai fatto prendere un colpo!>>

Appoggiato allo stipite della porta, in tutta la sua statuaria presenza, mi osserva con espressione assonnata, <<Scusa, non volevo spaventarti,>> sbadiglia senza contegno, <<Come mai sei già in piedi?>> si gratta l'accenno di barba con aria distratta, stroppicciando poi l'intero volto provato dallo stress.

<<Ho sentito il frigorifero piangere, mi sono dispiaciuta e sono scesa a consolarlo.>> rispondo con tono volutamente acido, per fargli intuire la situazione drammatica in cui ci troviamo, <<Bisognerebbe fare la spesa ogni tanto, sai? Non posso pensare a tutto io in questa casa!>> poso le mani sui fianchi e sbatto un piede nervosamente.

Si avvicina con le mani giunte in preghiera e il capo chino, <<Lo so, mi dispiace ma in questi giorni ho avuto un sacco di cose per la testa,>> solleva i suoi occhi smeraldini alla ricerca dei miei, <<mi perdoni?>> sorride.

<<Solo se ti vai ad infilare un paio di pantaloni, non ti si può proprio vedere in mutande!>> stizzita volto le spalle al mio tutore.
<<Nonostante i miei quarantasette anni, portati più che bene oltretutto, ancora rimorchio. Forse anche più dei tuoi coetanei, ragazzina.>> ridacchia divertito.
Scuoto il capo abbattuta, << La tua modestia mi sorprende ogni giorno di più, William.>>

Midnight Soul [In REVISIONE & MODIFICA]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu