Capitolo 1.2

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Mi stringo nelle braccia, strofinando gli avambracci ripetutamente; brividi continui mi fanno accapponare la pelle e non è il freddo di metà Ottobre a procurarmi ciò. Da quando ho messo piede fuori casa ho la sensazione di essere osservata.
<<Reneè, stai dormendo per caso?>> Edd mi scuote una mano davanti al viso, <<Ultimamente sei sempre assente con la testa, sicura di stare bene?>>
Mi guardo attorno preoccupata, ma tutto sembra essere nella norma, non colgo sguardi indiscreti su di me. << Sì, ho solo dormito male.>>
Kate mi prende a braccetto,<< Abituati Edd, la nostra migliore amica ha ormai deciso che i nostri discorsi non le interessano più!>>
<<Non è vero!>> o forse sì, non sono poi tanto in vena di affrontare dialoghi inutili.
Lei fa una smorfia di disappunto.
<<Allora, che facciamo?>> chiedo, con la palese intenzione di ignorare le loro possibili domande sul mio umore.
<<Facciamo un salto nella sala giochi, è qui vicino.>> la proposta di Kate viene accolta positivamente da parte di entrambi, anche perché non abbiamo idee migliori.

I due isolati che ci dividono dalla nostra meta diventano- metaforicamente- venti, a causa della mia amica che si spalma sulle vetrine di ogni negozio che incrociamo durante il tragitto.

Quando, finalmente, intravediamo l'entrata in vetro della sala, io ed Edd, tiriamo un sospiro di sollievo.
I cartelloni illuminati e la riproduzione in plastica di un enorme birillo ci danno il benvenuto.
Attraversiamo la porta girevole ed entriamo. Il posto è gremito di ragazzini intenti a sfidarsi in ogni sorta di gioco presente; il bowling e il biliardo sono i punti presi più d'assalto.

<<Quanti ragazzi!>> Kate si strofina le mani sui jeans mentre con lo sguardo analizza il luogo, <<Il mio radar ha individuato un ragazzo dotato di un bel fondo schiena,>> gli occhi le si illuminano maliziosi, << sembra quasi parlare per lui.>>
Aggrotto la fronte, <<Chi parla?>> chiedo confusa, forse mi sono persa qualche parola del suo sproloquio.
<<Il suo culo, ovvio!>> muove la testa in segno di ovvietà.
<<Un culo che parla non lo avevo mai sentito. Da " l'uomo che sussurrava ai cavalli" a "il culo che strombettava alle puledre", il nuovo capolavoro del cinema.>>
<<Edd, sei il solito cretino! Ho detto che SEMBRA parlare per lui, era un complimento per indicare che è invitante.>> incrocia le braccia al petto e mette il broncio, palesemente indispettita.
<<Non lo avevo capito. Davvero? E pensare che stavo anche per chiederti cosa ti stesse dicendo.>>

Scuoto il capo e sospiro, cercando di isolarmi con la mente da questa improbabile conversazione.
Una strana fitta all'altezza dello stomaco mi fa rizzare la schiena: ancora quella maledetta sensazione!
Torno a vagare con lo sguardo in cerca di quegli occhi che sento bruciarmi addosso, fissi sulla mia persona, ma tutti i volti che incontro mi sono sconosciuti e nessuno sembra badare a me in modo particolare.
Edd mi stringe il braccio per attirare la mia attenzione, <<Vado a fare due tiri al canestro, non ho voglia di sorbirmi i superficiali monologhi di Kate.>>
<<... i superficiali monologhi di Kate.>> gli fa il verso lei, mimando con la mano l'inutile blaterare del suo amico.
Lui sbuffa e si allontana senza replicare nulla, per fortuna. Quando questi due attaccano non la finiscono più.

<<Finalmente tra donne.>> prorompe la mora tutto pepe, <<Con Luke hai fatto qualche passo avanti?>> mi dà una gomitata complice.
Amico mio, torna indietro e salvami da questo inutile interrogatorio al quale mi vuole sottoporre questa pazza in fissa con l'amore.
<<Non capisco di cosa stai parlando!>> mento.
<<Non fare la finta tonta, l'ho capito che ti piace.>>
<<Ti sbagli!>> continuo a negare, lo farò fino alla morte.
Lui mi piace da sempre, è vero, ma i sentimenti che provo sono a senso unico, ed è inutile sperare in un rapporto incapace di evolversi in qualcosa di più romantico.
<<Va bene, terminiamo qui il discorso... per ora.>> mi strizza l'occhio.
Sospiro sollevata. L'ho scampata, almeno per questa volta.
<<Ti va di fare qualche gioco? Visto che siamo qui.>>

Annuisco e punto dritta alla macchinetta dei peluche, << Che ne dici di questa?>>
<<Va benissimo!>>
<<Ok, scegli un pupazzo e proverò a prendertelo.>>
Strilla in modo fastidioso battendo le mani come una bambina, <<Quello!>> indica una scimmietta dagli occhioni viola.
Inserisco la moneta e faccio partire il gioco; la pinza in acciaio si fa manovrare facilmente, arrivando subito sull'oggetto prescelto.
Comprimo la fronte contro lo specchio, mi concentro a non sbagliare mira e premo il bottone quando sono sicura di non poter fallire.
Non mi va di deludere le aspettative dell'unica amica che ho.
La socializzazione e l'integrazione non sono il mio forte, adattarmi agli altri non è una cosa che mi viene semplice. Non mi sforzo di piacere alle persone, la trovo una cosa inutile, finta e decisamente malsana. Kate mi accetta così e le sono grata per questo. Sopporta i miei malumori, la mia innata pigrizia e i miei continui rifiuti ai vari inviti; preferisco un buon libro alla vita mondana.
La mia vita sociale è uno schifo? No. Io la trovo assolutamente perfetta.
La pinza afferra il braccio del giocattolo prescelto e lo solleva lentamente; il peluche sembra scivolare via dalla presa, ma resiste fino ad arrivare all'erogatore e quindi nelle mani di Kate, che esulta contenta.

<<Grazie!>> mi abbraccia, stringendomi con esagerata foga.
<<Figura->> mi mordo la lingua a causa di una spallata appena ricevuta, <<Ehi, cerca di stare più attento!>> mi rivolgo al disgraziato che mi ha urtato.
Arresta i suoi passi e mi lancia un'occhiata da sopra la spalla, intensa e fredda come il ghiaccio.
Un senso di nausea mi aggroviglia le membra, i muscoli si paralizzano sotto quelle iridi verdi, striate da particolari pagliuzze gialle, magnetiche e irruenti.
Ciocche scure e scompigliate adombrano i lineamenti del suo volto, che riesco a scorgere solo per metà.
<<Mi dispiace, non ti avevo vista.>> sorride, mettendo così in risalto il piercing sul labbro inferiore.

Al suono di quella voce, calda e raschiante, inizio ad avvertire uno sgradevole formicolio alle vene.
<<Tranquillo...>> sussurro. La mia spavalderia sembra aver preso un volo di sola andata per le isole Fiji.

Mi sento improvvisamente debole e spossata, fatico persino a stare in piedi.
<<Le assomigli davvero molto,>> riprende a camminare, andando dritto verso la sua strada, <<Ci si vede presto, Reneè.>> solleva il braccio in segno di saluto, tornando a mirare dritto davanti a sé.

Rimango interdetta per una manciata di secondi, troppo stordita dal malessere che avverto e dalle strane parole di questo sconosciuto.

"Come conosce il mio nome?"

Kate mi guarda perplessa, <<È un tuo conoscente?>>
Schiudo le labbra per parlare, ma rimango in silenzio non appena mi accorgo di non avere idea di cosa dire.
Non lo conosco, ne sono certa, eppure questa risposta mi appare sbagliata, poco corretta.

Allungo la mano nella sua direzione e compio qualche passo in avanti, voglio delle spiegazioni. Mentre tento di raggiungerlo la vista si annebbia creandomi forti difficoltà, <<Aspet...ta>> gli acidi dello stomaco risalgono fino alla gola provocandomi un conato.
Mi piego su me stessa, cerco di prendere aria per bloccare i crampi che avverto.
Cos'è tutta questa agitazione che mi sento addosso?
<<Reneè, ti senti male?>> la mia migliore amica raggiunge il mio fianco ed inizia ad accarezzarmi la schiena con dolcezza.
Tra scatti confusi e immagini che mi appaiono sfocate, lo vedo sparire tra la folla così com'è apparso.

Poi il buio.

Midnight Soul [In REVISIONE & MODIFICA]Where stories live. Discover now