Capitolo 29

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Suono il campanello e attendo; traballo e sposto il peso da un piede all'altro in preda alla più totale agitazione.
Mi volto verso Christopher, "Ho un brutto presentimento", gli comunico telepaticamente e, lui, si avvicina cauto posando la sua mano destra sulla mia spalla.
Il silenzio che regna è inquietante, talmente opprimente da smorzare il respiro e una tensione quasi palpabile si avverte nell'aria.
Questa muta e placida tranquillità è insolita nella casa dei Miller, conosciuti da tutto il vicinato come la famiglia più vivace e chiassosa del quartiere.
Il giardino della villetta appare trascurato da tempo.
"Angy, la madre di Kate, adora il suo giardino e non manca mai di curarlo."
L'abitazione sembra desolata, così cupa da far salire l'angoscia nell'animo di chi la osserva.
Il colore delle mura esterne è sbiadito, le piante rampicanti hanno intaccato il cemento e creato crepe profonde; tutte le luci sono spente, perfino le finestre non danno vista sull'esterno a causa di spesse tende che le coprono.
Suono nuovamente, tengo premuto il tasto del campanello più a lungo, sperando che il suono fastidioso venga avvertito e spinga qualcuno ad aprire.
<<Forse non sono in casa.>> Chris cerca di rassicurarmi ma con poco successo.
<<No, sono in casa. Lo so.>> ribatto e premo ancora quel dannato bottone nero, <<Questa casa non può essersi ridotta così in poco tempo, c'è qualcosa che mi puzza.>>
Sento dei passi trascinati che si avvicinano lenti, <<Arrivo...>> la porta si apre leggermente, i cardini arrugginiti cigolano, mentre sulla soglia compare un viso colto da uno strano pallore, che mi scruta assente.
Sgrano gli occhi a quella vista, <<Signor Miller?>>
<<R-Reneè, sei tu?>> mi domanda con un tono stanco e privo di emozioni.
"Dov'è il raggiante Gregory Miller, l'uomo dal volto paffuto e il sorriso gentile?"
Sembra essersi sciupato completamente, non più un filo di carne addosso, solo un misero strato di pelle a ricoprir le ossa.
<<Sì...>> sussurro, <<sto cercando Kate, è in casa?>>
Si stropiccia il viso con una mano, <<No, è uscita. Mi dispiace.>> indietreggia vago e quasi mi chiude la porta in faccia.
Agisco d'istinto bloccando la sua innaturale azione, <<Aspetti!>> poso una mano sullo stipite, <<Mi dica almeno dov'è oppure a che ora la trovo in casa.>>
<<Ti prego, lasciaci in pace e va via da qui, più lontano che puoi.>> è la sua ultima risposta; quelle ambigue affermazioni mi provocano dei brividi, che partono dalla nuca e mi avvolgono, poi, la schiena.

Il tonfo della porta che sbatte e lo spostamento d'aria che mi pizzica il naso, sono tutto ciò che rimane di quella breve conversazione.
"Cosa vuol dire va via da qui, più lontano che puoi? Perché non mi ha voluto dare informazioni su sua figlia? Perché dovrei lasciarli in pace?!"
<<Signor Miller, la prego!>> sbatto ripetutamente il palmo contro il legno dell'ingresso, <<Se le è successo qualcosa voglio saperlo, permettetemi di aiutarvi.>> le mie parole si scontrano con il gelo di questo tormentato inverno e tornano indietro senza una risposta, completamente vuote.
<<Reneè,>> Christopher sussurra il mio nome, <<è meglio allontanarci da qui, proprio come ha detto il padre della tua amica.>> continua a voce bassa.
Volgo il viso nella sua direzione e perplessa lo osservo: i muscoli tesi e la mascella serrata mi fanno intuire che qualcosa non va, e questo qualcosa deve essere estremamente pericoloso.
Chris mantiene lo sguardo fisso su di un punto preciso, non sbatte neanche le palpebre, come pietrificato; questa sua reazione mi spaventa parecchio.
<<Christopher,>> cerco di richiamare la sua attenzione, <<che ti prende?>>
Senza smettere di osservare ciò che ha catturato il suo interesse, solleva l'indice verso l'alto ed io seguo con lo sguardo la traiettoria che mi è stata indicata.
Il mio cuore sembra rallentare di colpo, per poi riprendere a battere il doppio del normale.

<<Uno spirito perpetuo...>> mantiene il tono basso.
<<C-cos'è?>>
<<È uno spirito demoniaco che si nutre di energia umana. Non é un caso che stia infestando questa casa, vengono invocati da terzi e assegnati in luoghi specifici; difficilmente agiscono per conto loro.>>
Deglutisco a fatica e continuo ad osservare quella inquietante figura.
Il viso scarno e pallido viene incorniciato da lunghi capelli color cenere, le lunghe braccia sono sporte in avanti e collocano le dita ossute sul vetro impolverato, ove compare una scritta sfumata ma comprensibile:

Midnight Soul [In REVISIONE & MODIFICA]Where stories live. Discover now