Capitolo 10

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Un vento gelido si estende nel locale come un soffio improvviso, entra fin sotto la pelle e attanaglia le ossa. Bruschi brividi mi percuotono il corpo con violenza.

<<S'innalzano le mura al calar della nebbia oscura.>>

Una litania lieve si avverte in un coro di voci atone e spente.
La porta d'ingresso si chiude, senza che nessuno la sfiori, con un tonfo forte che fa eco tra le mura.

<<Il mistero si cela dietro la donna che non si rivela.
Non degna sei di incontrarla se non possiedi un dono per omaggiarla.>>

La piccola saletta, fino a poco prima totalmente desolata, ora è gremita di presenze femminili e avvenenti, fasciate da lunghi abiti scuri che richiamano le tenebre. Ci scrutano severe da sotto un cappuccio che rende i loro volti ombrosi e loschi.
<<Demone, cosa ti porta qui?>>
Le bocche delle presenti sembrano serrate e non distinguo chi tra loro prende parola.
<<Come al solito la vostra accoglienza è sempre molto calorosa,>> Chris piega di lato il capo e allarga le labbra in un sorriso fuori luogo, <<siamo venuti per parlare con la vostra regina.>>
La sua punta di ironia viene avvertita in modo sgradevole dalle sfidanti che non accennano a distendere i volti, mantenendo un'espressione dura.

<<Alittems id eritnem Gamchicolh.>> sibila rauca una di loro.
Guardo Chris con viso preoccupato; quelle parole suonano nelle mie orecchie come un delirio incomprensibile.
Una risata volgare e pungente come mille lame trafigge le presenti e si propaga come un incendio nel clima teso.
<<Etamaihc Amy la oim ottepsoc.>> Il demone ora appare minaccioso.
Rimango bloccata sulla sedia, incapace di fare anche solo un passo; la paura ha pietrificato i miei arti inferiori, che sembrano fusi con il pavimento sudicio.
Intravedo la figura di Fiamma che, con il capo chino, asciuga dei bicchieri dietro il bancone, noncurante di ciò che sta accadendo a pochi passi da lei.
<<NON SFIDARE LA SORTE, DEMONE.>> urla con tono accusatorio una delle incappucciate ma Chris non sembra preoccuparsi della collera che gli si prostra davanti.
Degli occhi color ambra cadono spontaneamente su di me e lentamente, sotto l'attenta vista di tutte le altre, la proprietaria raggiunge la mia figura esile e tremolante.
Mi guarda dall'alto del suo metro e settanta scarso, mentre io, mi sento rimpicciolire sotto la sua ombra.
<<Qual è il tuo dono per lei, umana?>> sussurra, mentre le sue dita mi reggono il mento per elevarlo di qualche soffio.
"Nulla, non ho nulla da poter cedere a queste esaltate."
Rimango in silenzio ed inghiotto un boccone amaro di fulgida apprensione.
Le labbra tremano nella speranza che il cervello le metta in moto per riprodurre anche solo il riflesso di un suono, ma niente; aria è tutto quello che entra ed esce dalla mia bocca socchiusa, che annaspa in cerca di un appiglio sicuro a cui aggrapparmi.

<<Al elorp id Vania.>> interviene Chris con quel linguaggio assurdo e l'unica cosa che mi appare limpido nelle sue parole è il nome di mia madre.
Gli occhi della donna brillano come diamanti alla luna e le sue mani scivolano sul mio viso, afferrando i contorni di esso con cautela, <<Non stai mentendo?>> domanda.
<<Sorella, non puoi credere a questo pertubatore di anime!>> afferma una delle compagne, schierata a scudo con le altre.
<<Reneè in persona è il mio dono per Amy.>> continua Chris con un sorriso beffardo sul volto.
Ad un tratto la paura fa strada alla rabbia e la frustrazione; fin dall'inizio, Chris, aveva l'intenzione di usarmi come "oggetto" di scambio.
La tizia dagli occhi ambrati si scosta di qualche passo da me, lasciando scivolare le sue mani via dal mio volto, <<Vieni come me.>> il suo tono è gentile, rassicurante quasi.
Titubante mi alzo dalla sedia ma non sono sicura di riuscire a mettere un piede davanti all'altro per camminare.
Mi tende la mano destra; il palmo aperto pronto ad accogliere la mia. <<Lei ti stava aspettando.>>
Mi fido e mi lascio trascinare da quella figura così affascinante e inquietante allo stesso tempo.
Annuisco leggermente, senza sapere realmente a cosa sto dando il mio consenso.
La seguo ipnotizzata e con la speranza di uscirne totalmente integra.
<<Dovete smetterla di fare tutta questa scena ogni volta, ora capisco perché non avete clienti fissi.>> storce il naso Chris e ci affianca con l'intenzione di seguirci; i suoi piani vanno in brandelli solo pochi istanti dopo.
<<Tu rimarrai qui Gamchicolh.>> con fermezza emette la sua sentenza e comprendo quanto questa sconosciuta sappia il fatto suo.
<<Io entro con lei, siamo venuti in coppia. È il mio dono per Amy, al massimo sei tu che devi rimanere buona e a cuccia per un po'.>> inarca un sopracciglio e riduce gli occhi verdi in due fessure minacciose.
La ragazza dagli occhi ambrati alza il braccio sinistro in aria e schiocca le dita; in un attimo il vespaio di incappucciate si apre per noi, creando un piccolo corridoio "umano" che conduce ad una porta.
<<Non si discute, la mia decisione è presa. Sai già cosa ti aspetta se provi a contrariarmi.>> è l'ultima risposta concessa al demone che ha osato alzare il capo dinanzi a loro.
Mi volto per cercare la sua figura ma la folla si è già richiusa, formando un'enorme barriera.
Un coro di voci si solleva in una strana cantilena:

<<Il passaggio è bloccato per colui che non è invitato.>>

<<Sei fortunata che non posso usare il mio potere qui dentro, non abusare della mia pazienza, strega!>> ringhia a denti stretti alle nostre spalle Christopher.
<<Punitelo.>> l'offesa mima con le labbra a una sua compagna quest'ordine e un canto tiepido sfugge dalle labbra delle donne.
Pregano il passaggio del Sole al meridiano inferiore; pregano l'opposto del mezzogiorno. Incatenano il demone nel suo supplizio.
<<Nel buio prima dell'alba,
lontano dal luogo da cui proviene.
Continua a nuotare nel vortice dei tormenti più reconditi. Ti trascini le tenebre dell'ora vuota, ed il sangue nero richiama il mostro. Noi lasciamo una luce accesa per combattere le tenebre.>>
Sento le grida del Demone fendere l'aria vuota; supplica qualcosa che dubito sia presente in cielo o in terra; vomita insulti, in una lingua sciolta senza ritegno o vergogna ma ad ogni mio passo tutto si allontana e si disperde.
Cessano le imprecazioni irripetibili del figlio della notte, si ammutoliscono le dame intente a canticchiar le ninne nanne.

La porta si apre e mi accoglie nel limbo spazioso e soffuso che protegge: una saletta più piccola, fornita anch'essa di un piano bar pieno di cibarie e bevande varie.
Luci a sospensione monocromatiche di un bianco caldo, che producono un effetto cono-luminoso verso il basso, sono disposte sul soffitto tinto di malva.
I tavolini ben disposti, piccoli e rotondi, fanno da palco alle coppie di amici o fidanzati che sorseggiano indisturbati vari cocktail.
Continuo a guardarmi intorno spaesata, chiedendomi come un luogo all'apparenza così piccolo, possa poi in verità custodire due realtà così opposte.
Solo ora mi appare chiaro che la prima sala, così spoglia e priva di peculiarità, è solo una mera copertura.
La ragazza dagli occhi ambrati mi conduce, tra l'indifferenza totale dei presenti, ad un divanetto posto in un angolo della sala.
Uomini vestiti di tutto punto, rigidi nei loro abiti ingessati, sono seduti sulla morbida pelle rossa di quel sofà così stonato con il resto dell'arredamento.
In mezzo a loro, in modo scomposto e poco consono, una giovane donna dalle fattezze di una dea: i capelli di un azzurro grigio che le ricadono lisci sulle spalle esili, gli occhi cerulei e la carnagione chiara e pallida.
Appare indifesa nella sua nudità; la pelle liscia e senza imperfezioni, esposta come un quadro, su cui puntare gli occhi affamati di chi quella bellezza la può solo sognare.
I seni piccoli e sodi, il ventre piatto e la vita sottile, sono retti da gambe lunghe e magre. Nulla fuori posto, tutto il suo corpo risplende di curve sode e gentili.

<<Altissima,>> s'inchina la mia accompagnatrice, abbassando il cappuccio e rivelando una pioggia di ricci stretti e biondi, <<la figlia di Vania è qui per voi.>>
Se avessi visto una qualsiasi altra forma femminile in queste circostanze l'avrei trovata volgare, ma lei  appare regale. Brilla di una luce propria, talmente intensa, da poter rendere cieco chiunque si soffermi a guardarla troppo a lungo.

Le labbra piene e colorite dell'Altissima si distendono in un sorriso colmo di gioia.
"Christopher è l'artefice della mia presenza, io non vi conosco..."
Scavalca con grazia gli uomini attorno a lei e raggiunge la mia muta figura; allarga le braccia, per accogliermi tra esse, e sento il suo corpo spoglio appoggiato contro gli strati dei miei indumenti.
Per un attimo mi sento al sicuro, cullata dalla sua fragranza salmastra e selvaggia.
<<Ti aspettavo...>> sussurra tra i miei capelli. Indietreggia di un passo, scostandosi da me, e inchina il capo fino ad appoggiare la sua fronte contro la mia, <<... figlia della dominatrice.>>

Midnight Soul [In REVISIONE & MODIFICA]Where stories live. Discover now