Capitolo 2

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«Jo.» mi sento scuotere un braccio.

«Jo.» ripete la voce, questa volta più forte.

Un grugnito esce dalle mie labbra mentre giro la testa dal lato opposto della voce.

«Jocelyn!» urla la voce, ed appena apro gli occhi mi trovo il viso di Hayes vicino al mio.

«Che c'è?» biascico con la voce ancora impastata dal sonno.

«Siamo arrivati.» ammette mio fratello. Mi corico un po' più su guardandomi intorno, ed effettivamente ci sono solo poche persone rimaste nell'aereo.

Uno sbadiglio esce dalle mie labbra, «Lasciami dormire.» borbotto ancora mezza rincoglionita.

«Dormirai a casa degli zii, forza alzati.» si intromette mio padre prendendo la sua valigia dalla stiva.

Dopo aver contato fino a dieci mi alzo, stiracchiandosi una volta in piedi.

Hayes intanto ha già preso il mio ed il suo bagaglio e me la porge.

«Grazie.» dico mentre prendo il manico nero in plastica.

Trascino la valigia con le ruote fino all'uscita, prima di fermarmi a salutare le hostess.

Hayes fa anche l'occhiolino ad una di loro, poveretta. Già trovarselo in volo è una disgrazia, figurati quanto prova a flirtare con te.

Ridacchio da sola a quel pensiero, beccandomi uno sguardo curioso dai miei famigliari.

«Perché ridi?» chiede mia madre inarcando i sopraccigli castani.

Indico mio fratello, mordendomi il labbro per non scoppiare a ridere. «Per lui.»

«Che c'entro io?» domanda visibilmente confuso.

Ho già detto che appena sveglia sono stupida e rincoglionita?

«Esisti.» rispondo scrollando una spalla ed osservando in giro.

L'aereo porto é un viavai di gente, molti della quale turisti. Si sente dal modo in cui parlano o dai tratti dei loro volti.

Riporto l'attenzione sui cartelli appesi al soffitto, per trovare l'uscita.

Non dobbiamo ritirare nessun bagaglio, per fortuna. Abbiamo solo quelli a mano, ed era inutile imbarcarne uno.

Infondo gli zii hanno ancora alcuni dei nostri vestiti dell'anno scorso. E poi posso fare shopping qui a New York.

Destra. Destra. Dritto. Sinistra. Destra.

Queste sono le indicazioni per l'uscita dell'aeroporto.

Non vedo l'ora di rivedere Nash. Spero ci sia venuto a prendere, anche se non ne sono così sicura.

Quando si tratta di dormire, per Nash ci potrebbe essere anche il terremoto ma non si sveglierà mai.

Hayes mi affianca con dietro i nostri genitori.

Stanno discutendo su cosa fare domani. Sono indecisi se restare a casa in piscina o visitare un po' la città.

Io preferirei la prima, ma se lo dico ora diranno l'opposto. Meglio corrompere Nash, stasera.

Lui potrebbe provare a convincerli a restare a casa a riposarsi e farci restare con lui.

Con tutto l'amore del mondo ma New York la conosco a memoria, dopo il viaggio ed il ritorno in questa città vorrei rimanere a casa.

Ti odio Cameron DallasWhere stories live. Discover now