Capitolo 17

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«Che cos'è successo, Cam?» gli chiedo facendogli cenno di sedersi vicino a me.

So che avevo detto che volevo stare da sola, ed è ancora così, ma non posso cacciarlo in questo modo.

O almeno, voglio prima capire perché ha quello sguardo.
Sembra stia sul punto di piangere.

Scuote la testa e mi abbraccia.

Circondo il suo busto con le braccia, che in confronto alle sue sono davvero piccole.

È più alto e più  muscoloso di me di davvero tanto.

«Sono solo degli stronzi, Jo.»

So a chi si riferisce, e so che un po' lo penso anche io. Sono i nostri fratelli, questo è vero, ma non avrebbero dovuto nasconderci una cosa così grande.

«Sei solo arrabbiato.» sospiro. «Non lo pensi sul serio, e non dire cose di cui potresti pentirti.»

Cameron si separa da me di scatto. «Come fai a restare così impassibile? Tuo fratello ti nasconde le cose e ti dice anche cosa fare, e tu resti così? Come se non te ne fregasse niente.»

Sbuffo. «Che vuoi che faccia? Dirgli che sono offesa o robe del genere? Già fatto, e non serve a niente, Cam.»

Si porta una mano davanti la faccia.

«Pensavo che tu fossi diversa.»

La situazione mi inizia a innervosire, e sento la tensione fra noi due tagliare l'aria come coltelli affilati.

«Che vorresti dire, uhm?» mi avvicino leggermente con aria minacciosa. «Vuoi che mi metto ad urlare contro mio fratello, per cosa poi? Sta con Sierra, vedi di accettarlo anche tu.»

Cameron ride e scuote la testa contemporaneamente. «Sei solo una bambina.»

Le sue parole mi fanno più male del dovuto, ma cerco di non dimostrarglielo.

«Perché non te ne vai, allora? Sei solo uno stupido ragazzo che si crede chissà chi. Il grande Cameron Dallas dei miei stivali.»
Pronuncio quelle parole come se fossero veleno, ed ho l'effetto desiderato: lo sguardo di Cameron si incupisce all'istante.

Ma io, in quello stesso instante, mi pento di ciò che ho detto.

«Hai ragione, me ne vado. Non voglio avere a che fare con una bambina che crede di conoscere tutti meglio di loro stessi.»

Mi da una spallata oltrepassandomi ed esce.

Ma prima che possa chiudere la porta gli urlo le parole che fanno più male a tutti e due.

«Sai una cosa? Ti odio Cameron Dallas!»

•••• •••• •••• ••••

Alcune volte la nostra vita sembra un buco nero, un buco dove entri e non trovi più la via d'uscita.

Alcune volte vorremmo solo essere capiti, vorremmo solo qualcuno che ti tenga fra le braccia e che ti dica che andrà tutto bene.

Io pensavo di averlo trovato, ma evidentemente mi sbagliavo.

«Jocelyn.» mio zio entra nella mia camera, ancora con le tapparelle chiuse e con il buio che scurisce tutto. «Stai dormendo?»

Dalle mie labbra esce un grugnito, non capisco neanche io se di assenso o di protesta per farmi restare nel letto ancora un po'.

Mi porto il cuscino sopra la testa e mi giro sul fianco opposto alla porta.

Sento lo zio ridacchiare. «Lo prendo come un sí.»

E poi la porta si chiude delicatamente.

È passata una settimana dalla litigata con Cameron. É esattamente una settimana che non lo sento e non lo vedo.

Con Nash sto facendo dei piccoli progressi... ieri ci siamo salutati.

Non voglio far preoccupare nessuno, per cui non mi rifugio più in camera per tutto il giorno come ho fatto l'altra volta.

So di dovermi alzare, di affrontare la giornata nei migliori dei modi, ma è davvero difficile.

Ultimamente pochissime cose vanno per il verso giusto.

Forse l'unico lato positivo è che ho già finito i compiti delle vacanze, cosa mai successa prima d'ora.

Sbadiglio e mi stiracchio per un paio di minuti, poi, con i piedi scalzi sul pavimento gelido, mi avvio in cucina per mettere qualcosa sotto i denti.

In cucina c'è già Nash, intento a parlare con qualcuno a telefono.

«No Cameron... senti, possiamo vederci? Ti spiegherò tutto meglio.»

Mi blocco sul posto appena sento con chi sta parlando.

Guardo Nash furtivamente, e lui intanto guarda me.

Da piccoli riuscivamo a capirci anche solo guardandoci, che sia rimasto così? Forse non tutto il nostro rapporto è andato in frantumi.

Il tostapane mi annuncia che la mia colazione è pronta quindi, a malincuore, sposto la mia concentrazione su mio fratello e la dedico al pane e burro che mi spetta.

«Grazie Cam, a tra poco.»

Chiude la telefonata dopo qualche secondo, ed io mi fingo disinteressata. «Ti vedrai con Cameron, oggi?»

Nash annuisce. «È...  successo qualcosa fra di voi?»

Lo guardo, inarcando un sopracciglio. «In che senso?»

Mio fratello si porta le mani sul volto, stropicciandosi gli occhi. «Avete litigato? Non viene qui da un po', prima lo faceva per te.»

Vorrei rispondergli bene, ma la verità è che non posso. Lui non mi dice mai niente, perché dovrei farlo io?

«Non sono affari tuoi.» borbotto prendendo la mia colazione e dirigendomi fuori la cucina.

«Jocelyn.» Nash mi afferra un braccio poco prima che esca, imprendendomi di andarmene. «Mi perdonerai mai?»

I suoi occhi sono leggermente lucidi, si sono chiariti ancora di più del solito ed in genere succede quando è triste. O stanco.

Probabilmente non avrà dormito bene stanotte.

«Dipende da te, Nash. Se le cose continuano così la vedo veramente difficile.»

Con un colpo deciso mi libero dalla sua presa e scappo in camera mia, con alcune lacrime che scendono sul mio viso.

Angolo autrice
Cosa ve ne pare? Lo so, sto scrivendo dei capitoli molto corti, ma preferisco così.
Q: Avete sentito la nuova canzone di Cameron? Se si, vi è piaciuta?
Stellinate se pensate che non fa schifo, thanks❤️❤️
-sil

Ti odio Cameron DallasWhere stories live. Discover now