Capitolo 23

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«Jocelyn.»

Mia madre scuote la mia spalla svegliandomi completamente ed interrompendo il mio beato sonno.

«Che c'è?» biascico ancora con gli occhi chiusi.

Ieri Nash, Hayes ed io siamo andati a dormire davvero tardi: abbiamo fatto una maratona di film fino alle tre di notte.

«Svegliati. Due minuti e ti voglio giù, altrimenti mi arrabbio.»

Faccio un verso strano, una via di mezzo tra un grugnito ed un suono di approvazione.

Mia madre ride. «Due minuti, Jocelyn.»

Mi rigiro dall'altro lato del letto, sperando che mi riesca ad addormentare nuovamente.

Inutile dire che non ci riesco.

Senza mai aprire gli occhi, allungo il braccio e tasto il comodino in cerca del cellulare fino a trovarlo.

Una volta fatto ciò apro gli occhi e guardo l'ora.

Sono a malapena le otto, il che significa che dormito meno di cinque ore.
Ma non é l'orario la cosa ad attirare la mia attenzione, bensì le 57 chiamate perse da Cameron ed i suoi 28 messaggi.

Lascio cadere il telefono sul materasso e mi decido di alzare, ignorando ancora Cam.

«Buongiorno.» dico a tutti appena entro in cucina. I miei genitori e gli zii sono già vestiti, mentre Hayes e Nash sono nelle mie stesse condizioni.

«Se avessi saputo che ci saremmo dovuti alzare presto non avrei mai proposto la maratona dei film di 007.» bofonchia Hayes prima di mettersi un cucchiaio di cereali in bocca.

«Già,» concorda Nash. «anche io.»

«Perché questa fretta per prepararci?» chiedo, invece, io.

«Andiamo alla statua della libertà con Gina e i Dallas.»

Quasi mi strozzo con il caffè che stavo bevendo. «Cosa?»

Nash corruga la fronte. «Non ti fa piacere?»

"No". «Si.» mi schiarisco la voce. «Mi sembra solo strano... di martedì.»

Mio zio alza gli occhi al cielo. «È estate, Jocelyn. Mi stupisco che tu sappia ancora che giorno della settimana è.»

Alzo le spalle. «Touché.»

«Invece di parlare vai a vestirti, piccola peste.» zia Amy mi spinge praticamente fuori la cucina, quindi io mi affretto a farmi una doccia e vestirmi.

Metto dei jeans a vita alta ed un top che mi lascia un po' di pancia da fuori, ma senza risultare volgare.

Sono carina vestita così, e spero che anche Cameron se ne accorga.

Mi pento subito di quello che ho pensato. Perché mi interessa cosa pensa Cameron di me?

La verità la so, ma sono troppo orgogliosa per ammetterlo.

Come trucco metto il mascara, correttore ed un rossetto carne. Mi lego i capelli in una coda alta, lasciando solo una ciocca fuori.

Sento suonare il campanello nell'esatto momento in cui mi metto degli stivaletti neri con un po' di tacco.

Sono ufficialmente pronta, ma una consapevolezza si fa spazio nella mia testa: se hanno suonato al campanello significa che Cameron e la sua famiglia sono qui.

«Jocelyn!» sento chiamarmi da sotto.

«Arrivo!» urlo di rimando.

Faccio una corsa per prendere il telefono dal comodino e poi scendo giù per le scale fino all'ingresso.

Ti odio Cameron DallasWhere stories live. Discover now