Capitolo 40

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«Hey ragazzi.» saluto i Magcon appena li vedo.

Siamo a Central Park, e mi ritorna in mente quando sono venuta con Cameron e siamo andati al lago.

Scuoto impercettibilmente la testa per scacciare il pensiero e ritorno a guardare gli amici di mio fratello, che sono diventati miei amici a mia volta.

Matthew è appoggiato ad un albero, Taylor è seduto a gambe incrociate a terra, i due Jack e Shawn sono seduti sulla panchina e Cameron è in piedi a braccia incrociate.

«Ciao, Jocelyn.» mi salutano tutti in coro, compreso Cameron.

Sorrido, poi i ragazzi vanno a salutare i miei fratelli.

«Sierra?» chiedo osservando Cameron, che alza le spalle.

«Stava ancora dormendo, non volevo disturbarla.»

Annuisco e accenno un sorriso, che Cam ricambia, mettendo le mani nelle tasche del giubbotto.

Hayes mette un braccio intorno le mie spalle e mi stringe a sé.

Io mi scosto, fingendomi offesa.

«Dai Jocelyn.»

Lo guardo inarcando un sopracciglio. «No.»

Hayes cerca di trattenere le risate. «Perdonami, non volevo insinuare che non sai guidare.»

Nash, sentendo la nostra conversazione, scoppia a ridere.

I Magcon ci guardano tutti confusi, mentre io ed i miei fratelli facciamo gli stupidi.

«Che ci siamo persi?» chiede Matthew, e Cameron guarda prima me, poi Nash e poi Hayes.

«Ho chiesto se potevo guidare io oggi, e mi hanno detto che guido malissimo.»

Cameron ride. «Nash, Hayes, non si fa.»

Hay alza gli occhi al cielo. «Perché tu non sei mai stato in macchina con lei.»

Lo zittisco dandogli un pugno sulla spalla.

«Ahia Jocelyn.»

«Così impari.» borbotto mettendo un finto broncio.

«Non puoi essere così male a guidare.» mi difende Jack J. , sorridendo.

Nash gli fa segno che si sbaglia, ed io gli lancio un'occhiataccia.

«No, infatti guido bene.» sibilo stringendo i denti.

Hayes ride e Cameron, sorridendo, mi si avvicina.

Fruga nella tasca per qualche secondo, poi tira fuori le chiavi della macchina e me le porge.

«Cosa?» chiedo confusa.

«Andiamo a guidare, così fai stare zitti i tuoi fratelli.» fa spallucce ed io faccio un debole sorriso, poi lancio un'occhiata di sfida a Nash.

Proprio lui si mette in mezzo tra me e Cameron, e gli mette le mani sulle spalle.
«Amico no, sei troppo giovane per morire. Sierra ha bisogno di suo fratello ed io del mio migliore amico. Non farlo, Cam.»

Cameron ride e si scosta. «Voglio solo vedere se guida così male come dite.»

Senza dire nient'altro mi prende per un braccio e ce ne andiamo da Central Park.

Vorrei dire di non essere nervosa, ma non è così.
Non è per la guida, ma per Cameron. Stare da sola con lui, per un po' di tempo, mi fa un brutto effetto.

«Perché ci tieni tanto?» sussurro dopo qualche minuto. «Perché stai insistendo così tanto per farmi guidare?»

Cam mi lancia un'occhiata veloce, poi riporta lo sguardo difronte a sé e continua a camminare.

Fa spallucce. «Non lo so, credo perché voglio stare un po' da solo con te.»

Mi mordo forte il labbro per non sorridere come una stupida.

Nonostante il caldo le sue parole mi fanno rabbrividire. O forse è l'idea di baciarlo che mi crea i brividi.

«Quella è la mia macchina.» rompe il silenzio Cam, indicando una BMW nera, con il tetto trasparente.

È parcheggiata dall'altro del marciapiede, per cui attraversiamo prima di trovarci davanti ad essa.

Non capisco perché Cam continua a voler stare con me dopo che l'ho lasciato.

Io mi sono pentita, ma lui questo non lo sa.

Cam mi porge le chiavi e, sorridendo, si appoggia allo sportello del passeggero.

Apro la macchina e mi metto al posto del guidatore, ma subito mi sale l'ansia.

Questa macchina è bellissima, se la distruggo non me lo perdonerei mai.

«Okay.» sussurro piano, più a me stessa che a Cameron, che intanto si è seduto e messo la cintura.

Accendo il motore e posiziono i piedi sull'acceleratore e la frizione.

Qualche minuto dopo sono per strada, e rilascio un sospiro di sollievo.

«Non stai andando male.» afferma Cam e gli sorrido riconoscente.

Nell'esatto momento in cui lo faccio, però, mi distraggo e quasi finisco nella corsia opposta.

«Jocelyn!» urla il migliore amico di mio fratello.

In contemporanea una signora attraversa la strada e l'avrei sicuramente presa se non fosse stato per Cam che gira in tempo il volante.

Io freno di botto.

Ci lanciamo un'occhiata terrorizzata, poi dopo due minuti ci ritroviamo a ridere.

Un po' per la paura ed il nervosismo, un po' per il sollievo di non essere morti.

Continuo a ridere, appoggiando la testa al volante.

Nash ed Hayes hanno ragione... faccio schifo a guidare.

La risata di Cam riecheggia in tutta l'auto, così mi giro a guardarlo, ancora con la testa sul volante.

«Perché hai rinunciato a tutto questo, Jo?» chiede una volta calmato Cam.

È serissimo, lo capisco anche dal tono che usa.

«A cosa?»

«A noi.»

Un sospiro mi esce dalle labbra. Anche se glielo volessi spiegare sarebbe inutile, un paio di settimane ed io starò dall'altra parte del continente.

«Due settimane e me ne vado, Cam. Io... non voglio una relazione a distanza.»

Mi metto dritta, riappoggiando la schiena al sedile.

«È... è un addio quindi, questo?» sussurra piano, forse per paura della risposta.

Io ho paura di darla, la risposta.

Resto un paio di minuti in silenzio.
Una lacrima mi bagna la guancia e alzo velocemente la mano per asciugarla.

Non ha bisogno di una risposta, la sa già.

«Abbiamo altre due settimane.» dico infine. «Possiamo essere amici. È inutile pensare già che me ne andrò. E poi, Cam, sei Cameron Dallas, sai quante ragazze incontrerai mentre io sono lontana?»

Cam mi fissa per un tempo che mi pare infinito prima di rispondere.

«Appunto, altre ragazze. Ma io voglio te, Jocelyn.»

Le sue parole, come sempre, si ripetono nella mia mente.

E so che quelle che dirò io si ripeteranno nella sua.

«Ma non puoi avermi, Cam.»

Ti odio Cameron DallasWhere stories live. Discover now