Capitolo 50 (epilogo)

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JOCELYN'S POV

Gina prende il borsone color celeste dalla sedia grigiastra, in camera di Sierra.

Il medico stacca la flebo alla mia migliore amica, raccomandandosi ancora una volta di fare attenzione adesso che può uscire dall'ospedale.

Sono già passate due settimane da quando sono tornata a New York.

Hayes mi circonda con un braccio le spalle, dandomi un bacio sulla nuca.

Cameron e Nash aiutano Sierra ad alzarsi, ancora un po' debole.

«Allora.» il medico batte le mani, e tutti restiamo in silenzio per ascoltare ciò che deve dire. «Sei libera di andare. Tu ed il bambino siete in ottime condizioni.»

Nash si gratta la nuca, imbarazzato. «Si può già sapere se è una lei o un lui?»

Il ginecologo ridacchia annuendo. «È maschio.»

Tutti partono in un grido di boati e applausi, mentre Sierra bacia dolcemente mio fratello.

So già il nome del bambino, Sierra me lo aveva iniziato a dire.

Colin Cameron Hayes Grier.

Io aspetterò la femmina per comparire nel secondo o terzo nome.

Mi avvicino alla mia amica e mio fratello, circondandoli in un abbraccio a tre. «Congratulazioni!» urlo quasi nelle loro orecchie.

Sierra mi stringe a sé e Nash mi dà un bacio sulla guancia.

«Grazie, sorellina.»

Siamo più di venti in quella mini stanza.

Ci sono tutti i Magcon, i parenti di Cam e Sierra, i miei genitori ed i miei zii e Daniel.
Tutti una grande famiglia, uniti dall'amore e dalla felicità per le due persone più importanti della mia vita.

Nonostante tutto il bene che gli voglio, però, dopo qualche minuto esco dalla stanza, per respirare un po' d'aria.

Stavo facendo a gomitate con Hayes per avere un po' di spazio in più, lì dentro.

Ora si metteranno a parlare e festeggiare, il che significa che rimarremo qui per ancora un po'.

Così a passo lento, mi dirigo all'ascensore.
Nonostante sia quasi Natale, ancora non c'è neve in giro per New York.

Anche se devo dire che in questi giorni non sono uscita molto.

Sierra è stata sotto controllo per molto tempo, così come il bambino, e sono tutti giunti alla conclusione che stanno entrambi bene.

Appena entrata nell'ascensore premo il tasto per il piano più alto, ovvero il quinto.

Non so perché voglio fare questa cosa, ma spesso facciamo cose che non hanno un vero e proprio motivo.

Ho sempre pensato che sia l'istinto, o sesto senso, chiamatelo come volete.

Cerco di distrarmi guardandomi intorno per non pensare al mio bacio con Cam, avvenuto proprio qui.

A come avevo iniziato a sfogarmi e come in cinque secondi mi sono trovata le sue labbra sulle mie.

E poi il suo odore che mi giungeva alle narici, i suoi capelli morbidi tra le mie mani.

Scuoto impercettibilmente la testa. "Non ci pensare, Jo." Provo a dirmi. "Non ci pensare e non ti mancherà."

Il problema non è che mi manca lui, in persona, perché basta che scendo le scale e me lo ritrovo davanti.

Ti odio Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora