Capitolo 7

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...finché la sua voce non sostituisce lo squillo del telefono.

«Pronto?» chiede e io dal nervosismo chiudo gli occhi.

Non ho idea del perché sono così ansiosa, ma qualunque sia la motivazione, è una sensazione orribile.

Potrei morire da un momento all'altro per come mi rimbomba il cuore nella cassa toracica.

«Ehm... Cameron?» Non so neanche perché mi è uscito come una domanda.

"Stupido nervosismo infondato." Penso.

«Jocelyn? Come hai il mio n-»

«L'ho preso da Sierra.» lo interrompo. Probabilmente si sta chiedendo perché l'ho chiamato.

Me lo sto chiedendo anche io.

«Cameron io ti sto chiamando perché-» questa volta è lui ad interrompermi.

«Ti senti in colpa, non è vero? Non è colpa tua, Jocelyn.»

Forse per lui no, ma io mi sento sul serio responsabile.

Non mi è mai capitato nulla del genere, non so come comportarmi.

«Mi dispiace, Cameron.» mi porto una mano sulla faccia, attutendo un po' la voce. «Non so cosa è preso a Nash.»

Si sente qualche rumore di sottofondo, poi Dallas prende la parola. «È solo stressato, non sono arrabbiato neanche più. Più spaventato che altro.»

La butta sul ridere, sull'ultima frase, ma so che c'è un fondo veritiero. Rido, perché è l'unica cosa da fare.

Ci sono situazione dove bisogna o ridere o piangere, e ridere è quasi sempre la soluzione migliore.

Mi vado a sedere sul bracciolo del divano, tenendo il telefono tra la spalla e l'orecchio e guardando le mani.

Non credevo che parlare con Cameron fosse così rilassante.

«Hai messo del ghiaccio sulla guancia, a proposito?» domando.

«Si, signora infermiera. L'ho messo mezz'ora fa.»

Ridacchio ancora. «Bene, signor paziente. Cerchi di venire di meno all'ospedale.»

Cameron borbotta un: «Non mi diverto mica.»

E la voce di mio fratello riecheggia nella mia testa.
«Non è la prima rissa di Cameron, Jocelyn.»

Già... non è la prima e non sarà l'ultima di certo.

«Mio fratello ha detto che non è la tua prima rissa, Dallas. Nulla di troppo serio, vero?»

Ci sono alcuni secondi di silenzio. Cameron sta riflettendo sulle parole, o sta decidendo se dirmi che mio fratello ha torto.

«Ti preoccupi per me, Jo?»

Avvampo, e fortunatamente non può vedermi. Le guance mi si tingono di rosse e la gola mi si secca dal nervosismo.

«Sei il migliore amico di mio fratello,» spiego. «non voglio che ti succeda qualcosa e poi sarò io a dover consolare Nash.»

«Cameron!» Una voce che non conosco chiama quest'ultimo, e a quanto pare, dato il suono basso, dall'altra parte della casa.

Ti odio Cameron DallasWhere stories live. Discover now