Capitolo 11

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Sono passati altri due giorni da quanto c'è stata la cena.

Sierra e Cameron praticamente vivono qui, ma non è tanto male.

Voglio dire, Sierra per niente ma Cameron... Cameron è un caso a parte.

Non ci siamo ancora messi d'accordo per quando preparare la torta per Gina, mentre i ragazzi e Sierra andranno fra tre giorni al centro commerciale per decidere cosa prenderle.

Il suo compleanno è tra cinque giorni, se non mi sbaglio, quindi di sabato. Io e Dallas potremmo fare la torta il venerdì.

«Hey Jocelyn.» proprio lui entra nella mia camera dopo aver bussato un paio di volte.

«Ciao.» gli rispondo stoppando il film che stavo vedendo.

"The kissing booth", un capolavoro.

Cameron si schiarisce la voce. «Quando vogliamo preparare la torta per mia madre?»

Entra un po' di più nella camera, appoggiandosi allo stipite della porta.

Alzo una spalla. «Pensavo venerdì, decidi tu il tipo di torta?»

Dallas annuisce. «Mi accompagni a dirlo a Sierra? Lei deve distrarre la mamma, ma in questi giorni è davvero strana»

Annuisco stranita. Non ho trovato nessun comportamento strano in Sierra, e oramai la conosco da un po'; ma è chiaro che non la conoscerò mai bene come Cameron.

Mi alzo dal letto, incurante di indossare una maglietta di Hayes e dei pantaloni di una tuta.

Cameron va avanti ed io lo seguo in silenzio da dietro.

Indossa una maglietta grigia e dei jeans strappati neri con le Vans ai piedi.

I capelli hanno sempre il solito ciuffo, con cui gioca quando è nervoso o a disagio.

Ma perché so anche cosa fa quando è nervoso?

La noia fa brutti scherzi, sicuramente.

«Ma che caz-» Cameron si ferma all'improvviso davanti la porta della cucina.

Cerco di sbirciare da oltre la sua spalla, e la scena che ci si presenta davanti mi fa aprire la bocca dallo stupore.

Sierra e Nash si stanno baciando... appassionatamente.

«Cameron!» Sierra si stacca dalle labbra di mio fratello appena vede il suo, di fratello.

Sento fare dei respiri profondi al ragazzo davanti a me, e gli metto una mano sul braccio, come per dirgli che io ci sono.

«Cameron... io posso spiegare.» Nash si avvicina a lui ma Cameron lo ferma con una mano alzata.

«No, non puoi. Mi hai dato un pugno per aver flirtato con tua sorella e ora tu ti baci la mia?» alza mano a mano la voce.

«Cameron...» lo provo a fermare, perché so che qui le cose si metteranno male se non lo calmo.

«Io ti uccido!» urla Dallas verso mio fratello avanzando fino a lui. Sta per dargli un pugno, ma io mi metto in mezzo.

«Levati, Jo!» continua a dare di matto Cam. «Lo uccido!»

È accecato dalla rabbia ed in un certo senso lo capisco. Ci hanno mentito, nascosto le cose.

«Cameron.» gli metto le mani sul petto e lo spingo leggermente. «Cameron, guardami.»

Ma niente, lui continua a sbraitare contro Nash e la paura si impossessa del mio corpo.

Ho le lacrime agli occhi e la mia voce si inclina. «Cam.»

E solo in quel momento porta gli occhi su di me. Il pugno che stava per dare rimane sospeso a mezz'aria.

«Piccola...» sussurra oramai calmo.

Nash e Sierra restano in silenzio, Nash dietro di me e lei al suo fianco.

A Sierra scappa un piccolo singhiozzo, ed io prendo Cameron per un braccio. «Andiamo fuori.»

Me lo trascino fino alla porta e poi scendiamo le scale a piedi. Avrei preso benissimo l'ascensore, infondo sono venticinque piani, ma credo che a Cameron faccia bene uno sfogo.

Ho l'amaro in bocca. Come può Nash non dirci niente? E Sierra? Pensavo si fidassero di me.

Nash mi ha già dimostrato una volta che non lo fa, ma pensavo fosse a causa della distanza.

Ora, invece, ha avuto tutto il tempo del mondo.

Io e Cameron ci sediamo sulle scale nell'atrio. C'è tranquillità, qui, e poi non dovrebbe venire nessuno a quest'ora.

Passiamo i primi minuti in rigoroso silenzio, troppo scossi persino per parlare.

Io appoggio la testa alla parete, le gambe stese oltre gli scalini. Cameron, invece, è rannicchiato su se stesso.

È brutto vederlo così... come se fosse un cucciolo abbandonato in balia a se stesso.

Ed io vorrei salvarlo, davvero tanto, ma non so come.

«Grazie.» sussurra così piano che fatico a sentirlo.

È un bravo ragazzo infondo, mi pento di tutte le cose che gli ho detto.

«Non dirlo neanche.» gli rispondo sussurrando anche io.

Potremmo benissimo parlare ad alta voce, non c'è nessuno, ma romperemmo la quiete che si è creata.

«Devo dirlo, Jo.» dice portandosi una mano tra i capelli. È nervoso. «Sei l'unica che ha cercato di calmarmi, in questo periodo ci sei più tu di tutti gli altri. Stavo per rompergli la faccia, e me ne sarei pentito. E nonostante tu stia male come me... hai scelto me. Quindi grazie.»

Lo dice tutto d'un fiato.

Forse è perché ho bisogno di affetto, o forse perché sono ferita, fatto sta che lo abbraccio.

Gli circondo il busto con le braccia e lui la mia vita. Poggio la testa sul suo petto muscoloso.

Bum bum. Il suo cuore batte veloce. È ancora scosso, forse per questo.

«Avrei voluto fare di più.» la mia voce di inclina di nuovo. «Non si fidano di me.»

Sento Cameron sospirare. «Di noi. Tu non hai fatto nulla di sbagliato, Jo, sono loro i bugiardi idioti.»

Annuisco leggermente. «Neanche tu.» biascico contro la sua maglietta. «Non hai colpe neanche tu.»

Cameron non risponde.

Forse in un altro momento saremmo stati felici per loro, forse già da domani.

Ma il fatto che mi lascia interdetta è l'incoerenza: Nash ha picchiato Cameron perché mi ha chiamato "piccola" e poi lui sta con Sierra?

Il mal di testa che mi sta venendo non è nulla di buono. Cerco di concentrarmi solo su Dallas.

Ha un buon profumo. E mi accorgo solo ora che gli sto bagnando la maglietta, perché sto piangendo.

Guardo il ragazzo che mi sta abbracciando.

Lo salverò.

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