Capitolo 33

8.5K 341 28
                                    

~Angolo autrice~
È ufficiale: 3 mila visualizzazioni!! Sul serio non so cosa dire, se non ringraziarvi con tutto il cuore. Non pensavo che sarei arrivata a questo. A molti può sembrare poco, ma fidatevi che per me non lo è.
Per festeggiare vorrei proporvi una cosa: vi piacerebbe che creassi una Page su Instagram riguardo questa storia? Ad esempio posso mettere alcune citazioni, o edit carini. Fatemi sapere cosa ne pensate 💗



La mattina successiva mi sveglio davvero presto per i miei standard.

Alle nove del mattino sono già pronta, con i capelli legati in uno chignon e con addosso la tuta.

Dato che gli zii ed i miei genitori, che mi accorgo solo ora che non ci sto insieme da un po', sono già usciti faccio tutto con calma e senza paura di svegliare qualcuno.

Nash ha dormito da Sierra e Cameron, e Hayes... bè per lui potrebbe esserci un terremoto o la fine del mondo, ma continuerebbe a dormire.

Stacco il telefono dalla presa e prendo le cuffiette. Gli collego tra di loro e poi esco, chiudendo silenziosamente la porta, da casa degli zii.

Nell'ascensore metto la riproduzione casuale per la musica, e subito partono i Maroon 5 con Sugar.

Arrivata al piano della palestra mi metto su un tapirulan posto vicino al muro e la finestra, pronta per iniziare a correre.

É una palestra ampia, con una parete solo a vetrate, con tanti attrezzi e tanti possibili esercizi.

Da quando ci vengo, però, non ho mai trovato nessuno se non un paio di condomini degli ultimi piani.

Corro più forte che posso con la musica che mi rimbomba nelle orecchie.

Fare sport mi aiuta a levare lo stress, e ora come ora ne ho molto.

Ho intenzione di parlare con Hayes una volta per tutte.

Mentre imposto la modalità più veloce, lancio un'occhiata per strada.

È già piena di persone che passeggiano o fanno shopping.

Io non capisco come ci si può svegliare la mattina presto con l'idea di passare l'intera mattinata dentro un camerino.

Grazie a Dio ho due fratelli maschi, e non delle ragazze che mi avrebbero trascinato in ogni negozio possibile ed inimmaginabile.

Mi piace, ogni tanto, prendermi attimi per me stessa.

È bello non avere nessuno intorno per qualche minuto, solo me ed i miei pensieri.

Alcune volte odio stare da sola, ma in certi casi mi rilassa.

Tanto fra qualche minuto la mia quiete sarà finita, e dovrò iniziare a pensare a cosa dire ad Hayes per farmi perdonare.

Cose del tipo: "Hey fratellino, scusa se sono stata una stronza e nonostante tu ci sia sempre per me io intanto ti ho nascosto la mia relazione con Cameron. Vuoi perdonarmi?"

No, mi chiuderebbe solo la porta di camera sua in faccia.

Cameron mi piace... ma se ad Hayes non va bene... non lo so.

Dubito che io possa vivere con il rancore di Hayes. Se lui non accetterà la cosa non esiterò a lasciare Cameron.

Mi dispiace dirlo, ci sto male solo al pensiero, ma i fratelli prima di tutto.

Vorrei non farlo, perché Cameron è una delle cose più belle di questo periodo, ma Hayes è della mia intera vita.

Spero solo che, tutti e due, non mi mettano nella situazione di scegliere uno di loro.

•••• •••• ••••

Con le dita affusolate della mano che mi tremano, picchietto la mano a pugno sopra la porta della camera di mio fratello.

Alla fine ho deciso di non preparami nessuno discorso.

Non posso prevedere quello che dirà o cosa farà, mi farei venire solo il mal di testa a pensarci.

Gli parlerò di getto, con il cuore in mano e la piccola speranza di essere perdonata.

So che uno "scusa" non basta, ma Hayes non vuole cose materiali. Per farmi perdonare realmente ci vuole tempo, ovvero non nascondendogli più le cose.

Gli devo dimostrare che mi fido di lui come nessun altro, il che è vero.

Devo prima, però, ritornarci a parlare.

E qui sorge il problema... come gli spiego tutte le cose che mi frullano nella testa quando Cameron è vicino a me? Come gliela spiego la sensazione della gola chiusa appena l'idea di dire la verità mi balena nella mente?

"È tuo fratello." Mi ripeto. "Glielo dirai e basta, e lui capirà."

Un secondo dopo il mio pensiero, me lo ritrovo davanti con il viso stanco ed i capelli tutti scompigliati.

Appena mi vede sbuffa, e sta per chiudere di nuovo la porta.

Con un movimento del piede veloce blocco la porta, e sguscio nella sua camera.

«Cosa vuoi, Jocelyn?» Si arrende e decide che posso restare nella sua camera.

O meglio, lo spero.

Devo trovare qualcosa da dire, il tono che usa mi lascia leggermente stordita.

È freddo... distaccato.

«Io...-» mi schiarisco la voce. «Io vorrei parlare.»

Hayes alza gli occhi al cielo. Gli stessi occhi che in genere sorridono quando lo fanno anche le labbra, ma ora sono spenti.

E contornati dalle occhiaie, proprio come i miei.

«Lo stai già facendo.»

Cerco di ignorare la vocina nella mia testa che mi dice di andarmene prima di peggiorare le cose, e inizio a parlare sul serio.

«Io non volevo mentirti. Giuro che non volevo farlo. Cameron mi piace, e... ho pensato che non dirlo a Nash sarebbe stata la cosa migliore. Quando volevo dirtelo, però, ho iniziato a capire che non potevo fare delle preferenze. Siete tutti e due i miei fratelli... siete e sarete sempre, le persone più importanti della mia vita, Hayes, anche se ora mi odi.»

Ho le lacrime agli occhi, ma non mi interessa.

Non mi vergogno di piangere con lui.

«Lo sai che ora stai facendo le preferenze, vero? Devi dirlo a lui, perché io ora lo so.»

Annuisco, restando un paio di secondi in silenzio.

«Potrai mai perdonarmi?»

Hayes si morta le mani davanti al volto, stropicciandosi gli occhi. «Purtroppo lo farò tra poco, ma per ora no.
Sono stanco di essere l'unico onesto qui, Jocelyn. Tanto hai Cameron ora, no? Lui ti adora, ci sarà sempre come ci sono stato io.»

«Hay...» sussurro. «Sei mio fratello, nessuno è paragonabile a te.»

Hayes mi guarda negli occhi, prima di fare un cenno alla porta. «Giá, per questo mi hai mentito... credo che dovresti andare.»

Sto per obbiettare, ma quando vedo una lacrima scivolargli sulla guancia capisco di non insistere ulteriormente.

Me ne vado a testa china ed a piccoli passettini, e appena Hayes chiude la porta mi appoggio ad essa e scivolo giù fino a toccare con il sedere a terra.

Chiudo gli occhi, con la nuca appoggiata al duro legno della porta.

"Non ha capito..."

Ti odio Cameron DallasWhere stories live. Discover now