Capitolo 47

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JOCELYN'S POV

Neanche un giorno dopo dalla chiamata di Gina, io e la mia famiglia camminiamo fianco a fianco nei corridoi bianchi dell'ospedale di New York.

Mio padre è riuscito a prendere quattro biglietti per il primo volo diretto, e finalmente siamo qui.

Da quando siamo atterrati non ho lasciato la mano di Hayes.

Pensavo di ritornare qui in circostanze diverse.

Abbiamo appena chiesto la stanza in cui si trova Sierra Dallas.

«Stanza 127, terzo piano, appena usciti dal l'ascensore a sinistra.» ci ha risposto la ragazza alla reception.

Così mi ritrovo a ripetermi le indicazioni nella mente, continuamente, per distrarmi.

Le opzioni sono tre: o pensare a questo, o al bambino di Nash e Sierra che forse non nascerà mai, o al mio imminente incontro con Cameron.

Ho scelto l'unico modo per non sclerare e andare in panico.

Le porte dell'ascensore si aprono e stringo di più la mano di mio fratello.

Nessuno ha il coraggio di fiatare.
Giriamo a sinistra e riconosciamo la stanza di Sierra non dal numero, ma dai Magcon seduti fuori che aspettano.

Senza neanche salutare, mi precipito tra le braccia di Nash.

«Jo... siete qui.» sussurra piano. Si sente dalla voce che non sta bene. Ma non fisicamente, mentalmente.

Non so cosa si prova a sapere di perdere un bambino, ma posso dire da come sta mio fratello che é orribile. È come se il dolore lo stesse consumando dall'interno.

«Come sta?» chiedo con voce flebile.
Intravedo Cameron salutare i miei genitori, e chiudo gli occhi per non guardarlo.

So che sta male e questa cosa fa star male me a mia volta.

«È dentro con Gina. Tra poco dovranno controllare che il bambino stia bene, ma può anche- insomma hai capito, domani.»

Non ce la fa neanche a dire morire.

«Mi dispiace tanto Nash.» affondo la testa nel suo collo e sento che stringe di più la mia vita.

«Mi sei mancata.» dice tra i singhiozzi.

Sta... piangendo? Credo di non averlo mai sentito piangere, eccetto una volta a cinque anni, quando si ruppe il ginocchio.

Era così triste che all'epoca gli avevo regalato la mia macchinina preferita. Era bastato questo per farlo sorridere, ma ora non abbiamo più cinque anni e non so che fare.

Gli accarezzo la schiena, delicatamente. È un vaso di porcellana pronto a cadere e rompersi.

«Anche tu. Vedrai che andrà bene.»

Lo sento annuire e poi, tirando su con il naso, si stacca dall'abbraccio per salutare i nostri genitori ed Hayes.

I Magcon mi guardano tutti tristi ed io mi sforzo di trattenere le lacrime.

"Debole, debole, debole." Mi riprendo severamente in testa, ma non m'importa.

Finché non so che la mia migliore amica e mio nipote stanno bene, allora non mi importa.

Tra il gruppo di amici vedo Cameron, vicino quello che dovrebbe essere Daniel.

Cam prova a sorridere, ma non ce la fa.
Così, dopo un paio di passi, mi ritrovo a circondargli la vita con le braccia.

Ti odio Cameron DallasWhere stories live. Discover now