7. This is not home

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Esco dalla stanza pronta a spaccare la faccia a chiunque osi rovinarmi ulteriormente la giornata.

Potete immaginare cosa significhi essere una diciassettenne senza più genitori, famiglia, amici, lontana da casa e con il peso di un regno da governare sulle spalle?

"Evelyn!" Isaac mi corre dietro e quando mi raggiunge mi fa voltare per guardarlo in faccia.

"Cosa vuoi ora?" sbotto sul punto di una crisi isterica.

"Ti rendi conto di ciò che hai fatto?"

"Oh sì"

E se non fosse per questa stupida alleanza non mi sarei neanche trattenuta. Però mi serve la sua protezione, altrimenti finirò sotto terra ancor prima di diventare regina.

"Ti ucciderà! Non avresti dovuto difendermi" ringhia contro la mia faccia e un lampo gli attraversa gli occhi chiari.

"Credi che me ne freghi qualcosa di te? No, affatto. Non sono una buona samaritana che fa del bene al prossimo, non sono l'eroina di nessun libro, non sono buona, o generosa, o sensibile. Sono qui" gli metto un dito nel petto e lo spingo contro il muro. "Solo perché non ho una casa e odio quando mi gridano contro"

"Sai" sussurra. "Sei sexy quando ti arrabbi"

Apro la bocca scioccata e mi allontano da lui cercando di trattenermi per non spaccargli quella stupida faccia tosta.

"Io me ne vado adesso, tu e tuo fratello raggiungetemi fra un'ora. Ho bisogno di stare da sola"

Arrabbiata come sono, mi allontano sbattendo i piedi e scendo fino alle stalle per prendere un cavallo.
Ne trovo uno bianco, con già la sella e le briglie pronte e gli monto sopra con un balzo. Ha piccola macchia grigie sul dorso e la criniera color argento, sembra fatto apposta per me.

"Sei pronto a fare un bel viaggetto?" gli accarezzo la criniera dolcemente e con un colpetto sul fianco lo faccio partire al galoppo tra la neve delle montagne.

Il vento è piuttosto freddo oggi e il cielo grigi, sembra quasi che stia per piovere, però è bello poter scendere tra i sentieri e ritrovarsi nei boschi senza aver paura che qualcuno ti segua, ed è ancora più bello passare ore e ore sopra un cavallo che sfreccia a tutta velocità saltando per evitare sassi e ruscelli o sterzare per aggirare un albero.

Rallenta solo quando si ritrova davanti ad una collina verde con piccole macchie colorate sopra. Adesso riesco a vedere il sole e lo sento scaldarmi la pelle e il viso, le nuvole bianche come cotone danno un tocco in più di colore al cielo azzurro chiaro.

In lontananza delle guglie si stagliano verso l'alto e dei piccoli vetri colorati luccicano quando il sole li colpisce.

"Bentornata" mi dico e poi faccio partire il cavallo al galoppo verso casa.

La realtà è che mi era davvero mancato questo posto, è dove sono nata e cresciuta, io appartengo a lui e lui appartiene a me.

Quando arrivò davanti al cancello in ferro battuto, i cui intrecci ricordano l'ondeggiare dei fiori a vento, mi rendo conto di essere finalmente tornata a casa.

Scendo dal cavallo e prendo le briglie per guidarlo sulla ghiaia del sentiero che conduce al portone d'ingresso.
Alzo e abbasso il battente a forma di leone per un paio di volte e mi scosto dalla porta mentre aspetto che qualcuno mi apra.

Il portone si spalanca e una marea di domestici si bloccano sulla soglia con gli occhi spalancati e pieni di stupore e felicità.

"Principessa!" mi corrono tutti incontro e mi abbracciano, così come si fa con un vecchio amico che non si vede da tanto.

"Sta bene? Che le è successo?" chiede il cuoco, il grembiule sporco di cibo e un sorriso stampato in volto.

"Vuole un tè?" una cameriera, la signora Maria, ha le lacrime agli occhi mentre mi accarezza il viso.

Tutti gli altri parlano all'unisono e non riesco a capire niente ma so che sono felici di sapere che io stia bene. Glielo leggo negli occhi.

"Sto bene" alzo la voce per farmi sentire da tutti e si allontanano di qualche passo ricomponendosi. "Fra poco arriveranno i principi dominatori del fuoco e resteranno qui, non devono sapere che io sono la principessa finché non ci sarà l'incoronazione"

"Che vuole che facciamo?" chiede una delle guardie più fidare di mio padre.

"Preparate loro delle stanze, per me invece preparatene due. Una degli ospiti e poi la vecchia stanza dei miei genitori" guardo ognuno di loro negli occhi. Non ho bisogno di una servitù, ho bisogno di persone fidate che facciano ciò che richiedo loro.

"Se non devono sapere che lei è la principessa, che dobbiamo dire?" chiede qualcuno tra loro.

"Dite che la principessa non vuole uscire dalla sua stanza o incontrare nessuno e che se devono parlare con lei devono dire tutto a me. Inoltre" faccio una piccola pausa. "Voglio che seguiate il figlio maggiore del re, qualunque cosa faccia io devo saperlo."

Annuiscono e tornano dentro il castello per mettersi a lavoro.

Sono stata lontana da casa per così tanto tempo che anche il solo profumo di fiori nell'aria mi sembra strano e non familiare, quasi troppo dolce. Prima lo amavo, non passava giorno senza che stessi all'aperto ad odorare i fiori o a disegnare seduta sul prato. Adesso ho voglia di chiudermi in una camera e non uscire più, stare sotto le coperte dove nessun mostro può arrivare.

È quasi strana la sensazione che provo, non riesco a smettere di preoccuparmi che ci sia qualcuno che mi osserva in lontananza, non riesco a respirare senza che un macigno pesante quanto tutto i miei problemi mi schiacci il cuore. Non riesco a rilassarmi in un posto che prima chiamavo casa e a cui non vedevo l'ora di fare ritorno.

Adesso è tutto così diverso e non capisco se sono io ad essere cambiata o questo posto. Me lo ricordavo luminoso e pieno di gioia, pieno di farfalle e altri animali, con le lucertole che prendevano il sole sui sassi e gli uccelli che cinguettavano sul tetto. Guardandomi intorno invece sento solo l'assordante rumore del vento che soffia.

"Si sente bene altezza?" chiede Maria preoccupata.

"No" sussurro.

The princess Where stories live. Discover now