27. Call me cold

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Mi schiocco le dita e anche il collo, poi sospiro e raccolgo il coltello da terra e lo faccio volteggiare sul palmo della mia mano.

"Allora, questi nomi?" mi avvicino al ragazzo incatenato sulla sedia e gli faccio volteggiare il coltello a pochi centimetri dai suoi gioielli di famiglia.

Pensavo fosse più semplice far parlare qualcuno, insomma, di solito tutti sono sempre bendisposti nei miei confronti e si aprono così facilmente. Non pensavo di dover ricorrere alla tortura per ottenere dei nomi.

"Fottiti" sbotta con l'odio negli occhi.

"No, no, no. Non hai capito, io pretendo delle risposte da te e se non mi darai dei nomi allora non uscirai da qui" lancio via il coltello.

Gli metto le mani sulle orecchie e invio un getto d'aria continuo che gli fa così male che inizia a urlare e dimenarsi sulla sedia in preda al dolore.

"Smetterò solo quando mi darai ciò che voglio, penso sia un accordo equo" continuo a torturarlo ancora e ancora e finisco per dover alzare la voce per farmi sentire.

Mi fermo e mi siedo sul pavimento davanti a lui, dalle cui orecchie cola un rivolo di sangue.

Ammiro la sua fedeltà alla causa dei cacciatori ma tutti hanno un punto debole ed io conosco il suo.

"Ho mandato una lettera a tua moglie" continuo concentrando un vortice d'aria nelle mie mani. "Le ho detto di venire qui, in una casa abbandonata sperduta in mezzo a bosco per una cenetta romantica. Cosa pensi che succederà?"

Sorrido soddisfatta quando sobbalza e sembra spaventato, anche con la debole luce della lampadina riesco a vedere quanto sia tentato di parlare.

"La ucciderò, lo sai vero? E poi passerò a tua figlia, Maze, giusto?" mi inginocchio davanti a lui e mi ringhia contro cercando di colpirmi.

"Puttana!" mi grida contro e la faccia gli diventa completamente rossa. Inizia ad annaspare in cerca di aria quando gliela tolgo tutta facendolo soffocare.

Continuo così per varie volte fino a quando fatica anche a restare cosciente. La moglie l'ho chiamata davvero e tutte le mie minaccia sono fondate, lo farò davvero se non mi darà anche solo un nome, due piccole parole.

"Suvvia, sono certa che sei stanco quanto me..." mi blocco quando una voce di donna chiama il mio ostaggio.

Gli tappo la bocca e poi gli sussurro all'orecchio: "Eccola, è arrivata in anticipo. Credo proprio che andrò a parlarle"

Si agita e scalcia come se avesse mille piccoli insetti che gli camminano per tutto il corpo, poi mi chiama e mi fermo sulla soglia della porta. Il cuore mi batte a mille e sento l'adrenalina scorrermi dentro con tale intensità da farmi rimanere senza fiato, mi sento così potente!

"Va bene, ti darò dei nomi ma lasciala andare"

Sorrido particolarmente compiaciuta del mio lavoro e mi siedo in terra con penna e block notes, pronta a scrivere.

"Non conosco molti di loro, solo due e non sono gran che, uno è un segretario, l'altro un sicario. Il primo si chiama Arthur, lavora in città per un importante studio legale e per quanto me si vive da solo. Il sicario è Daniel Santiago"

Lo blocco e scuoto la testa. "Daniel?"

L'uomo annuisce e si guarda intorno con sguardo frenetico, forse aspettandosi che qualcuno lo venga a salvare ma no, non accadrà.

"Le tue informazioni mi sono state tremendamente utili, però penso tu sappia già che non ti posso lasciare andare."

"Ti prego, ho una famiglia!" gli si riempiono gli occhi di lacrime.

E so come si sentirà sua figlia se la proveranno del padre, lo so perché ci sono passata e per quanto lui sia cattivo e meriti una punizione, be' non posso ucciderlo.

"Ma io devo ucciderti" continuo a spaventarlo e raccolgo il coltello dal pavimento.

"No te lo giuro, lasceremo la città e non ci faremo più vedere. Non avrai più notizie di me, sarò come un fantasma"

"In effetti ti conviene, perché se non ti uccido io lo faranno loro" mi alzo e prendo dei soldi da un borsone e dopo lo slego.

"Dovrebbero essere duemila, sparisci e porta in salvo la tua famiglia perché se ti troverò non sarò così clemente"

Annuisce e scappa via troppo spaventato per affrontarmi o guardarsi indietro.

Mi siedo sulla sedia e guardo i nomi sul foglio e per un momento vedo le lettere danzarmi davanti, muoversi e disporsi in modo diverso, formare parole senza alcun significato. Capisco di essere stanca solo quando mi immagino di avere sentito Maria chiamarmi, nonostante lei non possa sapere di questo posto, perciò mi alzo e arrivata all'esterno fischio.

Darkness arriva al galoppo e la accarezzo un po' prima di salire in groppa e partire verso il castello.

E quindi il piccolo Daniel si è ridotto a fare il sicario per i cacciatori? Bene, era ora di incontrare vecchie conoscenze per ricordare con amore i bei vecchi tempi.
Un bicchiere di vino e poi un altro ancora e Daniel Santiago sarà nelle mie mani, così come tutti i suoi segreti. L'ultima volta che l'ho visto lavorava per il padre in un'azienda fotografica, di certo non si faceva pagare per ammazzare la gente e di certo non avrei mai immaginato che sarebbe finito così.

Be', il tempo passa e le persone cambiano.

Quando arrivo al castello è ormai buio pesto e visto che sono stata fuori tutto il giorno credo proprio che verrò sommersa di domande. Ecco perché quando le due guardie mi aprono il portone faccio loro segno di fare silenzio e sgattaiolo via.

Faccio in tempo a chiudermi la porta delle mia stanza alle spalle prima che la luce si accenda di colpo e mi faccia quasi venire un infarto.

"Dove sei stata per tutto il giorno?" Isaac è seduto sulla sedia e mi guarda con le braccia incrociate sul petto.

Avevo promesso di non mentirgli più e di essere sempre sincera, però come posso dirgli che ero in mezzo al nulla a scavare buche per dei cadaveri e a torturare poveri uomini indifesi?

"Cercavo ciò che nessuno ha il coraggio di cercare"

"Cosa?" Chiede non capendo.

"Risposte"

The princess Where stories live. Discover now