19. Under the storm

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I proiettili si librano nell'aria e prima di colpire i bersagli sibilano roteando su se stessi.

La stanza diventa improvvisamente silenziosa quando alzo la mano e l'aria viene risucchiata fuori dai corpi dei cacciatori, è la stessa cosa che accade quando metti sottovuoto qualcosa. Si accasciano a terra, dei gusci vuoti dai visi terrorizzati e privi di qualsiasi segno di vita.

Ho gli occhi fissi su Isaac il cui occhi viaggiano sul mio viso mentre una chiazza di sangue si espande sulla camicia bianca. Il cuore mi batte così forte nel petto che non riesco neanche a prendere fiato per parlare e potergli dire che andrà tutto bene, che si salverà e che mi dispiace, mi dispiace per tutto.

"Chiamate delle ambulanze!" Maria si avvicina a me e si inginocchia al mio fianco poi preme sulla ferita cercando di fermare l'emorragia.

In questi momenti, in cui vedi la vita delle persone scivolare via come l'acqua sulla pelle ti rendi davvero conto di quanto siamo fragili. Non solo fisicamente ma anche psicologicamente.

Alzo una mano e gli accarezzo i capelli poi forzo un sorriso ed una lacrima mi scivola sulla guancia e prima che possa asciugarla cade sul sangue di Isaac. Singhiozzo, senza più riuscire a fermare le lacrime che sgorgano come un fiume in piena.

"Ehi" sussurro disegnandoli dei cerchi sulle guance con il pollice. Cerco di memorizzare ogni più piccolo dettaglio del suo viso, per paura di scordarmelo.

È la cosa che mi fa più paura, dimenticare, non riuscire più a ricordare com'era la voce, l'odore o persino la faccia di una persona. Con i miei genitori è successo: per quanto io li nomini, più il tempo passa, più i loro volti sbiadiscono e sfumano, lasciando solo un immenso spazio vuoto nel mio passato.
Presto i loro saranno solo dei nomi che non riuscirò più ad associare ad un sorriso o alla sensazione che mi dava una loro carezza.

Non voglio che Isaac sparisca così. Non voglio dimenticare le sue ciglia folte e lunghe che qualsiasi ragazza invidierebbe, il suo sorriso malizioso e arrogante, i suoi occhi, i suoi capelli, il modo in cui mi fa sentire quando riesce a tenermi testa.

"Maestà, i soccorsi stanno arrivando" Maria mi scansa di lato e continua a calcare sulla ferita.

Il ragazzo volta lo sguardo verso di me e protende la mano, tremolante e incerta, verso di me. La afferro e la stringo forte, come se io fossi l'unica cosa che gli impedisce di scivolare via.

"Te lo prometto, andrà tutto bene. Tu starai bene" sorrido anche se continuò a piangere.

Un uomo, un infermiere, mi sposta per caricare Isaac sulla barella e quando lo portano fuori io cerco di seguirmi ma vengo immediatamente fermata da James che mi si para davanti.

"Evelyn!" Mi scuote le spalle e torno prepotentemente alla realtà.

"Lasciami andare James, devo stare con lui"

"Hanno sparato a O'Donnell, ai suoi figli più grandi, ai miei genitori e ad alcuni degli invitati. Devi restare qui" insiste mostrandomi il caos che è diventata la sala nel giro di pochi minuti.

"Io non posso pensarci adesso. Che vuoi che faccia? Non posso riportare le persone in vita" sussurro quando vedo il re e la regina accasciati l'una sull'altro immobili e sanguinanti.

Anche lui si gira per guardare quello che rimane del banchetto, tavoli e sedie rovesciati, cibo in terra, feriti e vittime.

"Vai, fammi sapere come sta"

Annuisco e corro per i corridoi cercando di raggiunge i paramedici ma quelli appena esco dal portone mettono in moto e partono.

Mi prendo i capelli tra le mani e tiro le punte non sapendo più che fare. Finisco per andare in camera mia e quando passò davanti allo specchio mi rendo conto che quella nel riflesso non sono io.

Il vestito è sporco di sangue, così come le mie mani e le punte dei miei capelli. Il trucco è colato a causa delle lacrime e ha lasciato le tracce del suo cammino, sono nera sotto gli occhi e anche sulle guance. Cerco di trattenere i singhiozzi ma senza successo.

Mi avevano avvisata che stavano arrivando e io non ho fatto niente per impedirlo, e più ci penso più mi rendo conto che se fossi stata più attenta nulla di tutto ciò sarebbe mai accaduto. Ed è così che succede, se cerchi di non pensare ad una cosa quella ti ritorna in mente e ti ritrovi impotente di scacciarla via, senza alcuna speranza di riuscire a pensare ad altro.

Mi cambio e come esco mi accorgo dei corpi sul pavimento. Proprio davanti alla mia porta c'è un ragazzo, lo conosco, era uno dei cuochi. Gli anno sparato dritto in testa e agli schizzi di sangue sono finiti sulla parete.

Corro via sull'orlo di un altro pianto e arrivo alle stalle con il respiro affannato per la corsa e monto su Darkness con una velocità tale che si spaventa e senza sella o briglie parte al galoppo.

Ci sono tante cose che devo ancora fare, eppure non riesco a pensare ad altro che non sia Isaac, e se morisse arrabbiato con me e il suo fantasma mi perseguitasse? E no, non parlo di un vero e proprio fantasma, piuttosto della mia coscienza che ogni giorno mi ricorderebbe quanto il mio egoismo abbia fatto del male alle persone che ho intorno.

Non mi sto colpevolizzando per quanto è successo però, sono stati i cacciatori a sparare, però è come se quel proiettile fosse stata la resa dei conti. Come se la vita mi stesse dando lo scontrino con tutto il male che ho fatto ed io adesso dovessi pagare.

Anche se a pagare è stato Isaac a dire il vero.

Arrivo all'ospedale e un uomo mi affianca e prende Darkness mentre io corro all'interno del grande edificio bianco. Forse sono stata stupida a non prendere la macchina, perché sì ne abbiamo una, e con quella sarei arrivata prima.

Mi fermo davanti ad una segretaria e facendole il nome di Isaac si rattrista e il sorriso le svanisce dalla faccia.

"Mi dispiace, è in sala operatoria al momento"

The princess Where stories live. Discover now