17. A liar

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"Non posso farlo, non mi sento bene"

"Altezza! Non dica sciocchezze, ora entri li dentro e si faccia mettere quella corona in testa" Maria mi rimprovera per l'ennesima volta.

Siamo insieme fuori dalla sala del trono che è già piena di gente. Luke è comodamente appoggiato contro il muro e si sistema la camicia, lisciandola nonostante non abbia neanche una piega.

"Va bene, sono pronta" sospiro e il biondo mi prende a braccetto pronti per entrare e dare il via alla cerimonia. Mi sistemo il velo davanti alla faccia e prendo un respiro profondo anche se non serve a molto visto che mi agito ancora di più.

Le porte vengono spalancate e cala il silenzio. Tutti si alzano in piedi quando io e Luke facciamo i primi passi all'interno, una marea di volti si girano verso di noi e quando arrivo davanti al trono e davanti ai tre re mi agito ancora di più, a tal punto che mi tremano le mani.

È usanza che siano i reali stessi ad incoronare gli altri perciò non mi sorprende vedere il padre di Isaac, quello di Luke e mio zio.

Arrivo davanti a loro e Luke si inchina, così come tutto il resto delle persone presenti. Tra i volti riconosco i miei cugini, Isaac e James, alcuni informatori reali, i fratelli e sorelle di Luke e le altre persone sono dei completi sconosciuti per me.

"In piedi" dice mio zio e tutti si siedono ai loro posti. "Siamo qui per celebrare l'incoronazione di questa giovane donna che oggi prenderà in mano il suo regno" continua solenne.

"Inginocchiati" dice Olsen, il padre di Luke.

Mi inginocchio davanti a loro e abbasso la testa, sono così tesa che non riesco quasi a respirare. Li sento armeggiare con qualcosa e so quello che sta succedendo.

"Acqua" dice Olsen. Allungo la mano e una spirale d'acqua trasparente e pulita si forma sopra.

"Terra" adesso insieme alla spirale ruotano anche dei piccoli sassolini, seguendo quel flusso.

"Fuoco" una fiamma arde debolmente all'interno. Sussulto per paura che mi bruci, di certo so di non essere molto simpatica al padre di Isaac e se volesse potrebbe davvero farlo.

"Adesso alzati" dice mio zio con voce autoritaria, così come ci si aspetta da lui.

Faccio come dice e tutti e tre gli elementi spariscono lasciandomi la mano libera. Sto ancora dando le spalle all'intera sala quando mi tolgo il velo e raddrizzo la schiena.

Il padre di Isaac prende una corona, quella che prima apparteneva a mia madre e me la mette sulla testa. Tutti quanti si inginocchiano, i tre re si spostano e poi si inginocchiano anche loro lasciandomi lo spazio per sedermi sul mio trono.

"Alzatevi" sento il cuore battermi così forte per l'emozione che non posso credere di essere finalmente la regina.

Come Isaac alza la testa e incontra il mio sguardo spalanca la bocca e riesco a percepire qualcosa romperglisi dentro. Lo vedo da come mi guarda, deluso e ferito e da come stringe i pugni con tale forza che le nocche sbiancano.
Chiude la mascella e scuote la testa ma non osa muoversi, andarsene verrebbe considerata come una mancanza di rispetto per ogni reale presente.

I tre re si sollevano e con un inchino vanno a sedersi al loro posto. L'unico che resta affianco a me è mio zio.

"Sua maestà, ha qualcosa da dire?" chiede come da protocollo.

"No, possiamo dare inizio al banchetto" do il permesso a tutti di lasciare la sala ma Luke, così come Isaac rimangono dentro.

"Come hai potuto mentirmi così?"

"Isaac calmati, non è successo nulla. Sono sempre io, anche se sono una principessa" cerco di calmarlo inutilmente pensando che il mio essere reale sia il problema.

"Regina" mi corregge Luke visibilmente infastidito dalla presenza del padre. Non vanno molto d'accordo visto che quest'ultimo non approva che il figlio venda spezie e non si occupi di affari reali.

"Sai vero che così non aiuti?" Mi scosto i capelli dal collo e butto la testa all'indietro perché non riesco più a pensare.

"E quello?" Luke indica qualcosa sul mio collo e solo ora mi ricordo del enorme succhiotto che mi ha fatto Isaac.

"Gliel'ho fatto io, prima che scoprissi che è una bugiarda"

"Tu?" Luke mi guarda e gli spunta un sorriso seriamente divertito sul volto.

"Non sorridere così!" Lo ammonisco e lui scoppia a ridere.

Ride perché è già successo, quando stavamo insieme non eravamo proprio fedeli l'uno all'altra. È sempre stato così anche se c'era qualcosa di sentimentale tra di noi non siamo mai riusciti ad amarci sul serio. Anzi, io lo amo, solo che non è quel tipo di amore che trovi tra le pagine dei libri. Io ci tengo a lui, l'ho sempre fatto e lo farò sempre e vale anche il contrario.

"Come hai potuto? Mi fidavo di te e tu invece non mi hai neanche detto chi sei veramente, c'era almeno qualcosa di vero in ciò che mi hai raccontato?" è sconvolto e quando mi mette le mani sulle spalle mi arrabbio a tal punto che lo scaravento senza volere dall'altra parte della stanza.

Anzi, forse un po' lo volevo.

"Isaac lasciami spiegare" inizio ma lui scuote la testa e riesco a vedere il disgusto nei suoi occhi e allora mi arrabbio, mia arrabbio ancora di più.
"Smettila di fare il bambino. Sì, ti ho mentito e no, non me ne pento minimamente, l'ho fatto per me è per il mio egoismo e ti avevo avvertito Isaac: non sono l'eroina di qualche libro, non sono buona o gentile. Sono egoista, egocentrica e forse anche facilmente irritabile ma se c'è una cosa che so è che non volevo ferirti"

Si alza scuotendo la testa e non dice niente, lascia la stanza lasciandomi lì con tutti i miei pensieri e i reali dall'altra parte del muro.

"Cosa pensi di fare adesso?"

"Niente, ci penserò dopo. Non può andarsene, ordine di suo padre e io non ho intenzione di rincorrerlo."

Mi dispiace, non pensavo reagisse così male. Forse è colpa mia ma non volevo essere una principessa almeno per lui e l'ho visto, in ogni suo più piccolo gesto, vedevo la differenza di come mi trattava. Mi parlava da sua pari e non come una futura regina o come una sua superiore, io e lui eravamo sullo stesso piano, non aveva paura di dirmi ciò che pensava o di fare qualche battuta.

E non voglio, non voglio perdere ciò che in un solo mese siamo riusciti a costruire ma infondo è colpa mia. Dico di non mentire, di non essere una bugiarda, ma la verità è che mento così bene che alla fine credo anche io alle mie bugie.

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