22. Sleep with the enemie

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"Hai bisogno di qualcosa?" chiedo appoggiando anche l'ultima delle cose di Isaac nei cassetti.

"Tranquilla" mi sorride e si butta sul letto con delicatezza, stando attento alla ferita. "Che cos'hai intenzione di fare domani?" chiede curioso.

"Convocherò una riunione, voglio sapere ogni minimo dettaglio, tutto ciò che sanno sui cacciatori"

"E cosa pensi di ottenere, principessina?" Chiede con sguardo malizioso.

"Non sono più una principessa, tesoro. Fattene una ragione" rispondo stanca di quel nomignolo.

"Come vuoi tu" si alza e apre un cassetto cercando qualcosa.

"Adesso non essere permaloso, sei tu che mi chiami principessa, io non te l'ho mai chiesto"

"Come vuoi che ti chiami, allora? Maestà? Regina dell'universo? Mia unica ragione di vita?" mi sfida con lo sguardo aspettando che sbotti per l'ennesima delle sue fastidiose frecciatine.

"Evelyn andrebbe più che bene, in pubblico invece o mi chiami Maestà o con qualche altro nomignolo sdolcinato, devono pensare che andiamo d'amore e d'accordo" alzo gli occhi al cielo infastidita da tutto ciò che mi viene richiesto.

Anche adesso che sono la regina ci sono persone che mi chiedono di comportarmi in un certo modo, di dire certe cose e di circondarmi solo di alcune persone.

"Giusto, come dimenticare"

"Lasciamo perdere Isaac, non ho voglia di lamentarmi per tutte le cose che non avrei voglia di fare. Anche perché se inizio non basterà tutta la notte prima che possa finire"

"Neanche io, però ho fame" alza le sopracciglia come se si aspettasse qualcosa da me.

"Che ne dici di andare a cena? Penso abbiano fatto la carne alla brace, ho visto i cuochi armeggiare con il fuoco" mi avvicino a lui e cerco di essere il più gentile possibile.

Annuisce e con un sorriso esco dalla stanza, faccio avvicinare una cameriera e lei si inchina.

"Puoi farci portare la cena in camera?" chiedo in modo dolce .

"Certo maestà" abbassa la testa e si allontana, andando verso la cucina.

Rientro nella mia camera e trovo Isaac a curiosare tra i cassetti della scrivania, si blocca quando trova una fotografia e la guarda attentamente.

"È la mia famiglia, il giorno dopo che sono nata hanno scattato quella foto. Ne ho davvero poche" mi avvicino a lui e gli prendo la foto dalle mani e mi si stringe il cuore.

Il sorriso di mia madre era così bello e felice mentre mi stringeva a se, papà dietro di lei che le baciava la guancia e mio fratello che mi guardava come se non ci fosse niente di più magico di me. È solo un pezzo di carta, eppure mi fa male come se mi avessero appena dato un pugno sullo stomaco. So perfettamente che non mi hanno davvero colpita, però per me è reale, il dolore.

"Sembrano brave persone"

"Lo erano, anche se non eravamo sempre d'accordo. Sono stati dei bravi genitori, forse un po' assenti alcune volte, ma bravi" ripongo la foto nel cassetto e lo chiudo, sedendomi sulla scrivania e piegando il collo di lato.

"Sarà una lunga convivenza, non credi?" mi inumidisco le labbra e alzo lo sguardo sui suoi occhi.

Per il bene dell'apparenza pubblica, i consiglieri, hanno deciso che dovremo dormire nella stessa stanza. Se i domestici ci vedono uniti, lo farà anche la gente.
Forse non capiscono che le cose sono già complicate tra di noi, senza aggiungere il fatto che dovremo dormire nello stesso letto e cambiarci nella stessa camera.

"Non farlo" sussurra quando con una mano gli alzo la maglietta.

"Non sto facendo nulla"

Mi afferra il polso e mi blocca quando sto per sfilargliela.

"Non mi fido di te"

"Be' sei circondato da guardie armate, ce ne sono due dietro quella porta" la indico "non ti farò del male principe"

Non dice nulla e allenta la presa, così gli sfilo la maglietta e lui rimane immobile, senza opporsi.

Prendo a baciargli lo stomaco, percorrendo la linea degli addominali fini ad arrivare al petto e al collo.

Sollevo lo sguardo e quando incontro il suo mi avvicina a lui e si fionda sulle mie labbra, un brivido mi attraversa il bassoventre e rabbrividisco.

Mi tira giù dalla scrivania e stando attenti a non cadere nei nostri stessi vestiti ci buttiamo sul letto, senza separare le nostre labbra.

È come se stessimo andando a fuoco, di passione e desiderio, i vestiti sembrano tanto superflui quanto fastidiosi, una barriera che ci separa. Ci tiene lontani nonostante siamo come due poli opposti di una calamita, da troppo tempo tenuti distanti.
Non c'è timidezza tra di noi, niente di quello che facciamo lo è, i suoi movimenti sono decisi e sa esattamente dove esercitare più pressione e dove invece essere più delicato. La tensione sale e non posso fare a meno di ignorare tutte le turbolente sensazioni che mi trasmettono le sue mani sulla mia pelle, i suoi baci sulle mie labbra, la pressione del suo corpo sul mio.

Quando finalmente non c'è più niente a separare i nostri corpi mi perdo ad ispezionare ogni curva del suo corpo, come se fossi un'esploratrice e lui una terra inesplorata, dove nessuno era mai sbarcato prima.

Le sue mani vagano indisturbate sulla mia pelle, toccando, graffiando e accarezzando ogni singolo centimetro. Le sue labbra, invece, succhiano o baciano il mio collo a ritmo con i nostri movimenti.

L'ultima cosa che ricordo prima di addormentarmi è che Isaac mi stringe tra le sue braccia e appoggia la testa sulla mia spalla, mi bacia un orecchio e poi sento le palpebre così pesanti che crollo ancora prima di distinguere le parole che Isaac mi sussurra.

Ed è fantastico potersi lasciar andare e scivolare via senza aver paura di essere pugnalata alle spalle, perché anche se lui non si fida di me, io di lui mi fido ciecamente.
Forse non gli affiderei la mia vita, non lo farei con nessuno, però gli affiderei la mia corona, la mia felicità e anche il mio futuro.
Perché se le cose tra noi funzioneranno lui diventerà re al mio fianco, vivrà sotto il mio stesso tetto, dormirà nel mio stesso letto e passeremo insieme la maggior parte della maggior parte dei giorni.

The princess Where stories live. Discover now