30. Bloodstains

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Dopo aver legato Daniel alla ringhiera della scala, averlo colpito un po' per renderlo più collaborativo e averlo minacciato con tutto ciò che ho potuto ho perso le speranze.

"Che devo fare con te? Ti ho torturato per ore e non mi hai detto nulla, ormai non capisco che sei stupido o solo molto leale" mi siedo in terra davanti a lui che, sanguinante, mi fulmina con lo sguardo. "Dimmi cosa vuoi"

"La verità"

"Che verità?" chiedo interessata a ciò che ha da dire. Isaac nel frattempo guarda me e Daniel intensamente, come se volesse leggerci nel pensiero.

"Su ciò che è successo qualche anno fa" sputa il sangue in terra e solo dopo un po' capisco cosa vuole.

"Oh! Intendi la vecchia fattoria si Jennings?"

Annuisce e digrigna i denti, furioso e assetato di vendetta, una scintilla nei suoi occhi mi fa capire che non ha ancora messo una pietra sopra tutta quella faccenda.

"E in cambio io cosa ottengo?" Sorrido, forse alla fine avrò dei nomi.

"Ti dirò tutto ciò che vuoi, dimmi solo che successe quella maledetta notte!" si rilassa, per quanto sia possibile quando sei legato ad una ringhiera e ti hanno appena pestato di brutto.

"Con piacere. Ti ricordi cosa doveva succedere quella sera? Bene, dovevamo incontrarci lì, solo noi due, tu mi dovevi dare i soldi e andartene via"

"Perché ti doveva dare dei soldi?" Mi chiede Isaac improvvisamente interessato alla nostra conversazione.

"Perché io lavoravo per lui, o meglio, facevo ciò che mi chiedevano. Qualche anno fa io e Luke avevamo un nostro 'giro d'affari'. Abbiamo trovato delle bacche nel bosco e abbiamo scoperto casualmente che danno allucinazioni, così abbiamo iniziato a venderle" faccio spallucce, quello è stato decisamente uno dei miei momenti più bui.

"Quindi sei una spacciatrice?"

"No, non mi abbasso a certi livelli. Mi piaceva definirmi una commerciante di svaghi" non che abbia un senso ma mi piaceva davvero, era divertente uscire dalle regole e divertirsi. "Torniamo al racconto, dunque, quando arrivai alla fattoria eri con tua sorellina e altri due ragazzi, decisamente più robusti di me"

"Non voglio che mi racconti tutto, c'ero anche io! Voglio sapere com'è morta mia sorella" Grida e cerca di attaccarmi ma, essendo legato, tutto ciò che fa è inutile.

"Vuoi sapere chi l'ha picchiata, chi le ha sparato in testa e seppellito il suo corpo in un buco fangoso? Chi ha lasciato che il suo corpo marcisse sotto terra mangiato dai vermi?"

Ringhia e io alzo la mano, privandolo dell'ossigeno. "Abbi pazienza, ci sto arrivando."

Ripenso un attimo a quello che successe quella notte e sospiro ricordando quello che successe e che, dopo anni, troverà la luce.

"Passiamo direttamente alla parte in cui tu ti sei allontanato e hai lasciato che quei due provassero a uccidermi, e perché poi? Solo perché non ti avevo detto dove trovare quelle stupide bacche? Idiota" gli tirò uno schiaffo in pieno volto, ricordando tutto quello che ho passato, sentendo la rabbia scorrermi in corpo come fuoco. Prima che riuscissi a ucciderne uno e mettere fuori combattimento l'altro mi avevano picchiata, più e più volte. Alcune volte se mi guardo allo specchio mi sembra ancora di vedermi con il labbro spaccato e gli occhi rossi.
"Per lo meno hanno provato, fallito, ma hanno tentato. E mentre tu scappavi per paura che tu venissi a cercare sono arrivati dei cacciatori, penso tu ti penta di aver lasciato la tua sorellina dominatrice lì"

"L'hanno uccisa loro?" ringhia e posso giurare di aver sentito del pentimento nella sua voce.

"No, no. Erano lì per me a dire il vero, solo che la piccola Gemma ha voluto combattere, fare di testa sua e attaccarli, avrebbe dovuto ascoltarmi quando le urlai di scappare"
In quel periodo bevevo molto, alcune volte prendevo anche le bacche che io stessa vendevo. Non avevo ancora superato del tutto la morte di mio fratello, anche se erano passati anni, lo vedevo vicino a me, anche quando mangiavo, lo vedevo tra la folla e non riuscivo a mandarlo via.

Tornando alla quella notte, lei non è scappata ed io sono rimasta per aiutarla, abbiamo combattuto per un po' ma uno dei cacciatori l'ha presa da dietro e le messo un coltello alla gola.

'Muoviti e la ammazzo' è ciò che ha detto prima che uno dei due ragazzi che era con Daniel l'ha attaccato, il coltello gli è sfuggito di mano e l'ha pugnalata proprio al centro dello stomaco. È stato tutto così veloce che non feci in tempo a fermarlo.

"Sono rimasta, l'ho aiutata, è stata ferita da un cacciatore" dico con la voce più distante di quello che immaginavo.

Daniel trattiene il respiro e così continuo il mio racconto. "Ho ucciso tutti i cacciatori che erano rimasti ma quando sono andata da lei stava soffrendo, non ce l'avrebbe fatta" aveva perso troppo sangue e stava patendo le pene dell'inferno, ogni respiro le faceva digrignare i denti per il dolore.

"Ho raccolto una pistola da terra e le ho sparato proprio al centro della testa, sono rimasta lì a guardare il suo corpo per un po' e solo dopo un'ora l'ho sepolta"

Ho fatto tutto in silenzio, scavare una fossa, pulire il suo sangue dal pavimento, richiudere il buco nel quale l'avevo messa. Era tutto così famigliare, avevo già partecipato ad una sepoltura, quella di mio fratello, più avanti avrei visto i miei genitori morire, ci sono abituata. La parte più dura di quando vedi qualcuno morire è l'espressione che aveva negli occhi quella persona prima di spegnersi, è qualcosa che non riesci a dimenticare. Ogni volta che uccido mi sporco, ancora di più, le mani di sangue e so che non se ne andrà mai, la cosa peggiore è che alcune volte mi piace.

"L'hai uccisa" sussurra.

Annuisco, non ho intenzione di negare ciò che ho fatto, che fosse per una buona causa o meno, che fosse per vendetta, egoismo o bontà.

"Adesso che sai la verità puoi anche iniziare a parlare o puoi portare quei nomi nella tomba con te, magari puoi salutare tua sorella da parte mia."

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