37. Death is your cage

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Maria mi fa entrare con gli occhi sgranati e mi blocco davanti a lei. Fa un sospiro profondo e poi si siede sul letto come se le mancassero le forze per restare in piedi.

La vestaglia le sale un po' più su e si affretta a sistemarla e a ritrovare un certo contegno e decoro.

"Signorina..." inizia e la blocco prima che possa inventarsi delle scuse.

"Maria mi conosci da quando sono nata e ancora provo a mentirmi? Fammi un favore, dimmi la verità"

"Tua madre non lo avrebbe voluto" scuote la testa e si prende il viso tra le mani coprendosi la faccia.

"Ma lei non è più qui, io invece sì e se non parlerai ci penserò io" assunto il tono più minaccioso di cui sono capace faccio un passo verso di lei e Maria sobbalza.

"Bene, bene. Se è quello che vuoi" sospira e poi mi guarda negli occhi.

"Come sai i tuoi genitori si sono sposati e avevano più o meno l'età tua e di Isaac, tuo padre era davvero innamorato di tua madre ma lei non lo amava nello stesso modo"

Questo in realtà non lo sapevo, li ho sempre visti così uniti e perfetti, se ho mai creduto nel vero amore è stato solo quando vedevo loro due insieme.
Adesso però capisco che la mia era la visione distorta di una figlia che sperava che la vita fosse tutta rose e fiori.

"E quindi cos'è successo?"

"Niente che tu non possa immaginare, è rimasta incinta e non di tuo padre, da quel che so era un dominatore dell'acqua."

Immagino sarebbe stato strano se due dominatori, uno della terra e una dell'aria avessero avuto un figlio dominatore dell'acqua. Credo proprio che io e mia madre eravamo più simili di quel che pensavo, ho sempre creduto che fosse una santarellina, quasi una suora.

"Mi ha raccontato tutto e io l'ho aiutata a nascondere tutto a tuo padre nel migliore dei modi. Avevo solo trent'anni e non sapevo quante conseguenze avrebbe avuto questo semplice gesto."

"Le conseguenze sono state catastrofiche! I miei genitori sono morti, morti!" ringhio e do un pugno al muro così forte che sento le nocche schioccare. Per fortuna non sono rotte, ne sono certa perché altrimenti sarei già in lacrime.

"Maestà mi dispiace immensamente per ciò che ha dovuto passare per colpa mia, ha perso la sua famiglia solo perché io ho fatto l'errore di consigliare male tua madre"

Riesco a vedere quanto è pentita di ciò che ha fatto ma ciò che non capisco è: cos'altro avrebbe potuto fare?

"Cos'è successo dopo?"

"L'ho aiutata a portare avanti la gravidanza ma quando il bambino è nato tuo padre non c'era, era andato a trovare tuo zio e sarebbe tornato solo due giorni dopo. Abbiamo avuto il tempo per pensare ad un piano."

"Immagino sia stato quello di abbandonare un bambino appena nato, è forse così?" ciò che dico spruzza acidità da ogni singolo poro e no, non me ne pento.

"Non avevamo scelta, aveva i capelli dorati e gli occhi verdi, se non fosse stato così avremmo preso un'altra decisione ma non abbiamo potuto fare altrimenti." sospira e ha lo sguardo perso. "A quel tempo io volevo avere figli ma non potevo, come ben sai sono sterile"

E purtroppo è vero, una cosa la so però: per me è stata come una madre, quando i miei erano lontani lei mi faceva una cioccolata calda con panna e si sedeva affianco a me, guardavamo un bel film e poi mi cantava una canzone.

"Mi dispiace, Maria" abbasso la testa e addolcisco il mio tono.

"Tua madre mi ha detto di portarlo via, non mi diede nessun ordine preciso così lo tenni con me, in una casa che avevo affittato."

"Per quanto tempo?"

"Qualche mese, poi fui costretta a portarlo in un orfanotrofio. Ogni due settimane però andavo a trovarlo e diventava sempre più bello, i suoi capelli diventarono bianchi molto in fretta e così i suoi occhi cambiarono e diventarono grigi. Qualche mese ed era un dominatore dell'aria. Tua madre non ne voleva sapere niente e così mantenni il gran segreto."

"Cosa avete raccontato a mio padre?"

"Che il bambino non aveva superato la notte e tua madre era così distrutta che aveva fatto celebrare il funerale prima del suo ritorno. Dovevi vedere il suo sguardo distrutto, mi si spezzò il cuore a vedere quel povero ragazzo così distrutto."

"Come ha potuto crederci? Mio padre l'avrebbe capito, ne sono certa"

"Non lo fece, era accecato dall'amore per tua madre e lei dopo tutto quello che era successo abbandonò la sia vecchi vita e fortunatamente si innamorò di tuo padre"

"Non capisco perché mio fratello avrebbe ordinato il loro omicidio, era pur sempre sua madre quella che ha fatto uccidere"

"L'ha abbandonato per mantenere l'immagine pubblica, non l'avrebbe fatto se non fosse stata una reale. Lo disse anche a me"

"Non posso crederci"
Se l'avessi saputo prima l'avrei portato a castello, non avrebbe mai rimpiazzato il mio vero fratello ma sarebbe comunque stato qualcosa. "E adesso ogni tessera del puzzle va al suo posto! Tu non avevi nemmeno un graffio quando sono tornata mentre quasi tutti gli altri erano morti o feriti"

Ora sono furiosa con me stessa perché non ero lì a proteggere la mia famiglia e non ho potuto fermare il proiettile che ha ucciso mio fratello.

"Come si chiama" ringhio.

"Signorina, come può chiedermi una..." la blocco e sbatto un piede in terra, le mattonelle scricchiolano e molte di rompono.

"Come. Si. Chiama." scandisco le parole e Maria si irrigidisce.

"Thomas"

Mi irrigidisco e spalanco la bocca. Thomas era il protagonista delle storie che mia madre mi raccontava sempre, il bel bambino biondo che cercava di tornare a casa.

"Thomas" ridacchio ripetendo. "Avrei dovuto immaginarlo. Devi dirmi dove posso trovarlo e non lo chiederò un altra volta"

"Non dovresti andare, non finirà bene per nessuno dei due Maestà. E da quel che so passa molto tempo in una bella villa fuori città."

"Mi dispiace Maria ma stai ben certa che si pentirà di ciò che ha fatto"

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