36. Family is family

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Mi sveglio solo perché il telefono non la smette più di squillare e, tentata di uccidere chiunque sia all'altro capo della linea, accetto la chiamata.

"Sì?" rispondo con voce assonnata e gli occhi semichiusi.

"Evelyn, ho trovato qualcosa" la voce di Luke risulta estremamente eccitata dall'altra parte del telefono.

"E c'era bisogno di chiamarmi alle tre e mezza del mattino solo per dirmelo? Ma sei completamente uscito di testa?"

"Sono stato sveglio tutta la notte e ho bevuto quattro caffè, abbi pazienza e ascoltami. Ho scoperto che la regina era in dolce attesa tre anni prima che tuo fratello nascesse, nessuno però ha mai visto il bambino, o la bambina"

Mi risveglio di scatto e tendo le orecchio, mi alzo lentamente per non svegliare Isaac ed esco dalla stanza in punta di piedi.

"Quindi potrei avere un fratello o una sorella da qualche parte?"

"Hai perso la parte in cui ti ho detto che nessuno l'ha mai visto?" chiede freneticamente.

"No, ho capito. Però questo non significa che non esista, magari per qualche motivo è vivo" sorrido e poi mi ricordo che Filipe ha detto che mio fratello avrebbe ordinato l'assassinio dei miei genitori.

"Ho scoperto anche un'altra cosa molto importante"

"Cosa?" chiedo ormai al limite della sopportazione.

"Maria era incaricata del parto, era l'ostetrica che avrebbe dovuto far nascere il bambino quindi sa sicuramente qualcosa. Glielo hai già chiesto?"

"Sì" rispondo e sbuffo. "Mi ha detto che non ne sapeva nulla, immagino mi abbia mentito."

E immagino bene, era troppo strana. Non per il fatto che è scappata via ma quanto per il suo atteggiamento. È sempre stata molto educata e anche quando mi dava del tu non ha mai osato darmi le spalle prima che io avessi finito di parlare, mai.

"Luke?" Lo chiamo quando sento degli strani rumori provenire dal telefono. Quando non risponde capisco che probabilmente si è addormentato con il telefono in mano e torno in camera con la testa piena di pensieri.

Mi sdraio a letto e nell'oscurità cerco di distinguere le sagome dei mobili o del lampadario sul soffitto. Per quanto mi sforzi non riesco però né a tranquillizzarmi né a riprendere sonno perciò mi concentro sui miei ricordi e il primo che mi viene in mente è così doloroso che mi viene una fitta allo stomaco.

Era il giorno dopo il funerale di mio fratello e per quanto ci provasse mio padre non riusciva a guardarmi negli occhi. Ho sempre pensato mi desse la colpa di quello che era successo ma con gli anni aveva smesso e io mi ero scordata di tutto.

Fatto sta che eravamo seduti a tavola e sarebbe dovuta essere una normale cena in famiglia se non fosse che quando chiesi il sale a mio padre iniziò a dare di matto.

"È il secondo, il secondo!" gridò in preda alla rabbia. Sbatté la mano sul tavolo facendo tintinnare i bicchieri e mia madre abbassò lo sguardo, forse per nascondere gli occhi lucidi e pieni di lacrime.

Io feci una faccia confusa e lessi nello sguardo di mio padre la frustrazione che provata quando mi aveva davanti.

"Perché succedono a noi queste cose?" Ringhiò e poi si allontanò lasciandosi dietro la porta spalancata. I suoi passi pesanti si sentivano fino alla sala e quando finalmente fu abbastanza lontano mi avvicinai a mia madre e le misi una mano sulla spalla.

"Mamma?" Chiesi e lei mi scostò una ciocca di capelli dal viso. Aveva gli occhi arrossati e le guance bagnate dalle lacrime.

"Sì pulce?" mi chiese con estrema gentilezza.

"Perché papà fa così?"

Ero una bambina ingenua e nonostante la mia età avrei dovuto capire che c'era qualcosa che non andava, invece mi comportavo come se mio fratello fosse andato a fare una gita e non fosse più tornato.

Anni dopo il peso di ciò che gli è successo mi ha tormentato e mi ha portato a fare cose di cui solo adesso riesco a pentirmi.

"È triste, come tutti noi. Tu non sei triste?"

Annuii con forza, solo perché non sapevo che altro dire.

"Ma ci sono io! A me non vuole bene?"

Mia madre si rattristò ancora di più e mi strinse a se in un abbraccio poi si scostò quanto vistava e mi diede un bacio sulla fronte.

"Certo che te ne vuole!"

Rimanemmo per qualche istante abbracciare e poi lei si alzò ed io la fermai.

"Mamma!"

"Sì?" si voltò stanca più che mai e vidi quanto era esausta e che anche solo parlare le causava uno sforzo immane.

"Perché papà ha detto 'secondo' se io sono ancora qui?" Chiesi confusa.

"Non lo so, tesoro. Siamo tutti molto stanchi, perché non vai in camera tua?"

Scatto in piedi con il cuore che mi batte a mille e nonostante ciò sento una strana pressione sul petto, come se avessi qualcuno seduto sopra che mi sta schiacciando.
E neanche qualcuno magro!

Scuoto Isaac per un braccio finché, con estrema fatica, non apre prima un occhio e poi l'altro. Mi squadra e poi li richiude pronto per tornare a dormire.

Lascio perdere Isaac e corro per il corridoio fino alle scale e poi nel buio le scendo più velocemente possibile stando attenta a non cadere e rotolare giù, non voglio spezzarmi l'osso del collo.

Come arrivo in soggiorno accendo le luci e prendo la prima cosa che trovo (in questo caso il telecomando della tv) e inizio a girarmelo freneticamente tra le mani.

Lo lancio sul divano e poi corro verso l'ala riservata agli inservienti del castello, impaziente di ottenere le risposte che, personalmente, credo di meritare.

Ne ho passate tante e le uniche cose che volevo erano la vendetta e la verità, non riuscirò a vivere la mia vita finché non le avrò ottenute entrambe.

Busso con prepotenza alla porta della stanza di Maria per qualche secondo finché una donna di una certa età, assonnata e con i capelli disordinati non mi viene ad aprire.

"Signorina ma sa che ora è?"

"Maria voglio delle risposte, che fine ha fatto mio fratello?"

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