33. This is the truth

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Far combattere anche Isaac contro Filipe non sarebbe stato giusto, due dominatori contro un Doppelgänger? Sarebbe stato come vincere facile.

Ecco perché ho costretto Isaac a restarmene in disparte mentre io combatto con il ragazzo.

Metto le mani davanti a me e il vento trasporta con se anche delle schegge di legno che gli si conficcano nella pelle prima che possa fermarle. Sfortunatamente si riprende subito e il terreno sotto i miei piedi si apre intrappolandomi una caviglia nella roccia. Gemo di dolore e con un bel respiro riesco a liberarmi, anche se la caviglia sanguina.

"Dimmi chi li ha uccisi, è tutto ciò che voglio sapere, non mi sembra di chiedere molto"

"Sei sicura di volerlo sapere, puttana?"
Tocca il pavimento e dal suolo crescono dei coni fatti di roccia e prima che possa accorgermene me li scaglia contro. Li schivo tutti per un pelo ma uno mi arriva dritto sulla spalla e mi si conficca nella pelle.

Isaac mi corre incontro vedendomi in difficoltà e Filipe gli blocca i piedi al suolo, ricoprendola di pura roccia. Mi si avvicina a tal punto che sento il suo respiro sul collo e mi sussurra all'orecchio, afferrandomi la spalla e estraendo il cono di roccia.

"Li ho uccisi io i tuoi genitori" ridacchia e non ci vedo più dalla rabbia.

Lo spingo e cade in terra, sbatto un piede a terra e il terreno sotto di noi si sbriciola e quelle scheggia si alzano in aria e il vento aumenta a tal punto che mi ritrovo con tutti i capelli in faccia.

Con un gesto faccio volare tutte le schegge contro il Doppelgänger che si ripara alzando le braccia, non è però abbastanza veloce e viene compito più e più volte.

"Come hai potuto uccidere delle persone innocenti? Che ti avevano fatto?" domando andandogli vicino e gli metto una mano sulla bocca e sento l'aria uscirgli dai polmoni.

Annaspa in cerca d'aria e quando sta per svenire lo investo con tutto l'ossigeno che i suoi polmoni possano contenere prima di scoppiare e il dolore intenso gli fa lacrimare gli occhi e lo lascia senza parola.

Lo faccio fluttuare a tre metri da terra e li faccio cadere giù al suolo per tre volte di fila. La sua faccia adesso è insanguinata e i suoi vestiti ridotti a brandelli.

"Eve, fermati!"

Ignoro le urla di Isaac perché sono troppo arrabbiata, anzi, furiosa, per poterlo lasciare vivere.

"Non meriti di vivere, loro invece sì. Erano brave persone, piuttosto sai chi avresti dovuto uccidere?" domando e senza lasciargli il tempo di rispondere gli blocco i piedi nella roccia, poi anche le mani e quando è sdraiato a pancia in su, incapace di muoversi mi avvicino a lui e gli metto un piede sul petto.

"Avresti dovuto uccidere me. Perché se vuoi prendertela con un dominatore allora dovevi prendertela con me."

Lo guardo ansimare e aspetto che riesca a parlare, voglio sentire cosa vuole dire, come si giustificherà per tutto il male che ha fatto. Le persone che ha ucciso hanno bisogno di una motivazione perché dire che erano una malattia e meritavano ciò che è successo loro non lo salverà e se esiste l'inferno a questo mondo allora è lì che lui finirà.

E se per averlo ucciso ci finirò anche io allora così sia, perché prima di andarmene, prima di morire devo prima saldare tutte le questioni in sospeso che ho.

"Io li ho uccisi..." sputa del sangue e un rivolo gli cola al lato della bocca "dovevano morire e io ho fatto solo ciò che mi è stato chiesto di fare. Pensi che io sia il burattinaio?" ridacchia e mi rendo conto di una cosa.

"Sei solo una pedina" sussurro.

"Sì, sono un sicario, un predicatore, ma non un capo puttanella. Non ho ordinato io l'assassinio dei tuoi genitori" sorride e diventa sempre più pallido.

Lo libero dal terreno e lo appoggio contro il muro, mezzo morente. Lo guardo negli occhi con tale intensità che sobbalza e sbatte più di una volta le palpebre per riprendersi.

"Ti sai chi ha ordinato tutto questo, devi dirmelo" ringhio con la mano sulla sua gola.

Perché finalmente, quando pensavo di aver trovato qualcuno da punire per tutto ciò che è successo alla mia famiglia mi ritrovo davanti ad un bivio. Una strada mi porta alla verità, ed è proprio ciò che voglio, eppure se lui muore prima di potermi dare un nome quella strada verrà chiusa e demolita per sempre.

Ride e sento il sangue che gli si accumula bel polmoni, lo sento quando respira, quando parla. Non gli rimane molto tempo.

"Lo vuoi sapere davvero?"

"Sì" allentò la presa e mi avvicino di più al lui. Parla a voce così bassa che gli servirebbe un microfono.

"Non sei l'unica erede al trono rimasta, Evelyn Carstairs" ridacchia alzando gli occhi al cielo.

Il mio cuore perde un battito e mi si blocca il respiro, sento la mia mente andare così veloce da non capire cosa le mie orecchie hanno appena sentito e, per quanto non lo credevo possibile, sento il cuore pulsarmi in gola.

"C-che significa" sussurro.

"Tua madre ha avuto un bastardo e l'ha buttato via come spazzatura. Lui ci guida, ci ha aperto gli occhi e finalmente abbiamo capito cosa siete" tossisce e sputa del sangue. "Ci ha detto lui dove entrare, dove sareste stati e quando colpire, lui ha organizzato il regicidio e sempre lui ci ha fatti entrare alla tua incoronazione"

Provo a parlare ma non mi esce neanche un suono, mi sforzo di chiedergli chi è, dove posso trovarlo e cosa più importante: se ciò che ha detto e vero o solo l'ultima bugia di un moribondo.

Fatto sta che quando mi decido a parlargli mi rendo conto che ha smesso di respirare, che non mi può più dire nulla, così lascio che una lacrima scivoli via dal mio controllo e cada sulla sua maglietta insanguinata.

Poi mi alzo in piedi e grido, lasciando che tutta la frustrazione mi abbandoni e crollo a terra come il muro davanti a me si sbriciola in mille pezzi.

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