capitolo 2

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Le ginocchia le tremarono al sentir pronunciare, dei migliaia di cognomi che ci potevano stare, proprio quello del suo peggior incubo. "Tu... voi..." Non riusciva ad articolare la frase, mentre guardava il ragazzo dritto in piedi davanti a lei, con la mano tesa nella sua direzione.

Si allontanò di un po'. "Sì, io e Mike siamo fratelli." Ghignò Luke.

"Non..." Prese fiato. "Non vi assomigliate per niente." Disse, puntando i suoi occhi pece in quelli verdi di lui.

"Non sono come lui nemmeno caratterialmente." Disse Luke, per precisare. La mano di lui rimaneva fra loro due, immobile. Lui non aveva intenzione di togliere la mano, lei non aveva intenzione di stringergliela.

"Devo andare a lezione." Disse velocemente, e si fiondò verso l'aula di inglese, quasi correndo. Luke la osservava mentre camminava in fretta per quel corridoio, e sorrise senza accorgersene. Poi si diede mentalmente dello stupido, perché solo gli stupidi sorridono a caso.

"Ciao Claire!" Urlò, appena prima che lei entrasse dentro l'aula terrorizzata.

Luke iniziò a girovagare per i corridoi. Non aveva intenzione di andare a lezione, era troppo distratto dai pensieri. "Bene, bene, bene." Disse una voce che Luke conosceva troppo bene. "Qui abbiamo un coglione innamorato." Disse in un ghigno.

"Ti sei finalmente guardato allo specchio, era ora!" Disse Luke, sorridendo sghembo.

"Non sei molto simpatico, Luke." Disse Mike, nascondendo un sorriso e il rossore sulle guance. Era diventato bravo, nel tempo, a chiudere le emozioni sotto chiave. "Parlavo di te, che hai?" Chiese Mike.

"Hai presente quella ragazza, Claire Montemblè?" Chiese Luke. "La francesina." Disse, quando il fratello non rispose.

"Sì." Disse atono.

"Beh, le ho raccolto il libro che tu le hai fatto cadere e voglio conoscerla meglio. Non trovi sia bella?" Luke pensava che il fratello fosse un deficiente, ma nonostante tutto poteva parlargli tranquillamente di qualsiasi cosa. Mike aveva un'espressione confusa. Certo che la trovava bella! Non era la più bella della scuola, come non era popolare e non aveva charme, ma era molto carina con le sue guance rosse e le labbra leggermente a cuoricino.

"C'è di meglio." Disse Mike, soffrendo per le sue stesse parole. Una stretta allo stomaco lo prese alla sprovvista, e socchiuse gli occhi per quel dolore. Non capiva cosa gli fosse successo. Non capiva che quella era gelosia. Non le comprendeva, le emozioni. Non capiva le farfalle nello stomaco, l'ansia, il voler sembrare bello, le strette al cuore. Non le capiva e non le voleva capire. Ma, inevitabilmente, ci sarebbe passato.

Luke ignorò il suo commento sprezzante. "Lo dici solo perché non hai il coraggio di ammetterlo."

"Non ho omesso il fatto che è carina, ho semplicemente detto che c'è di meglio." Disse Mike, con un'alzata di spalle. Mike e Luke, in comune, avevano solo il cognome. Non si assomigliavano per niente, né fisicamente né caratterialmente. Mike molto alto, pallido, labbra spaccate, occhi grigi, capelli mori, occhiaie perenni. Mike era apatia. Nessun sentimento, o meglio: nessuna dimostrazione di essi. Trovava più semplice nascondere le cose, che a mostrarle si soffriva e basta. Luke era un po' più basso del fratello, circa un metro e settanta, gli occhi verdi, i capelli biondo cenere, le labbra rosee e sottili. I sentimenti, lui, non sapeva nasconderli. Era impulsivo, molto, seguiva il cuore e questo l'aveva fatto soffrire più di un paio di volte.

"Non intendevo quello."

"E allora cosa non ammetto?" Mike aggrottò le sopracciglia.

"Il fatto che ti piace." Mike aprì la bocca, per poi chiuderla. Non riuscì a non arrossire. "Tanto." Disse Luke con un ghigno, per poi andarsene nella classe di diritto.

Claire in classe era molto distratta, non riusciva a concentrarsi per via di Luke. Non azzeccava nulla con il fratello. Era così diverso. E le piaceva. Voleva conoscerlo, ma non voleva innamorarsi. Aveva sedici anni e non aveva dato il suo primo bacio, e non si era mai innamorata di nessuno. Le andava bene così, aveva paura.

A quell'età il cuore è una macchina strana, prima odia e poi ama.

Aveva paura di soffrire, per amore. Ne aveva viste di ragazze che piangevano urlando "È uno stronzo" le aveva viste, le aveva guardate, tanto che lo sentiva anche lei, tutto quel dolore. E lei, così, non ci voleva proprio diventare.

"Montemblè." La richiamò la professoressa d'inglese. La ragazza non rispose, così assorta fra i suoi pensieri. Cos'era, l'amore? Come ci si sentiva, ad essere innamorati? "Signorina Montemblè!" La richiamò l'insegnante, con voce più alta.

Claire sembrò risvegliarsi improvvisamente. Non arrossì, anche se si sentiva andare a fuoco le guance. "Sì, professoressa Rude?" Tutta la classe era girata verso di lei, con sguardi divertiti. "La secchiona ha la testa fra le nuvole." Si sentiva dire.

"Se non le interessa la lezione, può benissimo uscire dalla porta." Disse la professoressa.

"Solo perché mi sono distratta per un secondo, non significa che non m'interessi la sua lezione." Disse arrogantemente, senza volerlo. Neanche se ne accorse, di essere risultata arrogante.

La professoressa divenne rossa in viso. "Tutta questa arroganza da dove la tira fuori, Montemblè?"

"Non sono stata arrogante, professoressa. Ha interpretato male." La troppa sincerità di Claire, in quel momento, la mise davvero in grossi guai.

"Fuori dalla classe, ma cher." Disse la prof, prendendola in giro per le sue origini. Voleva una ripicca.

Claire raccolse velocemente le sue cose, sentendo l'adrenalina che scorreva nelle sue vene. Si avviò verso la porta, per poi girarsi all'ultimo. "È 'ma cherie', professoressa." Disse e poi corse via, giusto in tempo.

Nei corridoi giunse l'urlo della professoressa Rude, "Montemblè!".

Claire non rideva così da una vita.

Cuore di lattaWhere stories live. Discover now