capitolo 32

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Claire si recò nuovamente al suo armadietto e ripose il libro che stava leggendo per prendere quello di diritto, che aveva alla prossima ora. Lo ripose nello zaino e guardò l'orario: 8:30. Aveva tutto il tempo del mondo, prima che suonasse la seconda ora.

Sbuffò. Odiava non avere nulla da fare, perché ciò significava dover pensare. E lei, di pensare, non ne voleva sapere. I risultati ai suoi pensieri si vedevano, e non erano del tutto positivi. Anzi, per niente positivi. Si recò in giardino col telefono fra le mani, intenta a scorrere il dito sullo schermo, annoiata.

Spalancò la porta che portava fuori e un brivido la investì. Si bloccò momentaneamente. Mike era a pochi passi da lei, intento a rollare qualcosa che non era esattamente una sigaretta. Perché si doveva fare continuamente del male?

"Mike." Sussurrò Claire, abbastanza forte per farsi sentire da lui. Mike si girò, con il filtro fra le labbra, e lei giurò di non aver mai visto qualcosa di così bello e così dannoso. Si avvicinò a passo svelto a lui, gli prese la cartina con tutto il contenuto dalle mani. "Mi spieghi perché fai così?"

Si alzò. "O mi buco o mi sfondo di canne." Disse assente. Gocce di sudore gli imperlavano la fronte, e si bagnava in continuo le labbra.

"Sei a rota?" Chiese Claire, tenendo ancora lontana la sostanza da Mike.

"No." Scattò lui, per poi grattarsi nervosamente il braccio. "Sì." Si corresse. "Forse. Probabilmente." Era confuso. "Ora dammi quella cazzo di roba." Disse Mike fra i denti.

Claire lo guardò impaurita, e ingoiò il groppo che aveva in gola. "No." Si impose.

Mike poteva avere una crisi di nervi da un momento all'altro. "Claire." Sospirò. "Mi... mi serve." Mugolò per poi rimettersi a sedere, tenendosi il busto. "O quello... o..." Non finì di parlare che un urlo squarciò l'aria. Il suo.

Claire gli porse la cartina, e gli disse una cosa che voleva dirgli da quando l'aveva conosciuto: "Mike, tu non sei grigio." Sussurrò dandogli una carezza. "E pure se lo sei, ci puoi uscire. È grigio. Ci si esce, dal grigio."

Mike la guardò distrattamente, mentre finiva di rollarsi quella roba che gli avrebbe fuso il cervello, se avesse continuato. "Claire, non sai di che parli." Affermò.

Claire lo guardò con una sorta di sfottò impresso nel viso. "Oh, Mike." Disse. "Chi può sapere meglio del nero, cos'è il grigio?" Chiese retoricamente.

Mike la guardò negli occhi. "Puoi uscirne." Disse.

Claire scosse la testa. "Ho smesso di illudermi, Mike. Non ne posso uscire." Disse. "Invece che dare false speranze a me, perché non dai delle certezze a te? Escine, Mike. È facile."

"In due forse sì, forse è facile." Disse Mike, più a se stesso che a Claire. "Ti va di aiutarmi?"

Erano incasinati, quei due. Incasinati fino al collo. Così incasinati da chiedersi aiuto a vicenda, anche a costo di andare entrambi a fondo. Non avevano nulla da perdere. Cambiava qualcosa se andavano a fondo per loro o per un altro? Sempre a fondo andavano. Nero e grigio. Non andavano mischiati, omologati a tutti gli altri.

Incasinati. Incasinati fino al collo, problematici fino al midollo. I problemi gli entravano dentro, sotto pelle, come le situazioni e le persone. Per questo, per quest'intesa che c'era fra loro, Claire sorrise e disse: "Sì, ti aiuto."

Cuore di lattaWhere stories live. Discover now