capitolo 10

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Mike avvolse Claire in un asciugamano grande, e poi ne prese un altro avvolgendoci i capelli, la fece stare così per un po', per poi toglierli e tamponare con l'asciugamano grande le parti che non erano ancora asciutte, o che erano umide.

Prese delle bende dal mobile dove Claire aveva preso la lametta e le fasciò l'avambraccio, con cura. Non usciva più il sangue, però Mike aveva la sensazione che dovevano bruciare. Tanto che, bruciavano anche a lui, le ferite che non aveva.

Le mise la biancheria, la vestì completamente e le asciugò i capelli biondi, con cura. Con attenzione. Lei, che le cure e le attenzioni non le aveva mai avute da nessuno.

La prese per mano, la portò giù. La fece sedere al tavolo, in cucina. Claire aveva ancora lo sguardo assente. Mike guardò l'ora, erano le due. "Vuoi mangiare qualcosa?" Le chiese.

Claire lo guardò. Per la prima volta, dopo tutto quel tempo, e Mike fu investito dal gelo. "No, grazie. Puoi dirmi l'ora? Per le tre devo stare a casa." Disse un po' agitata.

"Sono le due." Disse Mike, "Cosa ti piace mangiare?"

"Mi piace il tonno." Disse Claire senza pensarci. "Ma non ho fame, ti ho detto." Disse tagliente.

"Un panino." La implorò Mike.

Claire lo guardò. Un panino andava bene. Sì. Doveva solo smetterla di pensare alle calorie, di pensare al grasso che aveva sul corpo. Grasso che vedeva solo lei. In questo, consisteva l'anoressia.

"Va bene." Acconsentì. Mike fu contento, e le fece un panino al tonno coi pomodori. Glielo porse su un piatto, accompagnato da un bicchiere d'acqua. Claire mangiò il panino a piccoli morsi, masticando dalle dodici alle quattordici volte ogni boccone. Mike la guardava.

Quando Claire finì, venti minuti dopo, Mike le chiese: "Hai l'influenza?"

Claire lo guardò. "Ti avevo chiesto di non parlarne più." Disse.

"Allora non è influenza." Disse Mike. "Claire, cos'hai?"

Claire si diede della stupida, perché poteva perfettamente usare la scusa dell'influenza. "Devo andare a casa, è tardi."

"Ti accompagno." Propose Mike.

"Ehm..." Claire si trovò in difficoltà. "È... molto distante d-da qui." Le bugie non le sapeva dire.

"Come lo sai? In macchina dormivi, non hai avuto il tempo di orientarti." Ed eccola lì, Claire. La stessa Claire che aveva vomitato nel bagno della scuola e poi aveva fatto finta di niente, la stessa Claire che si era tagliata nel bagno di Mike, la stessa identica Claire che davanti quel ragazzo si sentiva allo scoperto. L'armatura di luce che si era costruita nel tempo, fatta di buone azioni, sorrisi, ottimi voti, era stata buttata giù in poche ore.

Smascherata. Ecco come si sentiva. "Io... Mike, per favore." Lo implorò e Mike ce l'aveva davanti, senza l'armatura di luce. E lui che sapeva osservare le persone e capirle, in quel momento, con tutta l'oscurità che Claire sprigionava, non capì.

"Claire, parlami." La supplicò.

"Io... non posso, Mike. Ti prego, stanne fuori." Disse Claire velocemente.

Ma fuori da cosa? Si chiese Mike.

Claire uscì con passo svelto dall'imponente villa dei Sanders, e prese la sua strada.

Mike, in quel momento, doveva scegliere. Aprì piano la porta di casa, Claire svoltò l'angolo.

Mike uscì di casa, con le mani in tasca, e seguì il cammino di Claire a debita distanza, nascondendosi dove era possibile. E Claire lo sapeva, che Mike la stava seguendo, lo sentiva tutto quel grigio. Lo sentiva come la sua oscurità stava sparendo. Ma non fiatò. Non ne aveva le forze.

Ti prego, Mike, cambia strada, segui la tua. Non corrermi dietro, non saprei dove portarti. Ti prego, Mike, stanne fuori. Fuori da cosa? Dalla merda, Mike. Vattene finché puoi. Che una volta finito nella merda, non te ne tiri più fuori. Va' via, Mike, togli il tuo grigio dal mio nero, che lo vedo come assorbi tutto. Sai cosa succede, poi? Che il tuo grigio si scurisce e il mio nero si schiarisce. E non va bene, Mike. Per niente. Perché quando ti ritrovi a combattere col nero, nessuno ti può salvare. Neanche tu stesso. Ti ritrovi a combattere col niente, senza armi. Il nero ne ha tante, invece. Il nero ti assorbe. Ti fa diventare nero, e non c'è cura che vinca. Il nero assorbe tutti i colori, e resta nero. Eppure il tuo grigio ha qualcosa di speciale. Tienitelo stretto, Mike. Tieniti stretto il tuo grigio e non ti lamentare, che vorrei esser grigia anch'io. E invece mi ritrovo nera, come il carbone, come la pece, come i miei occhi. Il cuore lo tengo in tasca, è vero. Non voglio diventi nero anche lui. Le ho viste, le persone col cuore nero. Nel profondo tu sei buono, sei bianco, sei solo circondato da un alone grigio, te lo sei fatto da solo. Il nero, invece, non te lo puoi fare da solo. Ce l'hai da sempre. Dentro, fuori, ovunque. E tu hai paura del buio, Mike. Dell'oscurità. Vattene, finché sei in tempo. Prendi il tuo grigio che in realtà è bianco e vivi. Tu che puoi, vivi.

Cuore di lattaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum