capitolo 5

4K 204 2
                                    

"Si cambia, nella vita." Fece finta di niente. Come se quei cinque minuti di silenzio non fossero mai esistiti. "In peggio o in meglio."

"A volte si cambia e basta." Claire si fermò nel bel mezzo del corridoio. Mike la guardò. "Per necessità." Mike non capì quello che intendesse.

"Voglio essere una persona migliore. Non un santo, non mi riuscirebbe. Ma voglio cambiare un po'." Disse piano, dato che alle sue orecchie sembrava un'immensa-

"Cazzata." Disse Claire, e fu la sua prima parolaccia. "Per chi vuoi cambiare?" Chiese diretta. Mike spalancò gli occhi per la spavalderia che aveva quella ragazza. Spavalderia che nessuno aveva. Spavalderia che lei non poteva avere.

"Io... uhm." Balbettò, incerto. "Per una ragazza." Disse. Così non l'avrebbe spaventata.

"La conosco?" Chiese Claire, accorgendosi - poco dopo - che lei non conosceva nessuno.

"Mh... no." Disse Mike, attento a non ferire i suoi sentimenti.

"È per caso... mh..." Claire cercò di ricordarsi il nome di quella ragazza bella quanto cattiva. "Charlotte Benson?"

Mike guardò Claire, stralunato. Perché di duemila o più studenti aveva scelto proprio lei? "No, perché proprio lei?" Chiese un po' intontito. Charlotte Benson, Charlie per gli amici, era una ragazza alta, snella, bionda e occhi azzurri. Faceva la capo cheerleader ed era la più cattiva della Storefront School. Forse anche la più cattiva di Orange City. "È una vipera." Aggiunse Mike con disprezzo.

"Sì, ma è bella." Disse Claire, alzando le spalle. Come se essere bello ti assolvesse tutte le colpe.

Mike prese il viso di Claire fra le sue grandi mani, e lo portò vicinissimo al suo. Puntò i suoi occhi grigi in quelli neri di lei e le disse: "Tu, sei bella. Lei no. Lei è cattiva." Ed era vero. E non era una frase fatta. Charlotte Benson era cattiva. Claire Montemblè era pura, era buona, era gentile. Claire era semplicemente bella. Dentro e fuori. Charlotte lo era fuori grazie ai due chili di trucco che trasportava sul viso e grazie ai suoi abiti corti e molto scollati.

Tolse velocemente le mani dal viso della ragazza, per poi avviarsi con passo svelto verso la mensa. Il viso gli andava in fiamme. Claire, invece, era stupita. Mike le aveva detto che era bella? A lei, che proprio non si poteva vedere. A lei, che ogni giorno avrebbe voluto porre fine a tutto. A lei, che indossava un sorriso insieme al suo abito più consono all'ambiente scolastico. A lei. Proprio lei.

Seguì Mike disorientata. Entrarono in mensa, muti. Mike prese due vassoi rossi, e ne porse uno a Claire. Mise dentro il suo della pasta e dell'insalata. E Claire realizzò solo in quel momento, che lei non poteva mangiare. Prese un'insalata e una mela, per poi seguire Mike. Un tavolo in fondo la mensa era libero, loro si sedettero lì.

Mike esaminò il contenuto del vassoio di Claire. "Sei seria?" Sorrise. "Non muori di fame? Insomma.. è pochissimo! Tieni, ti do un po' di pasta."

Stava per mettergli la pasta nel piatto quando Claire urlò: "No!" Un urlo troppo forte. Mike la guardò un po' disorientato. Claire si accorse di aver urlato solo quando si sentì gli sguardi dell'intera mensa addosso. "Cioè, no, grazie, non ho fame." Disse più cortesemente, con un sorriso tirato.

Mike le fece un cenno del capo, iniziando a mangiare la pasta. Faceva schifo: era collosa, il sugo era sciapo e doveva tapparsi il naso per il tanfo che emanava, però la mangiò tutta per via della fame bestiale. Trangugiò anche l'insalata, finendola in breve tempo.

Claire invece giocava con le foglie di insalata che aveva nel piatto, insipide. Ne aveva masticata una, o forse due. Quattordici volte. Così sentiva meno la fame, per via del sapore che a lungo restava nella sua bocca. "Non hai fame?" Mike la riscosse dai suoi pensieri.

"Ehm.. No." Disse un po' scossa.

"Mangi... poco." Disse Mike. "C'è qualche problema?" E si diede dello stupido perché il problema ce l'aveva davanti agli occhi: il cibo. E si diede del deficiente perché lei non gli sarebbe mai venuta a dire i suoi problemi, dato che lui stesso lo era.

Claire non rispose. Gli occhi fissi sul piatto. Le veniva da vomitare. "Claire?" La chiamò Mike. Era pallida. Molto più del solito.

Claire non accennava né a muoversi né a rispondere. Aveva solo voglia di correre in bagno e vomitare, ma non pensava di averne le forze. Non le aveva, almeno, finché la poca insalata che aveva inghiottito non le tornò su per la gola. Si alzò di scatto, una mano davanti la bocca per non fare uscire il contenuto. Si guardò intorno con gli occhi spalancati. Spaventata. L'odore del cibo non aiutava. Si sentiva debole, ma corse. Non voleva dare spettacolo di quello che realmente era: malata.

Quella parola la tormentava da tempo, ormai. E se la ripeté nella testa finché non arrivò nel bagno delle ragazze. Aprì una porta a caso, si lasciò cadere sulle ginocchia e vomitò. Vomitò l'insalata, la barretta senza grassi né zuccheri che aveva mangiato quella mattina e poi, tanti succhi gastrici.

L'addome le doleva moltissimo per lo sforzo. Non si curò di spostare i capelli dal viso, e s'intrisero presto delle sostanze organiche che stava espellendo dalla bocca. Fece una faccia disgustata, l'odore la nauseava e vomitò di nuovo.

Due mani tirarono via i capelli sporchi dal viso della ragazza, raccogliendoli sulla nuca per poi fermarli con una mano. Con l'altra massaggiava piano la schiena, con la paura che se avesse vomitato ancora, sarebbe sparita.

Mike si inginocchiò vicino a lei, pensando fra sé e sé: ecco cosa nasconde la piccola Claire Montemblè.

Cuore di lattaWhere stories live. Discover now