capitolo 3

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Iniziò a vagare senza una meta nei corridoi, incontrò poche persone, soprattutto bidelli: e lì iniziava a correre ridendo, perché in corridoio se non si ha il permesso non ci si può stare.

"Ciao, bellissima!" Urlò qualcuno alle sue spalle. Non si girò, continuò a camminare per la sua strada. Voleva andare in bagno. "Ehi tu!" Non si girò neanche in quel momento, l'idea che qualcuno si riferisse a lei non le passava per l'anticamera del cervello.

"Claire!" Disse di nuovo la voce, imperterrita. Claire si girò, e incontrò un paio di occhi verdi e un sorriso smagliante. "Che fai, mi ignori?" Luke le sorrise e si avvicinò con passo lento. Claire lo studiò a lungo, e poi arrossì quando Luke iniziò a ridere: "Ti sei incantata?"

"No, scusa. Non volevo ignorarti." Disse Claire, il sorriso sul volto.

E intanto, dietro l'angolo, Mike ascoltava. In silenzio, tenendo una sigaretta spenta fra le labbra. Voleva andare a fumare, ma quella voce, quei passi l'avevano distratto.

"E allora perché non ti sei girata?" Chiese Luke, perplesso.

Claire abbassò la testa e stette in silenzio. A Mike quel silenzio non piaceva, per Mike quel silenzio era troppo rumoroso. Luke, invece, era lì. Aspettava una risposta. Lui le persone non le sapeva leggere. Non riusciva a capire i comportamenti, era tutto un grande punto interrogativo, per lui. Era rimasto nella fase dei bambini di cinque anni, quando chiedono sempre "perché?" e certe cose non ce l'hanno un perché. E allora come glielo spieghi, a un bambino di cinque anni, che è così e basta?

"Perché?" Chiese di nuovo, non ottenendo risposta. Mike avrebbe voluto strangolarlo, perché era così... stupido, certe volte. Aveva le risposte davanti, ma non le riusciva a leggere.

Claire sentiva un fuoco che le bruciava tutto. La testa le pesava, le parole le rimbombavano dentro, gli insulti, i pregiudizi. La testa le pesava per i troppi pensieri che faceva la notte. La testa le pesava e non riusciva più a tirarla su, ma sapeva bene che nessuno l'avrebbe aiutata e così strinse forte gli occhi per non piangere, fece un bel respiro e disse: "Perché nessuno mi ha mai detto che sono bella. Nessuno mi ha mai considerata." La voce era un tremolìo, ma le parole erano chiare.

E lì, Luke, lo vide benissimo il perché. Si sentiva inferiore. Ma inferiore a chi?, si chiedeva. Avrebbe voluto farle tante domande, ma quando aprì la bocca non uscì nulla, se non un leggero respiro. Claire il suo sguardo confuso non lo reggeva, così abbassò di nuovo il capo.

Fai qualcosa, coglione. Pensava Mike. Strinse forte il filtro della sigaretta fra i denti quando Luke non fiatò. Lo strinse ancora più forte quando sentì i passi di lei, di Claire, allontanarsi da Luke.

Centinaia di perché invadevano i pensieri di Luke, ma il più rumoroso era: perché non l'ho fermata?

Avrebbe voluto davvero stare in silenzio con lei, senza dire nulla, senza guardarsi nemmeno, magari. Ma avrebbe voluto avercela affianco, gli dava un senso di... onnipotenza, invincibilità.

Luke e Mike osservarono la chioma bionda di Claire sparire per i corridoi, verso il cortile esterno. Luke tornò in classe, era stato fuori per troppo. Mike aspettò un minuto attaccato a quella parete e poi si diresse verso il cortile, perché era stato fuori per troppo ma un minuto in più non avrebbe guastato.

Cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora